Sipario

La Storia è un susseguirsi di giornate come quella di oggi.

Momenti spesso così cataclismatici da stravolgere lo status-quo e spalancare le porte ad un futuro completamente nuovo, impossibile da immaginare.

Oggi è morto Silvio Berlusconi.

Oggi, 12 giugno 2023, inizia per tanti versi un nuovo capitolo della storia d’Italia.

Che il Cavaliere fosse ormai vicino al traguardo della sua imprevedibile maratona di vita era noto a tutti. Che Silvio Berlusconi potesse morire era ancora tutto da dimostrare.

Oggi è morto Silvio Berlusconi.

Oggi è il giorno in cui giudizi positivi e negativi sulla sua vita si sospendono. Oggi è il giorno in cui bisogna solo riconoscere il peso che un solo uomo ha avuto nelle vite di tutti noi.

Nel bene o nel male, Berlusconi ha profondamente segnato un’epoca, non solo in Italia.

Questo blog, come anche il suo predecessore che oggi non trovate più online, ha contenuto tante delle mie riflessioni sugli eventi che hanno caratterizzato questo Paese. E molti di loro erano collegati a Berlusconi.

Per questo, nel salutare il Cavaliere, credo sia giusto riconoscere una volta per tutte come esaurito il compito di queste pagine.

Ciao Silvio, e un saluto grande anche a tutti voi che avete letto e commentato con me in questi quindici anni.

Luca

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Rischiatutto

Premessa: non voto Renzi.

Se potessimo fare un riassunto di tutto ciò che è stato detto e scritto riguardo la crisi di governo (con la minuscola) attualmente in atto credo che vi meravigliereste di quanto sia esiguo, anche tra gli insospettabili, il numero di persone che ha criticato Renzi nel merito dei problemi sollevati.

L’esecutivo è innegabilmente bloccato da mesi, senza la forza (o la volontà?) di prendere posizioni e di andare oltre i DPCM o i Decreti Legge. Non è così che si governa un Paese. O almeno non dovrebbe esserlo.

La gestione del “Recovery Found” e quello che sta succedendo oltre oceano sono quindi solo due pretesti per cambiare una situazione che stava diventando insostenibile.

Quindi il problema è solo il rischio di andare ad elezioni anticipate durante una pandemia? Tralasciando il fatto che questa possibilità rimane, ad oggi, ancora molto remota (e nel palazzo, di nuovo minuscolo, lo sanno tutti bene), ma in Democrazia non bisogna mai avere paura del volere del Popolo, né tantomeno si dovrebbe pubblicizzare questa paura a reti e giornali quasi unificati.

Ma veniamo a noi e al mio umile pensiero.

Renzi ha permesso al “Conte 2” di vedere la luce per evitare una presidenza Salvini e, soprattutto, per poter contare più del suo attuale bacino elettorale stimato.

Sempre Renzi, essendosi accorto di non poter esercitare sull’esecutivo l’influenza che voleva, ha già cercato altre volte di ribaltare il tavolo, ma poi è arrivata la pandemia e tutto è stato rimandato. Ora, con i due temi a cui facevo riferimento poco sopra, non poteva più aspettare e soprattutto non aveva più interesse a restare in una maggioranza in cui non riusciva a far sentire la propria voce.

Da qui il ritiro delle ministre e il “congelamento” della posizione di Italia Viva.

Il piano, a me, sembra piuttosto chiaro, partendo dalla annunciata astensione al Senato: Conte raggiungerà la maggioranza relativa dei voti e sarà possibile contare i “costruttori”. Renzi raggiungerà così alcuni importanti traguardi:

  1. Costringerà Conte a riconoscere l’assenza di una maggioranza assoluta, senza la quale non si può governare e che gli farebbe perdere la posizione di superiorità che attualmente detiene
  2. Renderà palese (più di quanto già non lo sia) la completa trasformazione del M5S in un partito “come tutti gli altri”, ora più interessato che mai a “recuperare” voti al di fuori del proprio gruppo pur di restare al potere, dopo aver passato anni ad accusare per azioni simili (e assolutamente legittime in una Democrazia Parlamentare) i politicanti con i peggiori insulti
  3. Evidenzierà la posizione “subalterna” del PD nei confronti di un Presidente del Consiglio che non li avrebbe mai rappresentati in una situazione normale e che anzi potrebbe essere interessato a ridurre il loro bacino elettorale con un movimento personale (perché i voti pro-Conte non arriverebbero certo dal destra-centro)
  4. Potrà sempre rivendicare la sua posizione “decisionista” e il fatto di avere “regalato poltrone” agli affamati di politica, sempre quelli che promettevano di “ribaltare tutto” in pochi anni

A questo punto la palla passerà quasi sicuramente al Presidente della Repubblica che, preso atto dell’astensione decisiva di Italia Viva, potrebbe cercare di formare un nuovo Governo con la attuale maggioranza (Renzi compreso, e magari con qualche altro Senatore disponibile). Italia Viva potrebbe quindi tornare ad esercitare un potere non indifferente, chiedendo ad esempio l’indicazione di un nuovo nome per Chigi (ad esempio il “tecnico” Lamorgese). Come si potrebbero opporre, a questo punto, M5S e PD di fronte ad un nome di questo tipo?

Prima di ricorrere allo scoglimento delle Camere (che, ricordiamo, rimetterebbero in gioco l’elezione del suo successore) Mattarella potrebbe anche provare la strada di un Governo di larghe intese (il famoso “Governo Draghi”) e in questo caso Renzi potrebbe fare proprio il successo di aver favorito la nascita di un esecutivo che, almeno sulla carta, sarebbe più libero di prendere decisioni anche difficili per il futuro dell’Italia.

E se, alla fine, dovessimo tornare a votare? Renzi potrebbe sempre contestare al Governo uscente di non aver rimesso mano alla legge elettorale dopo aver fortemente voluto il Referendum e cercare quindi una strada per rendere più “pesante” il proprio peso elettorale.

Ovviamente, nonostante gli ultimi rumors, c’è anche la possibilità che Conte, il M5S e il PD riescano a trovare un numero sufficiente di voti al Senato per arrivare a quota 161 e dimostrare a Mattarella di potere andare avanti senza Italia Viva. Renzi ha già detto che, in questa eventualità, passerebbe all’opposizione. Ma come verrebbe percepita questa soluzione dall’elettorato italiano e dalle istituzioni internazionali? Non molto bene, secondo me. E, sempre Renzi, potrebbe usare la cosa a proprio favore nel 2023.

Insomma, secondo me Renzi non ha sbagliato. Il “Conte 2” non ha né la forza né la volontà di affrontare davvero i problemi del Paese ed è necessaria una scossa. Costi quel che costi.

Ricordo infine che nel 2011, in una situazione di emergenza, Berlusconi non ha esitato a rimettere il proprio mandato nelle mani di Napolitano per favorire la nascita del Governo Monti, nonostante tutto quello che poi è emerso riguardo quei giorni complicatissimi per il nostro Paese.

PS: solo a me il fatto che vengano attribuiti ad un Presidente del Consiglio senza un partito alle spalle virgolettati come “O questo governo o le elezioni anticipate” fa un po’ paura?

Luca

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Grazie Mille

Quando si vedono le montagne che non c’è foschia / […] Quando mi alzo e sento che ci sono / […] Quando sento un pezzo splendido, che mai pensavo bello così / […] Quando vedo i miei sorridere / Quando ho l’entusiasmo di fare / […] Quando il mondo mi sembra migliore, anche solo per un attimo / Quando so che ce la posso fare, sento che… Per ogni giorno, ogni istante, ogni attimo… Grazie mille!”.

Qualcuno, durante questi mesi, ha parafrasato il 2020 dicendo “Non ho l’età di mio nonno ma posso già raccontare una guerra”. Forse un po’ forte, ma di sicuro rende l’idea di cosa tutti noi abbiamo dovuto affrontare in questo anno.

Chi più, chi meno, siamo stati tutti messi alla prova da novità che non avevamo previsto e da cambiamenti tanto repentini quanto inaspettati.

Non spenderò molte parole sull’emergenza sanitaria, né su come le nostre istituzioni abbiano saputo reagire (spoiler: male!).

In questo breve pensiero preferisco concentrarmi su quanto di buono ci ha portato, anzi, mi ha portato questo 2020. E quello che ho scritto poco sopra rimane valido, anche in positivo.

Ho imparato a superare qualche limite che mi ero auto-imposto. Ho permesso a nuove strade di aprirsi e credo di averle percorse fino a dove mi è stato possibile. Ho scoperto posti nuovi, anche quando non ci si poteva spostare lontano. Ho conosciuto Persone, anche quando i contatti non potevano essere troppo stretti. Ho cercato di tirare fuori il meglio da ogni prezioso giorno, apprezzandone l’unicità.

E mi piace pensare che, in un anno “normale”, le cose magari non sarebbero andate così bene per me.

Per questo, alla fine di tutto, sento che… “Per ogni giorno, ogni istante, ogni attimo… Grazie mille!”.

Luca

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La vita ai tempi del CoVid-19

Sei mesi fa è successa una cosa. È come quando arriva un forte vento, pronto a trasformarsi in uragano ma senza ancora annunciarsi. E questo “giovane” uragano ha bruscamente interrotto la routine che, giorno dopo giorno, si ripeteva ormai da qualche settimana.

Solita sveglia. Solita colazione. Solito viaggio in macchina e solito parcheggio. Solito treno (ritardi a parte). Solita camminata. Solito ufficio. Ore di lavoro e poi il ritorno, uguale all’andata ma al contrario. Palestra? Dipende, se non è troppo tardi e se non sono troppo stanco. Poi doccia, cena e un po’ di TV oppure una birretta con gli amici. Poi a letto, pronto a ricominciare.

Ma un giorno, dopo gli allarmi provenienti dal “lontano est”, ecco il primo caso italiano di CoVid-19. E subito dopo il secondo, il terzo e così via. Appare subito chiaro che nella mia Lombardia sta succedendo qualcosa di importante. Di diverso. Di pericoloso.

Prima che la situazione degenerasse è la mia stessa azienda che mi consiglia di iniziare a lavorare da casa. Faccio il consulente informatico e fortunatamente lo Smart Working nella mia società è una realtà già da qualche mese. Ma, chissà come mai, fino a questo 26 di febbraio ci è sempre sembrato di “appropriarci di qualcosa che non ci spetta” quando decidiamo di lavorare da casa. Quanti problemi per nulla.

Ma non mi era mai capitato di lavorare per più di due giorni di fila da casa. Intanto la situazione intorno a me precipita e la Lombardia sembra sempre più una “zona di guerra” (virgolette obbligatorie). Mi sento un privilegiato. Mancano ancora due settimane al lockdown nazionale e devo ammettere che, con così poco preavviso, l’organizzazione del lavoro di tutti i giorni da remoto, per me e per i miei colleghi, non è sempre facile. Le infrastrutture di rete dei Clienti non sono pronte ad una simile emergenza e la VPN spesso gioca brutti scherzi. Ma intanto siamo tutti a casa e molto più al sicuro di chi continua ad usare mezzi pubblici e a chiudersi in piccoli uffici sovraffollati.

Mi mancano i colleghi. Mi manca l’interazione umana. Mi mancano le pause ignoranti e le battute di un sarcasmo che va capito. Che piacevole scherzo del destino (ma questa è un’altra storia).

Piano piano il mondo sembra dividersi in due: da una parte il dramma di famiglie che soffrono e che vengono divise da un virus che qui da noi sembra colpire molto più duro che altrove, dall’altra parte una quotidianità che giorno dopo giorno ti fa riscoprire cose che avevi quasi dimenticato. Che bello sfruttare il sole della primavera che avanza e lavorare dal proprio giardino. Che bello chiamare (o videochiamare) persone che non vedi da un po’. Che bello non dover fare tutto di corsa la sera. Che bello poter usare quotidianamente quel tapis-roulant che da troppo tempo stava spento in cantina. Che bello vivere un po’ in famiglia senza la fretta della vita di prima.

Passano le settimane e mi sento più rilassato. Fortunatamente in famiglia il Covid non ha fatto danni. Continua a mancarmi molto il contatto umano con amici e colleghi ma ormai abbiamo re-imparato ad usare il cellulare anche per telefonare e dopotutto sembra comunque di essere insieme.

Intanto il lavoro procede. E procede, secondo me, molto bene. Se facciamo il conto delle ore si lavora molto più di prima ma la “leggerezza” di non dover affrontare viaggi lunghissimi per andare e tornare dall’ufficio non ha eguali.

È un risultato storico: l’Italia sembra essere entrata tutto d’un tratto nel ventunesimo secolo rivalutando lo Smart Working laddove possibile. “Smart”, appunto. Perché se una sera ho un impegno alle 17:30 sono libero di gestirmi il mio tempo come voglio senza nulla togliere agli obiettivi che ci siamo prefissati ma anche senza dover incastrare mille cose con l’occhio sempre sull’orologio.

È da qui che mi piacerebbe ripartire. Dall’idea di un lavoro che si sposi meglio e al meglio con la nostra vita quotidiana, bilanciando più razionalmente le cose. Lavorare a stretto contatto con i colleghi è importante, fondamentale. Ma ci sono lavori per cui un paio di giorni a settimana da remoto permettono a tutti di vivere una vita migliore e, di riflesso, lavorare meglio.

Spero che questa possa essere una delle tante riflessioni che questi stranissimi sei mesi ci hanno insegnato e che non vada tutto perso e dimenticato con il passare del tempo.

Italia, non tornare nel ventesimo secolo dove il lavoro è sempre e solo “sotto lo sguardo del padrone”. C’è un Mondo là fuori da scoprire e una vita da vivere. Luca

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Questione di Honor

Come vi raccontavo qualche sera fa ho (finalmente, dirà qualcuno) deciso di comprare un nuovo smartphone.

Il motivo principale è che il mio amato Lumia 650, fidato “soldatino da produzione” da ormai due anni, non ha particolarmente apprezzato la vacanza in Messico dello scorso aprile: da allora il telefono si riavvia spontaneamente molto più spesso, i celebri “Sto caricando…” si moltiplicano e prolungano giorno dopo giorno anche sulle funzionalità di sistema e quelle poche App che ancora sto usando sono scese ben al di sotto del limite di usabilità (Facebook, ad esempio, non resta aperta per più di 30 secondi consecutivi).

“Ripristina” – direte voi – “e tutto tornerà come nuovo”.

C’è un tema di fondo ben più importante da considerare: la strategia mobile di Microsoft è fallita. Windows 10 Mobile (il “fu” Windows Phone 7/8/8.1) è moribondo e nessuno correrà in suo soccorso. E Andromeda, per il momento, è solo una enorme galassia che tra qualche miliardo di anni ci ingloberà tutti.

Dopo un avvio in clamoroso ritardo rispetto ad Apple e Google, la piattaforma mobile di Microsoft ha faticato molto a muovere i suoi primi passi, almeno 3 anni dietro alla concorrenza. Nonostante una strategia aziendale poco oculata (2 reboot della piattaforma in meno di 4 anni) in alcuni Paesi WP era riuscito a ritagliarsi una dignitosa fetta di mercato, grazie a terminali economici ma quasi sempre molto ottimizzati. In Italia per alcuni mesi la quota di mercato di WP è stata addirittura superiore a quella di iOS!

Poi è arrivato Windows 10 Mobile e tutto è cambiato. Non proprio come speravano a Redmond. Il primo segnale dei problemi all’orizzonte l’abbiamo avuto quando Microsoft ha pubblicato Windows 10 Mobile molti mesi dopo il debutto di Windows 10. Poi la scelta scellerata di escludere molti dei Lumia in commercio dal supporto ufficiale per il nuovo sistema e, dulcis in fundo, il colpo di genio: l’aggiornamento ufficiale non sarebbe stato distribuito in automatico con Windows Update ma sarebbe stata necessaria un’apposita App. Incredibile.

Ho installato comunque Windows 10 Mobile Build 1511 sul mio Lumia 820 e ho apprezzato talmente tanto il sistema e la sua idea di fondo da investire altri 100€ per un Lumia 650, uno dei telefoni “nativi” Windows 10. Tutto bello, ma per fortuna non ho investito molti più soldi in un Lumia 950.

Microsoft ha smesso di credere in Windows 10 Mobile quasi subito, ma questo non cancella i quasi sei anni di piacevole utilizzo.

Ora è tempo di guardare altrove.

La prima regola che mi sono dato è stata quella di stare il più lontano possibile dalla piattaforma di Apple. Niente iCosi, niente piattaforma chiusa e soprattutto niente iTunes!

La scelta, obbligata, è stata allora Android. In realtà per me si tratta di un “ritorno a casa” dato che dal 2011 al 2012 ho usato con pochissima soddisfazione un HTC Wildfire.

Mi sono documentato, non volevo spendere una fortuna. E alla fine ho scelto l’Honor 10.

Dopo cinque giorni di utilizzo devo dire che mi trovo bene e che, sotto alcuni aspetti, è decisamente un altro mondo.

Certo, quelle mattonelle mi mancano, ma il mondo va avanti..

A breve altri “estratti” di questa mia nuova vita!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Honor rising

Ho comprato un nuovo smartphone. E dopo sei lunghi anni nell’ecosistema Microsoft (Windows Phone/Windows 10 Mobile) ho dovuto cedere e tornare ad Android. Sì, perché è proprio da Android che ero partito, nel 2010, con un HTC Wildfire. Poi Lumia 820 e Lumia 650, accompagnati da qualche test su Lumia 710 e 520.

Proverò a raccontare cosa vuol dire, per un utente-quasi-fanboy-microsoft, riscoprire da zero una piattaforma rivale che in otto anni è cambiata completamente, così come totalmente diverso è il mondo degli smartphone rispetto a quando ho iniziato questo viaggio.

A presto!

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Caccia allo Smartphone

Che strano ritrovarsi a leggere recensioni, studiare specifiche e analizzare benchmark di smartphone senza quel famigliare e quasi rassicurante logo a forma di finestra sulla scocca che mi accompagna ormai da sette anni.. Ma la vita è anche e soprattutto questo: cambiamento.

Insomma: mi serve un nuovo cellulare. E mi serve ormai da qualche mese. Per questo nelle ultime settimane mi sono (ri)fatto un po’ di cultura.

I requisiti erano e restano molto semplici:

  1. La dimensione: scordiamoci i 5 pollici, non ne fanno più. Ma le dimensioni complessive devono essere paragonabili a quelle del mio attuale Lumia 650
  2. Il sistema operativo: non c’è molta scelta, se escludiamo iOS
  3. RAM: 4 o più GB di RAM
  4. 64 GB di ROM + SD o 128 GB di ROM senza SD
  5. Processore: SD835/Kirin970
  6. Velocità connessione: 4G
  7. Accessori: Jack, IrDA
  8. Prezzo: 300-450€

Chi avrà la meglio?

Presto, molto presto, lo saprete 🙂

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Elezioni a salve

elezioni-2018

Premessa: è tanto, troppo tempo che non scrivo qualcosa. Chi mi conosce sa che non è stato un periodo semplice. Agli altri, probabilmente, non interessa.

Mancano tre settimane al voto del 4 marzo. Una tornata elettorale che, a livello nazionale, appare sempre di più come un “colpo a salve”.

Sarà colpa della discutibile legge elettorale, dell’evoluzione tripolare o forse anche della disarmante incapacità di questa classe politica nazionale di offrire alternative credibili, ma secondo gli ultimi dati (ad esempio quelli di YouTrend) la “quota 474” (ovvero la somma dei 316 Deputati e 158 Senatori necessari per avere una maggioranza autonoma in Parlamento) appare ancora lontana per tutti i possibili apparentamenti post-voto.

Nello scenario più probabile, ovvero la vittoria numerica della cosiddetta “coalizione di centrodestra”, i seggi alla Camera sarebbero 284 e quelli al Senato 140. Nessuna possibilità di proporre a Mattarella un Governo autonomo. L’unica flebile possibilità di non gettare al vento questa consultazione (sempre numericamente parlando) sarebbe uno spostamento di circa 600.000 voti alla Camera e 400.000 voti al Senato a favore di Berlusconi & Co., almeno stando ai conteggi fatti da Piepoli su La Stampa del 09/02.

E se le cose non andassero così? Nessuna alternativa: sommando i voti di PD e Forza Italia il “Renzusconi-bis” si fermerebbe ben lontano dal quorum, mentre un accordo tra PD e M5S apparirebbe numericamente più forte ma politicamente inconsistente.

Cosa può fare dunque un singolo elettore di fronte a questo scempio? Beh, al massimo leggersi i programmi elettorali e fare qualche valutazione personale.

Escludiamo a priori tutto quello che sta a sinistra di “Liberi e Uguali” perché culturalmente e politicamente parlando sono lontani anni-luce dal mio pensiero e dalle mie convinzioni.

Passando poi al partito di Grasso e Boldrini, i due presidenti “scesi in campo”, non riesco a trovare in loro nient’altro che la costola sinistra del Partito Democratico, esiliata giorno dopo giorno dall’avvento di Renzi.

Già, il PD di Renzi… quello partito con ottimi propositi una volta “scippato” Palazzo Chigi a Enrico “stai sereno” Letta ma che poi si è perso nei personalismi, nelle rivalità e nei giochi della politica (tutto ciò che in verità il “rottamatore” diceva di voler combattere). Niente fiducia dunque per chi ora cerca, con qualche anno di ritardo, il parere ed il favore del popolo. Che in verità un assaggio di risposta l’aveva già dato quel giorno di dicembre del 2016.

Veniamo ora ai sempreverdi prati del centrodestra. Come potrebbe Berlusconi non essere ancora il leader morale di questa coalizione? Un raggruppamento di forze politiche tenute insieme solo da delicati legami artificiali, quasi una metafora delle plastiche dell’ex Cavaliere ormai ultra-ottantenne. Parliamoci chiaro, qui si è sostenuto e votato Berlusconi nel 2006 e nel 2008 ma dopo la rottura dell’Idilio con i cittadini del 2009 (“che fai, mi cacci?” e così via) nulla da quelle parti è più riuscito a stuzzicare l’interesse di un elettore liberale e liberista. Stendiamo un velo pietoso sui fatti del 2010/2011, sull’esilio e sulla complessa operazione di “restyling mediatico” che ha riportato comunque l’incandidabile Silvio al centro di un gioco a cui però non può più giocare. Come è possibile che, a 20 giorni dal voto, non si conosca ancora l’eventuale Premier designato? Tajani? Letta? Maroni? E come è possibile continuare a condurre una campagna elettorale in cui si sta promettendo tutto ed il contrario di tutto? Fornero o no? Flat tax o no? E con che soldi? Leva militare di nuovo obbligatoria? Ma andiamo… Berlusconi è stanco. Ma ad essere ancora più stanco è il partito stesso che di nuovo si fa chiamare “Forza Italia” neanche fossimo ancora nel 1994 ma che in più di venti anni non ha saputo andare oltre al partito personale nato da quel videomessaggio consegnato ormai ai libri di storia.

E quasi per magia siamo arrivati a parlare della Lega “non più Nord” di Salvini, che per queste elezioni ha escluso la “pancia” del partito a favore di intellettuali di spessore come Bagnai e Borghi. Ammettiamo che il centrodestra rastrelli quei 600.000 voti necessari ad avere una maggioranza parlamentare e che la Lega prenda un solo voto in più di Forza Italia. Con quali programmi e quale sostegno Salvini salirebbe al Colle per chiedere l’incarico di formare un Governo? “Salve Presidente, sono qui per chiedere il mandato di sbattere la porta in faccia all’UE e mandare definitivamente questo Paese in malora”. Non suona molto bene. Non sto dicendo che l’Unione Europea sia il bene assoluto e che un allontanamento dagli stretti vincoli di Bruxelles sia pura utopia, ma penso che sia chiaro a tutti che le “sparate” funzionano solo in campagna elettorale. Governare il Paese è tutta un’altra storia.

Non spenderei invece più di due righe per il restante 4%, quello dei cartelloni 6×3 con slogan tipo “Qui si fa l’Italia”. Cosa siamo, nel 1860?

Finito? Neanche per sogno! C’è ancora, sorprendentemente per quanto mi riguarda, quasi un terzo dell’elettorato attivo che probabilmente continuerà a consegnare il suo preziosissimo voto ad un partito, movimento o come diavolo si chiama che sarà indiscutibilmente il più rappresentato in Parlamento. Dico “continua” perché ormai il M5S non è affatto una novità. Continuano a presentarsi come rappresentanti della protesta, come se non avessero ottenuto già nel 2013 ben 109 Deputati e 54 Senatori. Potevano essere determinanti nel gioco delle alleanze che ha dato poi vita al Governo Letta… e invece hanno deciso di non decidere. Cinque lunghi anni di opposizione sterile per quanto mi riguarda, e l’incarico di guidare due importantissime città come Roma e Torino che non mi pare siano riuscite a costruire macchine volanti fino ad ora. Come è possibile che una manciata di click on-line, su una piattaforma non impenetrabile, possano garantire un biglietto per il Parlamento? Non ci si improvvisa politici da un giorno all’altro! Come dite? L’abbiamo già fatto in passato? Beh, direi che abbiamo i risultati davanti agli occhi ogni giorno.

Cinque anni fa, almeno per quanto mi riguarda, ho intravisto una piccola luce in fondo al tunnel. Si chiamava “Fare” ed il suo leader era Oscar Giannino. Poi tutto è svanito in una notte per colpa (ufficialmente) di un curriculum non aggiornato. O qualcosa del genere.

Votare è un diritto ed un dovere di ogni cittadino e l’astensione per me non dovrebbe nemmeno essere contemplata tra le opzioni. Chi non decide non ha poi il diritto di lamentarsi per quello che è stato deciso. Detto questo, è possibile manifestare il proprio dissenso e la propria insoddisfazione nei confronti dell’offerta politica utilizzando gli strumenti disponibili nella cabina elettorale. Sto parlando della scheda bianca e della scheda nulla.

E poi, tutti insieme, a guardare la #maratonamentana con birra e pop corn.

Colgo l’occasione per fare i miei più sinceri e disinteressati auguri a Stefano Catone, candidato alla Camera per Liberi e Uguali. Una persona che merita davvero di portare le sue idee e le sue battaglie in un Parlamento che avrebbe tanto bisogno di gente così.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Windows Vista e la ricerca (infinita) di aggiornamenti [Soluzione]

Windows Update

Da quando Windows 10 è disponibile pubblicamente (29/07/2015) abbiamo assistito ad un fenomeno tanto evidente quanto mai pubblicamente riconosciuto: la ricerca di aggiornamenti per i sistemi operativi precedenti (Vista SP2, 7 SP1, 8, 8.1 Update e le controparti Server) ha iniziato a richiedere molto tempo, anche diverse ore.

Un fenomeno simile, con il processo svchost.exe che arrivava ad occupare il 100% della CPU (rendendo di fatto inutilizzabile il PC), era già stato riscontrato durante gli ultimi mesi di supporto per Windows XP.

In un primo momento si pensava che i server di Microsoft fossero sommersi dalle richieste di aggiornamento gratuito a Windows 10 (e questo è sicuramente vero) e che quindi i download per i sistemi operativi precedenti fossero stati artificialmente rallentati. Ma la situazione continua a ripetersi, mese dopo mese, dopo parecchio tempo dalla fine del periodo di aggiornamento gratuito.

Per quanto riguarda Windows 7 SP1, Windows 8, Windows 8.1 Update e le controparti Server la soluzione per rendere più veloce la ricerca di aggiornamenti sembra essere quella di installare manualmente l’ultima versione del “Windows Update Agent” prima di lanciare Windows Update, ma per Windows Vista SP2 non ci sono aggiornamenti per questo componente da parecchi anni.

Windows Vista SP2, seppur non più molto utilizzato, è supportato ufficialmente da Microsoft fino al mese di Aprile 2017. Come rendere di nuovo funzionante la ricerca di aggiornamenti su questo sistema?

La risposta (non ufficiale e non definitiva) arriva dall’analisi fatta sul sito http://wu.krelay.de e sembra essere quella di installare manualmente alcuni aggiornamenti, relativi al componente Windows Kernel (win32k.sys).

Vi riassumo brevemente i passi da seguire:

1) Disabilitare Windows Update (Pannello di Controllo > Windows Update > Cambia Impostazioni > Non ricercare aggiornamenti)

2) Riavviare il PC

3) Scaricare ed eseguire manualmente, in ordine, i seguenti aggiornamenti (se viene restituito il messaggio “l’aggiornamento non è applicabile” vuol dire che l’aggiornamento è già installato):

  • KB3078601 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3109094 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3164033 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3185911 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3191203 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3194371 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3198234 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3203859 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3204723(x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3204724(x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3205638 (x86 / x64) e riavviare il PC
  • KB3216775 (x86 / x64) e riavviare il PC

4) Lanciare la ricerca di aggiornamenti da Windows Update. Ci vorranno circa 30 minuti per la ricerca vera e propria

5) Installare gli aggiornamenti e riavviare il PC

6) Aspettare il mese successivo e verificare se è presente un nuovo aggiornamento da installare manualmente prima di lanciare di nuovo la ricerca automatica

Certo, in alternativa potreste sperare che Microsoft rilasci un aggiornamento del Windows Update Agent anche per Windows Vista ma, visto lo scarso utilizzo e l’approssimarsi della fine del supporto, escluderei novità da questo punto di vista.

Nota: dal mese di Ottobre 2016 Microsoft ha iniziato a rilasciare aggiornamenti cumulativi (simili a quelli di Windows 10) anche per Windows 7 e Windows 8.1 ma non per Windows Vista, che continuerà a ricevere aggiornamenti singoli fino al termine del supporto.

Cosa ne dite? Avete risolto i vostri problemi di aggiornamenti “eterni” con questa guida? La sezione dei commenti è a vostra disposizione!

[Omnia / Luca Zaccaro] via http://wu.krelay.de

 

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