Smallville – Recensione Finale

Eccomi qui, dopo la bellezza di dieci anni, a scrivere finalmente la mia (personalissima) mega-recensione sulla serie televisiva “Smallville“.
Se avete già letto articoli a riguardo da qualche altra parte vi chiedo solo la cortesia di “resettare” tutto e ripartire da zero.

Prima di iniziare va fatta una doverosa e importantissima premessa: la prima puntata di Smallville andava in onda il 16 Ottobre 2001. A prescindere dalla bontà del prodotto nella sua globalità ricordate che Smallville è il progenitore di tutte le serie degli ultimi anni (il “decennio d’oro” delle serie TV). Senza di lui, senza le sue perle e le sue (numerose) oscenità stilistiche probabilmente non avreste avuto Lost.

Bene, ora iniziamo davvero.

Smallville ha la pretesa di raccontare la giovinezza di Clark Kent prima della sua decisione di indossare il “mantello blu”. Mettetevelo bene in testa: Smallville NON è Superman e non ha mai voluto esserlo. Capite che già di per sè l’idea è originale. Siamo abituati a conoscere Superman come Eroe “senza” macchia”, come Dio in Terra superiore a tutti gli Umani, ma nessuno si è mai preoccupato di indagare sul percorso che ha portato un kryptoniano cresciuto sulla Terra a diventare il simbolo che tutti conosciamo. La vera forza di Alfred Gough e Miles Millar (creatori della serie, nda) è stata quella di distaccarsi (a volte anche in modo pesante) dai fumetti e riscrivere completamente la storia di Clark Kent ambientandola ai giorni nostri, a partire dagli anni 90. Questa decisione comporta numerosi problemi “tecnici” ma permette allo spettatore (mediamente un ragazzo di vent’anni) di immedesimarsi a pieno nella storia narrata.

La trama, (molto) in breve.

16 Ottobre 1989: una catastrofica pioggia di meteoriti ricchi di un materiale alieno (la kryptonite) si abbatte sulla cittadina di Smallville. Dallo spazio insieme ai meteoriti arriva anche una astronave aliena, culla del piccolo Kal-El, spedito sulla Terra dal padre Jor-El e dalla madre Lara per sfuggire alla distruzione di Krypton, il pianeta sul quale si è sviluppata la loro civiltà. Atterrato in un campo, il piccolo Kal-El viene ritrovato da da Jonathan e Martha Kent, proprietari di un piccolo podere nel villaggio. I due, scoperta l’origine non terrestre del bambino, decidono comunque di adottarlo e di crescerlo come un normale terrestre. Il piccolo Kal-El, ribattezzato Clark Kent dalla famiglia adottiva, cresce fino ad iscriversi al liceo. Con il passare del tempo il giovane prende coscienza dei super-poteri che iniziano a manifestarsi e che, scoprirà presto, caratterizzano i kryptoniani e poco alla volta impara a gestirli in modo sempre migliore (tranne il volo, che non potrà controllare fino a quando il suo “corso di formazione per eroi” non sarà completo). Al liceo Clark conosce Chloe (con la quale condivide la passione per il giornalismo e l’attività di reporter per il magazine scolastico Torch) e Pete, suo migliore amico, al quale decide di rivelare le sue origini non terrestri. Ben presto Clark si innamora di Lana Lang, bellissima Cheerleader nonché sua vicina di casa, che però è fidanzata con il Quarterback della squadra di football. I due ragazzi diventano amici e il loro rapporto diventa sempre più stretto con il passare dei giorni, ma Clark non vuole dichiararsi a Lana perché si sente in colpa in quanto la pioggia di meteoriti che l’ha portato sulla Terra è anche responsabile della morte dei genitori della ragazza. Clark è inoltre spaventato da cosa potrebbe accadere se lei dovesse scoprire il suo segreto. Un giorno Clark viene investito dall’auto del giovane Lex Luthor, figlio del ricchissimo imprenditore Lionel (odiato da tutta Smallville per via del suo comportamento scorretto volto all’arricchimento personale) e i due finiscono in acqua. Clark, grazie ai suoi poteri, riesce ad uscire illeso dall’incidente e a salvare Lex da morte certa. Da questo momento i due diventano buoni amici ma il rampollo della dinastia Luthor inizia in segreto una lunghissima e ossessiva indagine per scoprire come abbia fatto Clark ad uscire illeso dal terribile incidente. Queste ricerche portano più volte Lex vicino alla verità sulle origini aliene di Clark, ma ogni volta il segreto del ragazzo riusciva a resistere, minando però sempre più il buon rapporto che si era venuto a creare tra i due. Dopo molto tempo Clark riesce finalmente a conquistare Lana, ma il loro rapporto non riuscirà mai ad evolversi in modo stabile per via del fatto che il giovane decide di non rivelare alla ragazza il suo segreto. Clark scopre (grazie anche all’amica Chloe) che la Kryptonite verde, unico materiale in grado di ferirlo e ucciderlo, ha infettato molte persone durante la pioggia meteoritica dell’89 e nel corso degli episodi si trova più volte a dover affrontare questi “mutanti” con il rischio di rimanere ucciso o privato dei poteri. Si scopre inoltre che quella verde non è l’unico tipo di Kryptonite caduta sulla Terra: nel corso delle prime stagioni viene presentata anche quella rossa, capace di togliere ogni inibizione ai kryptoniani, mentre in seguito verranno scoperte anche quella blu e quella oro, capaci di togliere i poteri ispettivamente in modo temporaneo e definitivo. La vita del giovane Clark, sempre in bilico tra amore e responsabilità, continua più o meno immutata fino a quando non inizia ad apprendere più informazioni circa il suo pianeta di origine e la storia della sua civiltà. Inizia quindi un burrascoso rapporto con la “coscienza” del padre naturale, Jor-El, che dopo varie peripezie trova casa nella “Fortezza della solitudine“. Dopo aver ucciso il padre Lionel e aver scoperto il segreto di Clark, Lex perde la vita nel tentativo di apprendere ancora più informazioni circa l’origine aliena del ragazzo ed aver messo in pericolo lui e i suoi nuovi amici. Da questo momento i nemici di Clark e della Terra iniziano ad avere a che fare prettamente con “l’esterno”: Braniac (sofisticatissimo androide nemico dei kryptoniani), Doomsday, il Generale Zod (sia in forma di “essenza” che in quella di “clone”) ed infine DarkSeid, che minaccia di corrompere moralmente tutta l’umanità allontanandola dalla strada della luce e permettendo così di attrarre verso la Terra il suo pianeta di origine. Clark riesce ad affrontare questi nemici sempre più forti grazie anche agli amici che riesce via via a farsi: tra tutti Chloe (ora al corrente del suo segreto ed esperta di tecnologia), Oliver Queen (travestito da Freccia Verde, orfano di una ricca famiglia legata a doppio filo con la dinastia dei Luthor) e Lutessa “Tess” Mercer Luthor (inizialmente erede della fortuna dei Luthor ma in seguito alleata di Clark). Prima di morire Lex riesce ad infettare Lana (con cui ha avuto una burrascosa relazione dopo che aveva rotto con Clark ma dal quale la ragazze vorrebbe ritornare) con la Kryptonite verde e per questo, vista l’impossibilità di avvicinarsi a Clark (che le aveva infine rivelato il suo segreto e dichiarato il suo amore), decide di allontanarsi per sempre. Dopo un periodo di sconforto il giovane Kent, rimasto orfano di padre terrestre, costruisce un rapporto sempre più stretto con Lois Lane, cugina di Chloe. Dopo un corteggiamento assai lungo, molto simile a quello con Lana, le rivela la verità sul suo conto, senza sapere che Lois era già al corrente di tutto. Finalmente Clark decide di sposare Lois e, dopo un percorso di formazione lungo parecchi anni fatto di contrasti e lezioni da imparare, riesce a comprendere a fondo la sua natura metà terrestre e metà Kryptoniana aiutato dalla due famiglie di origine, impara a volare e ad indossare il famoso costume e riesce a sconfiggere DarkSeid e ad allontanare per sempre la minaccia del suo pianeta di origine. Clark Kent è finamente diventato Superman, e Smallville non ha più nulla da raccontare.

Ora qualche pensiero in merito..

La primissima critica che bisogna muovere agli autori e ai produttori riguarda l’eccessiva lunghezza dello show: dieci stagioni sono davvero troppe, e per “tirare avanti” sono state più volte introdotte spiegazioni “bizzarre” su come mantenere lo status-quo, storyline assolutamente inutili e filler di dubbio gusto. Certi episodi, a volte anche certi gruppi di episodi, sono risultati per questo motivo davvero complicati da digerire. Diciamo che, per la storia da raccontare, sette stagioni sarebbero state sufficienti. Non a caso, è bene ricordarlo, gli autori originali ne avevano previste proprio sette e hanno deciso di andarsene dopo aver capito che venivano richiesti sempre più episodi senza preoccuparsi dell’inevitabile calo di qualità dello show nella sua completezza. Con la settima serie, oltre agli autori, se ne vanno anche Lana, Lex e Lionel (salvo poi essere ripresi in seguito in modi diversi). Visto che nella settima serie il personaggio di Lois era già ben introdotto, un finale a quel punto sarebbe stata la scelta migliore. Ma Smallville piaceva, all’inizio, e si sa che in televisione i numeri contano più della qualità del prodotto.

Seconda critica: tutti gli show di questo tipo basano le prime puntate sul paradigma del “Monster of the week” per capire quali sono le reali potenzialità e decidere come articolare una trama più complessa. “Monster Of The Week” è un termine che viene utilizzato per descrivere quelle puntate in cui viene presentato un “cattivo” che viene sconfitto all’interno della puntata stessa (o al massimo nel giro di qualche episodio) senza portare avanti la trama orizzontale (gli avvenimenti principali della serie). In Smallville i “MOTW” sono chiaramente le persone contaminate dai meteoriti. Ma cavoli, basarci due serie intere più numerosissimi filler nel corso delle altre stagioni è davvero troppo! La trama orizzontale avrebbe dovuto svilupparsi già dalla metà della prima stagione.. tolti gli episodi inutili saremmo giunti alla fatidica “settima serie” come orizzonte finale nella storia di Smallville. Per non parlare, come ho già detto, delle trovate “geniali” per far dimenticare alla gente di aver visto Clark Kent fare cose straordinarie: ah, quanti svenimenti, quante botte in testa, quanti “incantesimi”.. e potrei andare avanti una vita! Sempre in questo filone si collocano la miriade di reperti kryptoniani trovati sulla Terra. Ma che diavolo, portano sempre una sfiga assurda, ti spediscono in altre dimensioni, ti fanno fare scambio di corpo (e poteri) con il primo che passa.. ma cosa continui ad usarli! Raccoglili e mettili sotto chiave! Ah già.. ma perché disdegnare un viaggio inutile nella zona fantasma solo per dire “Smallville ha una puntata in più!”.. Misteri!

Procediamo.. oltre al fiorire di “Windows 7” (è ovunque!) quante risate con la tecnologia! Satelliti personalizzati? Watchtower, WalkieTolkie per la Zona Fantasma? Server che simulano una realtà virtuale? Ma seriemente.. cosa ci tocca vedere! Un po’ di moderazione, così come per i paesaggi fatti al Computer e le calibrazioni della luce per i mondi paralleli, non avrebbe fatto che bene! In merito come non citare una recensione di Serialmente che, in merito alla “resurrezione” di Tess, scrive “una di quelle cose vaghe in puro stile Smallville, “la tecnologia delle industrie Luthor bla bla bla ingegneria genetica bla bla bla niente è impossibile bla bla bla”“. Mai parole sono state più azzeccate!

Ho detto prima che uno dei punti di forza di Smallville era proprio l’ambientazione ai nostri tempi, con i problemi di ogni ventenne. Ok, vero. Ma sfigati come Clark Kent io ne ho visti pochi! Dai, sei Super-Tutto, hai davanti quel gran pezzo di ragazza di Lana Lang per sette lunghe stagioni e passi il tempo a farti le “pippe” pensando a cosa potrebbe accadere se.. e se invece.. ma se poi.. metterei in pericolo.. chissà cosa penserà.. Diamine! porta la ragazza con la super-velocità da qualche parte e pensa di più alle cose concrete 😉 Seriamente.. la questione morale in Smallville la fa da padrona. Clark è l’immagine del dubbio che vive in ogni adolescente, qui trasposto “in grande” con i problemi derivati dall’appartenenza ad un altro mondo (che poi il fatto che sia DAVVERO un altro mondo è irrilevante, la questione era quella di portare all’attenzione della gente la problematica della coesistenza di realtà differenti e di “appartenenza” a mondi diversi). Va bene. Ma anche qui, come per tutto il resto, la decisione di “spalmare” la serie su dieci stagioni ha portato ad eterne ripetizioni, a scene già viste.. Andiamo, chi credeva che il matrimonio Clark-Lois sarebbe stato perfetto, tutto rose e fiori nel giro di qualche puntata? Perché non interrogarsi ancora una volta su quale sia il destino di un superuomo, diviso tra l’amore per una donna terrestre e le “grandi responsabilità che derivano da un grande potere”? La tematica in sé è davvero bella da affrontare. Ma l’accanimento terapeutico fa male. Male alla serie e male alle palle degli spettatori.

Altro punto dolente di Smallville sono gli avvenimenti fuori campo: si da spazio per interi episodi a storie assolutamente inutili e poi, quando succedono le cose importanti, queste ci vengono solo riferite dal primo che capita. Esempio concreto: quasi due puntate dell’ultima stagione per farci sapere che Aquaman se la fa con Aquagirl. Bene.. per poi ritrovarci il Generale Zod nella zona fantasma perché DarkSeid gliel’ha consegnata. Ma quando? Come? Perché? Non ci è dato saperlo..

Go ahead.. che senso ha riciclare pari pari le trame di altri film di successo all’interno di una puntata da quaranta minuti di un Telefilm? Avanti, la putnata della trappola mentale della realtà parallela presa “a fotocopia” da Matrix (“se Chloe fa la mossa di Trinity spengo!… Taaaac!“).. la trasposizione a Metropolis di Una notte da leoni (Oh, con lo spumante di Zatanna, mica con la droga dello stupro!)? Discorso già ampiamente affrontato: in un tempo in cui tagliano serie discretamente belle perché mancano i soldi, non era il caso di badare un po’ di più alla qualità e alla coerenza a discapito di qualche puntata (o qualche serie) in meno? Neanche X-Files ha potuto reggere con dignità nove intere stagioni.. cosa vi faceva credere che con Smallville sarebbe stato diverso?

Smallville, dunque. Il regno dell’esagerazione e dei “PlotHole“. Il regno del “fidati, è successo.. te lo sto raccontando”, del “ehi, ma nella scorsa puntata..” e soprattutto il regno del “come farò ad essere un perfetto superuomo?“. Ecco. Questo è Smallville. Lo abbiamo visto. Lo abbiamo amato (con tutti i suoi difetti – “Don’t Ask!“) e l’abbiamo odiato per tutte quelle cose che con un pizzico di sforzo in più potevano essere fatte immensamente meglio. In tanti guardano a Smallville come ad un colossale Fail. Per me sbagliano. Non è un capolavoro, ma molte delle cose che ha raccontato possono essere vicine ad ognuno di noi. E per questo io lo ricorderò. In fondo è stato una delle colonne portanti della mia esperienza da “telefilmista seriale“.

Smallville, ti saluto dopo dieci anni, confessandoti che i dieci minuti finali sono riusciti (ok, solo per qualche istante) a farmi scordare tutte le minchiate che hai cercato di rifilarmi nel corso dei vari episodi. Mi congedo consegnandoti in ogni caso alla mia Top10 perché io non sono un esperto critico televisivo e perché, che diavolo, Smallville è sempre stato il MIO telefilm!

E poi, diciamocelo, gli autori sono (quasi)sempre stati parecchio bravi a scegliere le interpreti dei ruoli femminili 😉

Bye Smallville.. Somebody Save Me!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Fringe – Stagioni 1 e 2

Fringe è una serie di fantascienza ideata dal “papà” di Lost J.J. Abrams che racconta le avventure di un ristrettissimo team di agenti e collaboratori chiamati ad indagare su casi apparentemente inspiegabili. Per questo motivo è stato spesso fatto dai critici l’accostamento tra questa serie e l’intramontabile X-Files di Chris Carter. In realtà, seppur ci siano effettivamente episodi molto simili (i peggiori di Fringe, a mio parere) le storie sono diverse. Il filone principale di questa storia è l’esistenza di un universo parallelo simile al nostro ma con alcune differenze spazio-temporali. I due universi, a partire dagli anni ’80, entrano sempre più spesso in collisione e proprio questi eventi (e tutto giorno che ci gira intorno) causano gli eventi su cui indaga la divisione “Fringe”.

Sugli attori c’è davvero tanto da dire, a partire dall’immenso John Noble (a quando un premio?), passando dall’eterno Leonard Nimoy, dalla fredda ma adatta Anna Torv, dal bravo Joshua Jackson e concludendo con tutto il cast principale. Davvero tutti bravi. Un buon telefilm si basa anche sulla qualità dei suoi interpreti, e qui c’è davvero tanta qualità.

Per quanto riguarda la trama beh, preparatevi ad un mega-spoilerone di tutta la “mitologia” (le puntate in stile monster-of-the-week ve le risparmio)..

Tutto inizia con un caso apparentemente inspiegabile. Olivia Dunham è chiamata ad unirsi alla segretissima divisione “Fringe”, comandata dall’agente speciale Broyles (anche perché il suo compagno resta gravemente ferito nell’incidente). L’unico che sembra poter aiutare la divisione Fringe è Walter Bishop, luminare della scienza e collaboratore del Governo ai tempi della giovinezza di Olivia ma da quasi vent’anni rinchiuso in un manicomio. L’unico che può farlo uscire è Peter, suo figlio, ma i due non si parlano da molto tempo. In seguito la divisione Fringe si delinea meglio: i suoi componenti sono la Dunham, i due Bishop (che iniziano un lungo percorso di riavvicinamento, anche perché Walter è ancora pesantemente segnato dai lunghi anni di reclusione), Broyles, gli agenti Francis e Farnsworth. Alla storia principale si uniscono spesso Nina Sharp e il misterioso William Bell, entrambi della Massive Dynamic (azienda specializzata in alta tecnologia). Walter Bishop rimette in funzione il suo vecchio laboratorio ad Harvard e da quel momento questa diventa la vera “sede” della divisione Fringe. Già durante la prima stagione si scopre che c’è un grande mistero riguardante il passato di Peter e che questo è collegato alle sempre più frequenti interferenze tra gli universi paralleli (concetto spiegato man mano a tutti da Walter). Con l’avvicendarsi degli episodi si scopre inoltre che in passato Walter e Bell hanno lavorato insieme per il Governo Americano, raggiungendo numerosi traguardi nelle “scienze di confine” ma macchiandosi spesso di atti di dubbia moralità. In seguito la moglie di Walter si suicida e lui finisce in manicomio, mentre Bell fonda la Massive Dynamic (per poi sparire misteriosamente). Nell’ultimo episodio della prima stagione l’agente Dunham, “chiamata” da William Bell, si ritrova nientemeno che nel suo ufficio nelle Twin Towers, ovviamente nell’altro universo (luogo dove Bell è rimasto negli ultimi anni). La seconda stagione si apre con Olivia che torna “qui” (con un messaggio di Bell: i due mondi presto entreranno in guerra e ne resterà uno solo) e insieme a lei diventano sempre più frequenti le apparizioni dei “mutaforma” provenienti dall’altra parte e comandati dal “segretario” e degli “osservatori”, uomini calvi che sembrano essere da sempre presenti nei momenti importanti della storia dell’umanità. Passano gli episodi e puntata dopo puntata Walter sembra riconquistare almeno in parte una accettabile stabilità e sanità mentale fino a quando, quasi all’improvviso, scopriamo che la “malattia” di Walter è stata causata dallo stesso Bell che lo ha privato di alcuni frammenti di cervello. E’ tempo di rivelazioni su Olivia (trattata quando era piccola da Walter e Bell con un farmaco capace di estendere le facoltà mentali e permettere un contatto con l’altra parte) e di svelare anche il mistero di Peter: quando era piccolo è rimasto vittima di una malattia genetica, incurabile nel nostro mondo. Walter allora ha costruito una specie di “finestra” con la quale spiare l’altro Walter, quello dell’altra realtà (magnificamente e splendidamente indicato come Walternativo) alle prese con gli stessi problemi di Walter ma con una tecnologia più avanzata. Il Peter del “nostro” mondo alla fine muore all’improvviso e poche ore dopo Walternative trova una cura per AltroPeter ma viene distratto da un Osservatore e il composto, ancora instabile, perde le proprie caratteristiche senza che lo scienziato faccia in tempo ad accorgersene. Ma Walter vede tutta la scena dalla “finestra” e decide di aprire un varco tra i due mondi per prelevare AltroPeter, curarlo e riportarlo indietro prima che sia troppo tardi, per fare in modo che sopravviva almeno “Over There” (E’ questo l’evento-zero, quello da cui si generano tutte le interferenze successive e che causano molti morti soprattutto nell’universo alternativo). Ma una volta varcata la soglia dimensionale con suo figlio,Walter (assistendo anche alla reazione di sua moglie), capisce che non troverà mai la forza di riportarlo indietro. AltroPeter cresce quindi in un mondo che non è il suo e per questo non ricorda la sua infanzia e il suo rapporto con il “padre” risulterà così complicato (nei diciassette anni di reclusione in manicomio tra i due ci sarà solo un colloquio, in occasione del suicidio della moglie di Walter). Nella penultima puntata, dopo che Peter scopre la verità sul suo passato, si scopre anche che il “segretario” dell’altra parte altri non era che Walternative (Segretario della Difesa nell’universo parallelo). Questi riporta suo figlio a “casa” e una volta “là” tenta di utilizzarlo per azionare una macchina in grado di distruggere il “nostro” universo. Walter e Olivia inseguono Peter nell’altro universo dove ritrovano Bell che decide di aiutarli a impedire la fine del mondo. In un bellissimo infra-mezzo assistiamo ad una conversazione-da-manuale tra Walter e Bell, che si rinfacciano tutte le questioni rimaste sospese tra i due. Olivia, dopo aver combattuto con AltraOlivia, riesce a convincere Peter a tornare con un plateale bacio (il rapporto tra i due si è fatto sempre più stretto di puntata in puntata) ma proprio poco prima di fare ritorno “di qua” viene “sostituita” da AltraOlivia che sfrutta, insieme a Walter e Peter, un portale aperto da Bell (che decide di sacrificarsi). L’episodio e la serie si concludono con una scelta (quella di Peter, di tornare – questa volta di sua iniziativa), un rapporto da ricostruire da padre e figlio e una Olivia da salvare, catturata e rinchiusa da Walternativo in una prigione dell’altro universo. E non dimentichiamo che, poco prima di lasciarsi per sempre, Bell confessa a Walter che gli ha rimosso parti del cervello su sua esplicita richiesta, per non rischiare di “olterpassare il limite” (un riferimento al cattivissimo Walternativo, cresciuto senza Bell nell’altro mondo?)

Che dire, i contenuti sono certamente interessanti, gli attori davvero bravi (soprattutto Walter, è immenso!), la produzione è ormai collaudata e la storyline è ben sviluppata (se escludiamo qualche monster-of-the-week di troppo).

L’ultima puntata poi è un vero capolavoro, da vedere e far vedere a tutti gli appassionati del genere.

E ora.. cosa aspettarsi dalla terza stagione (già in onda in USA)?

Come gestiranno il personaggio di AltraOlivia? Perché Walternativo è così arrabbiato contro TUTTO il “nostro” universo? Quanta “stabilità” riuscirà a riconquistare Walter? Come si evolverà il rapporto tra Olivia e Peter? E quello tra padre e figlio? Ma soprattutto, la terza stagione segnerà un ritorno alla trama ricca di “mostri della settimana” (ovvero casi singoli) con qualche episodio mitologico qua e la o sarà un concentrato di mitologia? Non vedo l’ora degli episodi in italiano 😉

In ogni caso questa serie guadagna il terzo posto della mia classifica personale, dietro solo a X-Files e Lost. Bravi!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Digitale Terresre: domani inizia lo Switch-Off

Tra poche ore, a mezzanotte per la precisione, inizierà lo Switch-Off completo al digitale terrestre in Lombardia, Piemonte Orientale, Piacenza e Parma.

Cosa significa questo? Semplice: dalle nostre parti da domani, e seguendo questa tabella, la televisione analogica non sarà che un lontano ricordo.

Come rimediare? Ancora più semplice: acquistate un nuovo televisore con digitale terrestre integrato, un decoder digitale o uno zapper (decoder senza servizi interattivi). Negli ultimi due casi basterà collegare l’antenna al decoder e il decoder al vecchio televisore.

In alternativa esiste sempre la piattaforma satellitare, basta dotarsi di un decoder adatto.

Siete pronti?

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Smallville, giudizio sulla nona serie

In questo articolo, circa un anno e mezzo fa, vi raccontavo il mio giudizio sulla ottava serie di Smallville condito con qualche appunto sulla serie in generale. Sono qui adesso perché ho finito di vedere la nona serie. Partiamo: la prima cosa da dire è che questa non è l’ultima serie. A giorni inizierà in America la Decima stagione e quella sì che, parole di Tom Welling, che metterà la parole fine a questo longevo telefilm. Il filone principale di questa penultima stagione è in realtà un bivio: da una parte la storia d’amore che nasce tra Clark e Lois tra i mille problemi del caso e dall’altro il triangolo che si viene a formare tra Clark-Kal-El, Tess Mercer (che ora conosce il suo segreto) e il gruppo di Kandoriani-clonati capitanati dal Maggiore ZOD che la stessa Mercer ha riportato sulla Terra. Per quanto riguarda il primo aspetto l’intreccio è abbastanza ben fatto, con una Lois perennemente in bilico tra Clark e la Macchia e che, alla fine, sembra aver scoperto la verità (e ci credo, Clark la bacia mentre è “in servizio”..). Quanto alla storia dei Kandoriani.. beh, è un bel casino.. tutto inizia dal futuro visto da Lois grazie all’anello della Legione: i Kandoriani, riacquistati i loro poteri grazie al Sole Rosso, avrebbero sottomesso l’intera umanità e Clark sarebbe stato sopraffatto. Per combattere questo possibile futuro Clark, Chloe e Oliver cercano una soluzione che non comporti per forza l’uccisione di ZOD. Anche il ruolo di Tess Mercer è in bilico fino all’ultimo: è lei a liberare i Kandoriani ed è al loro fianco nel futuro “annunciato”, ma col passare degli episodi, conoscendo il segreto di Clark, sembra passare dall’altra parte. In tutto questo complicato intreccio si inserisce la Checkmate, una potentissima organizzazione sovra-governativa che ha come obiettivo quello di combattere gli “alieni”. Nota di colore, tanto per cambiare Tess Mercer ne faceva parte. Alla fine della fiera Clark, resosi conto che i Kandoriani non potevano restare sulla terra, recupera il Libro di Rao con l’aiuto di Marta Kent e apre un varco dimensionale che avrebbe portato tutti i Kandoriani (lui compreso) su un altro pianeta. Pensava che questo fosse il suo destino, invece ZOD, diventato “Generale” dei suoi uomini prima che gli si rivoltassero contro per seguire Clark, recupera un pezzo di Kryptonite blu (quella che toglie momentaneamente i poteri) e inizia a combattere con Clark perché non vuole assolutamente seguirlo. Poco prima di venir “risucchiato” nel varco insieme a ZOD, Clark si ferisce volontariamente con la pietra, perdendo i propri poteri e lasciando ZOD da solo insieme agli altri Kandoriani nell’altra dimensione. Ciò che Clark non aveva previsto era che, trovandosi in cima a un grattacielo, stava precipitando nel vuoto senza potersi opporre in alcun modo. Qui si chiude la penultima stagione, non prima di aver regalato una vera “chicca”: in una delle scene precedenti all’ultimo scontro si vede Clark che riceve un pacco da sua madre: mentre legge il biglietto che recita “nel caso decidesse di restare” questo è quello che si vede riflesso nei suoi occhi:

Finalmente, il costume di Superman!

Se devo esprimere un giudizio direi che mediamente è un 7, con alcune penose cadute di stile (soprattutto per quanto riguarda le “tecnologie” di Watchtower e in generale sul personaggio di Chloe) e con dei momenti storici (come quello di cui ho appena parlato). Ora aspettiamo l’ultima stagione, in partenza in America tra una settimana circa. Cosa ci aspettiamo? Tanti ritorni, ma questo lo sappiamo per certo: torneranno (anche solo come apparizioni) Johnatan Kent, Lex e Lionel Luthor, Lana Lang e qualche altra vecchia conoscenza. Pretendiamo anche un Clark finalmente vestito da Superman anche se, azzardo io, non imparerà mai a volare. Il fatto di non saper volare infatti è causa dell’impossibilità della parte umana di Clark di abbandonare gli affetti terrestri. E dubito che questo avvenga dopo 10 stagioni. Non so quanto il finale del telefilm ricalcherà la vera storia di Superman, ora come ora non ho idea di come possano decidere di concludere questa storia lunga 10 anni. Spero solo che si tratti di una serie senza troppi “intermezzi”, in linea con l’alta qualità vista soprattutto nella settima stagione e qua e là anche nell’ottava e nella nona. E, naturalmente, con un finale a effetto anche se non banale. Vedremo..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Lombardia, inizia l’era del Digitale Terrestre

Ci siamo, anche in Lombardia da stanotte inizia il passaggio all’era digitale. Chi domani accenderà un vecchio televisore senza che vi sia attaccato un decoder digitale non potrà più vedere Rai 2 e Rete 4. Eh sì, niente più Simona Ventura né Emilio Fede sulle vecchie frequenze “analogiche”;-)
Il passaggio storico riguarderà questa volta oltre 5 milioni di persone, in Lombardia (esclusa provincia di Mantova) e nel Piemonte Orientale.
Se possedete un televisore moderno, a schermo piatto e acquistato negli ultimi due anni piùo meno, non dovrete fare acunché: quello che state guardando è già il nuovo segnale digitale (questi apparecchi contengono al loro interno un sintonizzatore digitale). Se invece la vostra TV è un po’ più “vecchiotta” dovrete comprare, se non l’avete già fatto, un decoder digitale esterno. Occhio a non farvi fregare: se volete un segnale in alta definizione cercate decoder HD (dotati di porta HDMI e bollino DGTVi oro), se volete utilizzare tessere come quella di Mediaset Premium cercate un decoder con lettore di Smart Card (uno o due ingressi disponibili). In aggiunta potreste aver bisogno di decoder con una porta USB per visualizzare foto e video e/o per registrare i vostri programmi preferiti. In questo ultimo caso controllate che il decoder abbia DUE tuner digitali (così da poter guardare un programma mentre se ne registra un altro). Questo è solo un breve elenco di ciò che offre attualmente il mercato. Per saperne di pià basta fare un giro per i supermercati 😉
In ogni caso avete ancora un po’ di tempo: qui in Lombardia lo “switch-off”, ovvero il completo spegnimento del segnale analogico, avverrà tra il 15 settembre e il 20 ottobre di questo anno.
Come ricorda RaiNews24, chi avesse difficolta’, oltre a consultare il libretto di istruzioni del ricevitore, puo’ collegarsi al sito www.decoder.comunicazioni.it o rivolgersi al numero verde 800 022 000 messo a disposizione dal ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per le Comunicazioni (completamente gratuito e attivo dal lunedi’ al sabato, esclusi i festivi, dalle 8.00 alle 20.00).
Un benvenuto dunque al Digitale, tencologia che nasce già terribilmente vecchia.
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Mike, addio al papà della TV

La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno. Mike Bongiorno si è spento, a 85 anni, a causa di un infarto. Il “papà” della televisione ha salutato questo mondo durante la notte, nella sua residenza di Montecarlo.

Riflettevo su due cose.. la prima è come deve essere strano, per uno di quei giovani presentatori di telegiornali, annunciare la morte di un “gigante del teleschermo” come Mike Bongiorno e la seconda, da prendere assolutamente senza ironia, è su come la morte di un “immortale” desti ancora più sgomento perché ci rinfaccia con prepotenza che la vita non è eterna, per nessuno.

Ciao Mike 🙁

[Omnia/Luca Zaccaro]

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