Si riparte!

Tra pochi minuti i Campioni d’Italia torneranno sul campo per il primo impegno del Campionato 2012/2013.

Le basi, solide, sono quelle dello scorso anno. Un giudizio sul mercato lo darò solo tra qualche giorno, ma è in generale positivo.

Sulla carta lo Scudetto è ancora alla portata dei bianconeri che, anzi, sono ora favoriti. Non sarà facile (in Italia non lo è mai) ma l’impresa è possibilissima.

In Europa è tutta un’altra storia. Se escludiamo Lucio, appena arrivato, i “veterani” della Champions sono solo due, Buffon e Pirlo (e un poco Chiellini). In questa competizione, a prescindere dai sorteggi dei gironi, la strada della Juve sarà tutta in salita. Arrivare agli ottavi con convinzione sarebbe un ottimo traguardo.

Per il resto nulla è precluso a priori a questa squadra che, in verità, è ancora ansiosa di sapere se il suo Allenatore potrà stare in panchina o no (dipende dalla decisione del Tnas).

Buona stagione a tutti. E chissà come sarà giocare davvero senza quell’omino là di cui ho voluto riproporre la maglia..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Attimi di Leggenda (Tributo a Del Piero)

In fondo al tunnel c’è una grande luce. La vedi avvicinarsi, passo dopo passo. Nella testa mille voci, mille pensieri. Sembra una domenica come tutte le altre. Non lo è. È la domenica che nessuno potrà mai dimenticare. Alzi gli occhi al cielo e vedi la bolgia. Gironi infernali che per l’occasione di fanno paradisiaci. Quarantunomila persone disposte a spendere una fortuna per esserci. Per vederti. Per salutarti. Li guardi è realizzi: “Io sono Alessandro Del Piero. Questa è la mia Gente. Questa è la mia Storia”. Non oso immaginare cosa possa passare nella mente di una Leggenda nel giorno del suo addio a quella Famiglia che ha reso e l’ha reso grande. In una perfetta fusione di emozioni date e ricevute. Vent’anni di vittorie straordinarie e di grandi sofferenze. Sempre insieme. Dalla vetta del mondo al più remoto campo della Serie B. Dalle Stelle alle Stalle. Dalla Coppa Intertoto alla Coppa del Mondo. Senza mai cambiare. Perché un Capitano, una Leggenda non può cambiare.

E poi arrivano le 16:19 di Domenica 13 Maggio 2012: Conte chiama il cambio, concede la passerella. Momenti già vissuti pochi anni fa con Nedved. Ma è tutta un’altra storia. La partita si ferma (per davvero), tutti corrono a centrocampo ad abbracciare Pinturicchio. Lui abbraccia lo Stadio. Si inchina al Tempio. Si accomoda in panchina ma il pubblico lo invoca a gran voce. Scende. Inizia un lentissimo giro di campo (a partita in corso, incredibile!) per salutare tutti, quasi uno a uno. La gente piange, lui anche (pur mascherando bene le emozioni). In campo nessuno bada più all’azione, guardano tutti quest’uomo che si prende gli applausi di uno stadio intero. Quindici minuti di interminabile onda emotiva, poi il ritorno definitivo in panchina. Parte un nuovo coro: “Grazie di tutto / Del Piero grazie di tutto / Grazie di tuuuuutto / Del Piero grazie di tutto” Lui si immola, in un podio improvvisato. Gradino più alto, ovviamente. Poi la premiazione, quella Coppa alzata al cielo. E’ l’epilogo perfetto, in mezzo alla sua gente, alla sua famiglia. Lo ripeto: non so cosa avrà pensato Alessandro, ma so cosa hanno pensato tutti i tifosi e gli amanti del calcio che oggi hanno salutato la fine della sua avventura juventina.

Lo so perché anche io sono un tifoso.

Anche io ho visto Del Piero.

Ero piccolissimo, ma l’ho visto debuttare in Serie A poco più che maggiorenne.

L’ho visto entrare in campo, al cospetto di giganti come Vialli, Baggio e Ravanelli.

L’ho visto segnare. Subito. Tanto. Gol fantastici.

L’ho visto caricarsi di un peso notevole come può essere il “10” di una squadra come la Juve.

L’ho visto inventarsi un gol che porta e continuerà per molto tempo a portare il suo nome. Un capolavoro.

L’ho visto accompagnare noi juventini sul tetto d’Europa e del Mondo.

L’ho visto sollevare al cielo Scudetti, Coppe, Supercoppe, Champions e Intercontinentali.

L’ho visto essere il miglior calciatore italiano.

L’ho visto cadere. Male. Con le speranze di recupero che sembravano infrangersi giorno dopo giorno.

L’ho visto rialzarsi, tornare. Come una fenice che non muore mai.

L’ho visto dare il massimo e oltre, sempre, a prescindere dalla maglia indossata (Juventus o Nazionale).

L’ho visto piangere al cielo dopo un gol, per ricordare il suo papà.

L’ho visto diventare, anno dopo anno, gol dopo gol, il Leader di questa squadra. Il Capitano, la Storia.

L’ho visto evitare qualsiasi tipo di reazione in campo. Riprendendo i propri compagni quando protestavano contro l’arbitro.

L’ho visto lontano, sempre, da tutto ciò che esula dal calcio giocato.

L’ho visto prendersi, a suon di gol e rispetto, ovazioni indescrivibili al Bernabeu e all’Old Trafford.

L’ho visto, come ha detto Caressa, “portarci a Berlino” con un gol da cineteca.

L’ho visto alzare al cielo un altro trofeo, il più importante. La Coppa del Mondo.

L’ho visto tornare a volare basso, in Serie B, rifiutando qualsiasi proposta di trasferimento.

L’ho visto lottare contro ragazzini carichi di motivazioni ed energia e diventare il miglio marcatore della serie cadetta.

L’ho visto riportare la Sua Squadra nel paradiso che le compete. Quello della Serie A.

L’ho visto realizzare, con grande umiltà, che nulla è eterno e che anche la sua presenza in squadra andava centellinata.

L’ho visto firmare un contratto in bianco, solo per la voglia di giocare (e segnare) nel quarto stadio casalingo della sua Storia.

L’ho visto duettare in modo commuovente con Boniperti all’inaugurazione dello Juventus Stadium. Una serata che nessuno mai potrà dimenticare.

L’ho visto accettare qualsiasi decisione del suo ex-capitano Conte. Entrare, quando richiesto, e segnare gol pesantissimi.

L’ho visto infrangere ogni tipo di record. Senza mai cambiare. Con la voglia di giocare, divertirsi, vincere.

L’ho visto giocare a Calcio, in un modo che forse nessuno mai riuscirà ad eguagliare.

L’ho visto vincere. Di nuovo. Quando nessuno più ci sperava. Consegnare alla sua Signora il trentesimo scudetto che le aveva promesso prima di congedarsi.

Sono contento, fiero, orgoglioso di aver visto giocare Del Piero, di averlo visto esultare sotto la curva con la lingua di fuori.

Voglio ringraziarlo per quello che ha trasmesso ai tanti giovani che hanno deciso di avvicinarsi a questo sport e per tutto quello che a fatto per la Juve.

So che il numero 10 non si può ritirare, ma evitare di assegnarlo l’anno prossimo sarebbe un segnale forte di quello che Alex ha significato in questi venti, splendidi, anni.

Ciao Alex, grazie di tutto!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Sognando il Tricolore – Puntata 6 (Missione Compiuta)

Il Campionato è finito. Ecco la classifica finale:

Come potete vedere anche voi la Juventus ha vinto il Campionato 2011/2012 con 84 punti ma soprattutto senza mai essere sconfitta (è un record nella storia del girone a 20 squadre).
Il Milan conclude il torneo con quattro lunghezze di distanza e l’accesso diretto alla Champions League. Da notare la differenza di punti delle prime due rispetto alla terza.
L’Udinese, dopo lo sprint finale, si guadagna di diritto l’accesso ai preliminari di Champion League mentre è solo Europa League per Lazio e Napoli. L’Inter scende all’inferno (ovvero i preliminari di Europa League) e sarà costretta ad una ripresa molto anticipata e una squadra da rifondare. Per i nerazzurri è il peggior risultato degli anni duemila.
Retrocedono in Serie B Cesena, Novara e Lecce.
Dello Scudetto della Juventus ho già parlato. Seguirà invece un pensiero sul saluto a Del Piero.

Grazie a tutti!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Juve 30 e Lode

E’ successo.

Settimane, mesi a ripeterci “Non succede, ma se succede..”.
E alla fine è successo.
La Juventus è Campione d’Italia per la trentesima volta, con una giornata di anticipo.
Le premesse non erano delle migliori: i bianconeri volavano in trasferta a Trieste, campo neutro e mezzo vuoto (causa politica di costi da parte della dirigenza del Cagliari), con i fantasmi di Lecce in testa. Pioveva, proprio come a Perugia dodici anni fa. La squadra, si vedeva, era tesa e non riusciva ad esprimere gioco. Ma, per fortuna, trova il gol in apertura con Vucinic, l’uomo che doveva essere decisivo. Non lo è stato per tutto il campionato, ma c’è stato quando è servito. Poi il boato del “Nereo Rocco” annuncia il primo gol dell’Inter. E anche il secondo, che però viene annullato. La Juve controlla ma non chiude, come a Lecce. La pioggia aumenta, il tempo non passa. Il Milan pareggia, su rigore (ma va??). Poi l’intervallo, interminabile. Le squadre che tornano in campo. Neanche il tempo di battere il calcio d’inizio che il gelo cala sullo stadio: il Milan è passato in vantaggio. La Juve pare frastornata: sa che giocherà la sfida decisiva senza Vidal (squalificato), Lichsteiner (brutta botta in testa) e De Ceglie (infortunio). Ora, ancor più di prima, il cronometro sembra bloccato. La pioggia aumenta, sembra voler lavar via questo scudetto dalle maglie bianconere ancor prima che qualcuno lo dipinga. Poi la curva esplode: l’Inter ha pareggiato. Conte, contro ogni previsione, decide di non dare spazio a Del Piero e inserisce Borriello. Pochi minuti e l’ex rossonero disturba il difensore del Cagliari al punto di costringerlo all’autogol. La partita è in cassaforte. Manca un quarto d’ora. Nessuno bada più a quello che accade in campo. Tutti ad ascoltare la voce dei tifosi e le reazioni della panchina. Fino all’apoteosi: Marotta si alza in piedi, braccia tese al cielo. Lo stadio si fa bolgia, Conte si lancia sui suoi giocatori in un abbraccio liberatorio a cinque minuti dal traguardo. L’inter è in vantaggio. E’ fatta, lo sanno tutti, ma dopo sei anni così non si può festeggiare in anticipo. E poi accade l’inimmaginabile: il quarto gol dell’Inter. Parafrasando una frase che è entrata nella Storia “Anche Conte ha perso ogni freno inibitorio”.

Fischio. Fischio. Fischio.

La Juventus è Campione d’Italia.

L’invasione di campo è istantanea, i giocatori si rifugiano di corsa negli spogliatoi.

Il resto è cronaca. Immagini e testimonianze che aspettano solo di essere consegnate alla Storia.

Dirigenza, allenatore, giocatori, tifosi. Un’unica voce. Un unico grido: “Siamo tornati“.

Due a Zero. Quattro a Due. L’eterno ritorno.
Ma non si faccia l’errore di paragonare questo successo al leggendario “Cinque Maggio” (a proposito, buon decennale!): a quel tempo la Juve era assidua inseguitrice ed è stato solo l’Inter a buttare via quel tricolore. Oggi, citando quel che ha ripetuto Conte per trentotto giornate, i bianconeri erano “Padroni del loro destino”. Notate le virgolette. E’ già citazione. Il fatto che i ragazzi siano riusciti a portare a casa questo successo è segno evidente che qualcosa è cambiato. La “Juventinità” è tornata.

Bravi! In particolar modo ad Alex e Gigi, gladiatori all’Inferno e comandanti in Paradiso. Anche a Pirlo, per la scelta che ha avuto il coraggio di fare e per quello che ha portato a Torino. A tutti, per l’annata fantastica passata a sgobbare, correre e vincere.

So che il calcio, almeno nominalmente, è solo un gioco. E che forse queste sono solo parole buttate. Ma me ne frego.

Buongiorno a tutti, Campioni d’Italia!

PS: seguiranno, tra sette e quattordici giorni, articoli dedicati ad Alex e alla classifica di questa Juventus.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Sognando il Tricolore – Puntata 5

Eccoci alla quinta puntata di una serie di articoli per cercare di capire come finirà questo stranissimo campionato di calcio di Serie A.
Partiamo dai dati certi: manca 1 giornata (38), 3 punti in ballo. La classifica è questa:

I dati certi, ereditati dalle giornate precedenti, sono questi: la corsa scudetto è affare esclusivo di Juventus e Milan che sono anche aritmeticamente qualificati alla prossima Champions League senza dover affrontare i preliminari. Il Cesena è aritmeticamente retrocesso in B.
Partendo dalla corsa scudetto, diciamo subito che, questa volta, “Les jeux sont faits: la Juventus è campione d’Italia per la trentesima volta dopo aver battuto il Cagliari e aver portato a quattro punti il vantaggio sul Milan.
Ecco (per dovere di cronaca) lo scorcio finale di campionato di Juventus e Milan:
GIORNATA 38
Juventus – Atalanta (Domenica 13/05/2012 20:45)
Milan – Novara (Domenica 13/05/2012 20:45)
Sempre per dovere di cronaca bisogna aggiungere che non è ancora chiarissimo quando si giocheranno le partite (soprattutto quella della Juve): secondo Sky è possibile che il Match venga anticipato a Sabato sera.
Passiamo ora alla Champions League: sappiamo che la Juventus e il Milan sono aritmeticamente qualificati senza preliminari alla prossima edizione della Champions League. Il terzo posto, utile per guadagnare i preliminari della massima competizione europea, è invece traguardo possibile per Udinese, Lazio, Napoli e Inter (anche se non ho controllato nel dettaglio gli scontri diretti).
Stesso discorso per i due biglietti di Europa League: l’aritmetica non da ancora sicurezze, la lista delle pretendenti è grossomodo quella fatta sopra per la Champions più la Roma. Maggiori indicazioni in questo senso arriveranno nelle prossime giornate.
Per quanto riguarda invece il discorso retrocessione al Cesena, già retrocesso, si aggiunge il Novara. La terza squadra ad abbandonare la Serie A sarà una tra Genoa e Lecce.
Ovviamente non parlerò qui della partita della Juve perché è in arrivo un articolo dedicato 🙂
Ci vediamo al prossimo appuntamento Lunedì 14/05/2012 per commentare la situazione dopo la giornata 38.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Sognando il Tricolore – Puntata 3

Eccoci alla terza puntata di una serie di articoli per cercare di capire come finirà questo stranissimo campionato di calcio di Serie A.
Partiamo dai dati certi: mancano 3 giornate (36, 37, 38), 9 punti in ballo. La classifica è questa:

I dati certi, ereditati dalle giornate precedenti, sono questi: la corsa scudetto è affare esclusivo di Juventus e Milan che sono anche aritmeticamente qualificati alla prossima Champions League senza dover affrontare i preliminari.

Partendo dalla corsa scudetto, essendo la Juventus davanti al Milan anche per quanto riguarda gli scontri diretti, le probabilità aritmetiche di vincere lo scudetto sono per i bianconeri dell’88%. Passando però al lato più “sportivo”, lo Juventus Stadium ospiterà la sua squadra solo due volte mentre i milanisti giocheranno in casa tre volte (se contiamo anche il derby). Calendario alla mano sembra ora che il cammino della Juventus sia molto più in discesa di quello del Milan (che deve affrontare ancora Atalanta e Inter), ma la Juventus già Mercoledì dovrà vedersela con il Lecce, in piena lotta salvezza. Il cammino della Juventus sembra agevolato però dal fatto che la penultima giornata (che, ad oggi, potrebbe consegnarle lo scudetto) la vedrà impegnata prima del Milan, dopo che per molte giornate ha dovuto giocare conoscendo già il risultato dei milanisti. Per onor di cronaca bisogna dire anche che Mercoledì la Juve si gioca il primo “Match Point”: se il Milan dovesse perdere, vincendo contro il Lecce il distacco sarebbe di sei punti a due giornate dalla fine. Gli scontri diretti farebbero il resto.
Ecco lo scorcio finale di campionato per quanto riguarda la lotta scudetto:

GIORNATA 36
Juventus – Lecce (Mercoledì 02/05/2012 20:45)
Milan – Atalanta (Mercoledì 02/05/2012 20:45)
GIORNATA 37
Cagliari – Juventus (Domenica 06/05/2012 15:00)
Inter – Milan (Domenica 06/05/2012 20:45)
GIORNATA 38
Juventus – Atalanta (Domenica 13/05/2012 20:45)
Milan – Novara (Domenica 13/05/2012 20:45)

Passiamo ora alla Champions League: sappiamo che la Juventus e il Milan sono aritmeticamente qualificati senza preliminari alla prossima edizione della Champions League. Il terzo posto, utile per guadagnare i preliminari della massima competizione europea, è invece traguardo possibile per molte squadre, anche se in corsa sembrano rimanere Napoli, Udinese, Inter e Lazio (tutte a 55 punti).

Stesso discorso per i due biglietti di Europa League: l’aritmetica non da ancora sicurezze, la lista delle pretendenti è grossomodo quella fatta sopra per la Champions. Maggiori indicazioni in questo senso arriveranno nelle prossime giornate.

Per quanto riguarda invece il discorso retrocessione sappiamo che il Cesena è aritmeticamente retrocesso, mentre per gli altri due posti sembrerebbero maggiormente a rischio Genoa, Lecce e Novara (ad un solo punto dalla retrocessione).

Due parole sulla partita della Juve: novanta minuti (fortunatamente) senza storia. E dico fortunatamente perché tra sintetico, lotta salvezza ed eccessiva sicurezza le insidie non erano poche. I bianconeri trovano abbastanza presto il vantaggio con Vucinic e da lì in poi prendono saldamente in mano il gioco e per il Novara non c’è più speranza. Come ha detto Caressa “se i punti che ti separano dalla seconda in classifica sono uguali alle giornate che mancano a fine campionato vuol dire che sei messo bene”. È vero, ogni giornata la strada per la Juve si fa sempre più in discesa. Ma bisogna stare molto attenti: lo stato mentale e fisico di questa squadra non sembrerebbero mostrare segni di cedimento ma basta una piccola disattenzione per buttare tutto al vento. Anche se, come ripeto spesso (forse anche un po’ per scaramanzia) parlare anche solo di secondo posto sarebbe una vittoria su cui nessuno avrebbe scommesso un euro a Settembre.

Ci vediamo al prossimo appuntamento Giovedì 03/05/2012 per commentare la situazione dopo la giornata 36.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Che vittoria!

Che bei ricordi.. quando la Grande Juve batteva 3 a 1 il Real Madrid in quella che molto probabilmente è stata la sua miglior partita dell’ultimo cinquantennio.. altri tempi, calcisticamente parlando.

Sì perché dopo le fin troppo frettolose decisioni del 2006 la Juve è cambiata. E’ diventata, per necessità di cose, una squadra di Serie B costretta a rinascere dalle proprie stesse ceneri con una rosa fortemente impoverita e una dirigenza rasa al suolo da un vero e proprio “editto”. Non si poteva più pensare alle notti d’Europa. C’era da muovere le gambe e ritrovare al più presto la Serie A, facendo conto solo sulle forze dei “vecchi” rimasti e su quelle di giovani sconosciuti che allora si chiamavano, tanto per fare un nome, Giorgio Chiellini.

Tornati in Serie A ci eravamo illusi di aver subito ritrovato la squadra di un paio d’anni prima. Ma era solo una impressione. Scelte dirigenziali poco azzeccate e giocatori non più così legati al “sentimento Juve” hanno reso palese che lo spirito non era quello originale.

Questa sera, dopo una stagione da settimo posto, la Juve arriva a San Siro senza il suo uomo migliore, squalificato per un eccesso di “severità” che non sarà facile da rivivere. Di fronte aveva una squadra dai nomi imponenti come Ibra, Robinho e Pato. Come se non bastasse a pochi minuti dal calcio d’inizio subisce l’infortunio dell’altro suo giocatore “in palla”: Chiellini abbandona dopo una lista ininterrotta di partite che partono dal precampionato.

In campo la partita sembra segnata: il Milan domina il campo e nei primi 15 minuti genera una quantità notevole di palle gol. Ma la porta difesa dall’ottimo Storari resta inviolata. Poi uno stacco imperioso di Quagliarella regala ai bianconeri un vantaggio insperato e (fino a quel momento) forse immeritato. Inizia un’altra partita. Il Milan è sempre pericoloso ma gli juventini stringono i denti e chiudono tutti i buchi. Ad un certo punto i bianconeri si ritrovano senza difensori per via di un infortunio a De Ceglie, e Pepe viene “sacrificato” come terzino. La sofferenza là dietro aumenta a dismisura ma il catenaccio tiene sempre meglio. Tanto che il Milan ad un certo punto perde un po’ di smalto e di convinzione. E’ in questo clima che arriva l’ennesimo gol di un Del Piero che stando ad ascoltare i “bene informati” era da considerarsi finito dopo l’infortunio del 1999. Il 179° gol del Capitano rende più marcato il vantaggio della Vecchia Signora e porta Pinturicchio in cima ad una montagna da dove ora potrebbe guardare tutti dall’alto in basso, se non fosse che stiamo parlando di un trentaseienne decisamente poco portato ad un certo tipo di atteggiamenti. Il Milan trova l’1-2 su una azione che evidenzia la stanchezza dei giocatori in maglia bianconera. Gli ultimi minuti (compresi i 5 di recupero) scorrono davvero lentamente e la Juve pensa ormai solo a difendere la palla. Fino a quando un brivido in zona d’attacco (un rigore su Inzaghi negato perché l’attaccante era in evidente posizione irregolare) mette la parola fine a questi novanta minuti di fuoco.

Brava la Juve. Per come si è sviluppata, questa è la “tipica” vittoria di una squadra che affronta i suoi limiti e lotta, unita, fino alla fine. La Juve è rinata? Presto per dirlo. Ma certe prestazioni portano il morale alle stelle e sentire parlare Felipe Melo (autore di una eccellente partita) di un gruppo finalmente affiatato e formato da un’unica grande testa è sintomo che qualcosa di diverso ci sia davvero.

Complimenti davvero a tutti.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Serie A: Juventus 1 – 1 Lazio

Certo, tutt’altra storia all’andata. Le due squadre della Capitale battute in sette giorni. Ora una sconfitta ed un pareggio. Ma una squadra che sembra, non solo per demerito di Ferrara o merito di Zaccheroni, vedere la luce in fondo al tunnel. Ancora troppi errori e troppe distrazioni. C’è ancora molto da fare sul piano psicologico, ma la squadra ritrova gioco e a tratti pure spettacolo. Se solo gli infortuni non fossero così frequenti i bianconeri navigherebbero ora in acque più tranquille. In merito alla partita, ottima impressione di Chiellini, Candreva e Diego. E, per la cronaca, quello su Del Piero non era rigore.

Combattenti: 6

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Serie A: Juventus 1 – 2 Roma

Questa è sfiga. La Juve torna a giocare, ritrova Sissoko, Del Piero (quello vero) e a sprazzi anche Diego e Marchisio. Il gioco, rispetto a quando Melo è in campo, ne risente in positivo. Bianconeri in vantaggio grazie ad un fortunoso ma spettacolare azzardo balistico del Capitano e partita che sembra essere controllabile. Poi un errore di Grosso, davvero da esordiente. Calcio di rigore. Totti. Pareggio. Ormai quel punticino sembra essere sicuro, ma la difesa si apre e Buffon è costretto al fallo da espulsione per evitare il gol. Escono lui e Del Piero, entra Alex Manninger. Mancano trenta secondi, siamo in pieno recupero. Cross al centro e Riise la incrocia. Non dico che la Juve meritava, ma se c’era una partita che non meritavamo di perdere era questa. Quando ci si mette pure la sfiga..

Coraggiosi: 6,5

[Omnia/Luca Zaccaro]

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