Governo a metà mandato. E domani?

Eh sì, il “Berlusconi IV” è arrivato a metà del suo mandato quinquennale. E’ tempo di dare qualche giudizio. Come ha scritto bene “La Stampa” di certo non si può dire che questo esecutivo non abbia combinato nulla. Nel bene o nel male i provvedimenti attuati sono stati molti. Ma c’è un problema. E non è per nulla un problema da poco: quello di Berlusconi è stato finora un governo Socialista, di centrosinistra. Colpa soprattutto della crisi finanziaria e della “super-forza” di Tremonti, il Socialista per eccellenza. Ma di misure di destra, liberali, neanche l’ombra. Neanche questa volta.

Berlusconi assicura che, eliminato il problema finiano e lasciata la crisi alle spalle, è finalmente giusto il tempo delle grandi riforme di cui ha bisogno il nostro Paese, dal federalismo alla Giustizia. E se così non fosse le elezioni sono sempre un buon deterrente.

Ci dobbiamo credere? Direi di no. Per prima cosa Fini non è affatto ininfluente: il voto di fiducia alla Camera ha chiaramente sancito che FLI è determinante per la sopravvivenza di questo esecutivo. In secondo luogo può anche essere vero che il peggio della crisi è passato, ma finché al Ministero dell’economia resterà Tremonti ho paura che non cambierà molto.. E poi, va bene la crisi.. ma perché dovremmo credere che tutte queste riforme verranno fatte negli ultimi due anni quando nulla o quasi è accaduto nei primi 24 mesi? E poi, diciamolo una volta per tutte, Berlusconi non ha il potere di minacciare elezioni: al Senato in fin dei conti (tolti i finiani) la maggioranza si regge su un pugno di voti (meno di 10) e sono sicuro che se la pensione dei neo-eletti venisse minacciata da una chiusura anticipata della legislatura non ci vorrebbe molto per “convincere” qualcuno a votare un Governo alternativo..

Alla fine dunque Berlusconi è “condannato” ad andare avanti almeno fino alla prossima primavera quando andare a votare non converrebbe neanche a lui visto che per allora FLI sarà ben organizzato per affrontare una tornata elettorale.

Obbligato a Governare, dunque. Ma con il forte rischio di trovarsi di fronte ad altri due anni senza nemmeno uno dei provvedimenti necessari per il Paese: perché infatti far passare leggi giuste e positive per l’Italia “firmate” da Berlusconi per poi troversele gettate in faccia nella prossima campagna elettorale?

Passiamo al PDL: Berlusconi critica il proprio partito e i tre coordinatori tacciono? Così, come ha scritto Della Loggia sul Corriere, non si fa altro che avvalorare la tesi che in fin dei conti questo PDL non sia altro che una nuova edizione di FI. In un partito si parla, si discute, si litiga. Non si sta zitti ad eseguire gli ordini del capo (ma non è nemmeno giusto prendere e sbattere la porta senza lottare, specie se di quel partito si è co-fondatore). Nessuna buona prospettiva per il futuro dunque: chi potrà prendere il posto di Berlusconi a capo del PDL? No davvero.. trovatemi un nome credibile! All’interno dell’organigramma corrente non c’è un futuro leader. Escludiamo per quieto vivere i vari Gasparri, La Russa, Bondi e per inesperienza le “Gelmini” e gli “Alfano”. Tremonti? No, punta a raccogliere i voti della Lega dopo Bossi.. Brunetta? Troppo “malvisto” per le sue crociate a favore della meritocrazia.. E pensare che nel PDL ci sono anche i “Martino”, gente che meriterebbe di stare al Ministero dello Sviluppo Economico e invece sta nelle retrovie..

Per il futuro le prospettive non sono davvero positive..

Se devo trovarci qualcosa di ottimistico posso solo dire che così sarà più facile stupirmi..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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