American Trip – Day 6

Sveglia alle 7:45, camminata verso Hollywood Boulevard e colazione, indovinate un po’, da Starbucks. Diamo un’occhiata al pavimento dove le Star più famose hanno lasciato le impronte di mani e piedi e poi prendiamo la metro in direzione North per arrivare agli Universal Studios. La metro (http://www.metro.net) costa 1,50$ a corsa ed è molto ben curata. Tornati in superficie, alla fermata di Universal City, aspettiamo lo Shuttle gratuito che ci porta all’ingresso del parco. Qui esibiamo i nostri ticket acquistati online presso http://www.universalstudios.com. Ci sono tre tipi di biglietto: quello normale, il Front Of Line e il VIP. Vi consigliamo caldamente, a 119$, il secondo in quanto vi permetterà di saltare la fila all’ingresso e di utilizzare vie (molto) preferenziali per l’accesso alle attrazioni e ad alcuni speciali. Le attrazioni che troverete all’interno degli Studios sono il tour guidato per i vari set con esperienze dal vivo e proiezioni in 3D, le montagne russe simulate dei Simpson (in cui viene proiettato un video 3D e vengono riprodotti i movimenti del vagone), il tour acquatico di Jurassic Park, le (brevi ma intense) montagne russe de “La Mummia”, la House of (poco) Terror, il live show di Waterworld, uno show degli animali-attori, una proiezione di Terminator 2 in 3D e una dimostrazione dal vivo degli effetti speciali utilizzati nei film. Usciamo abbastanza stanchi dagli studios verso le 19:15 e ripercorriamo a ritroso il percorso, scendendo questa volta alla fermata della Metropolitana di Hollywood/Western. Al ritorno ci fermiamo a cenare da Deny’s, il tipico locale “tavola calda” americano aperto 24/7, nel quale facciamo amicizia con un cameriere che, capita la nostra passione calcistica per la Juventus, se ne esce con un “ah, Juventus…Mafia!”. Direi che anche per oggi è abbastanza.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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American Trip – Day 5

Sveglia alle 7:00 e classica colazione. Poi torniamo in albergo a sistemare i bagagli e scendiamo per il check-out. Alle otto e mezza siamo in strada verso Los Angeles. Qui confermiamo quanto abbiamo detto in precedenza: se riuscite portatevi il vostro navigatore con le mappe americane perché questo Garmin in dotazione si “perde” troppo spesso. L’uscita da San Francisco è un po’ trafficata e complicata ma una volta fuori dalla grande città vi ritroverete nel nulla assoluto. Sulle strade (una Interstate nel nostro caso) troverete delle Rest Zone dove andare in bagno e delle aree di sosta in cui potrete acquistare cibo e fare benzina. I turisti, sprovvisti di uno ZIP code, devono entrare nell’area di servizio e comunicare al cassiere l’entità del rifornimento. A questo punto la pompa verrà sbloccata e sarà possibile procedere. Visto che siamo sull’argomento volevamo fare una piccola parentesi sul discorso strade: rispettate i limiti e il codice stradale perché abbiamo letto (e per fortuna non provato) che le forze dell’ordine sono intransigenti. Nel caso in cui una pattuglia dietro di voi dovesse accendere i lampeggianti o richiamarvi con il megafono accostate appena potete (a meno di istruzioni diverse) e tenete le mani sul volante e non provate a scendere dall’auto. Anche durante questo rifornimento, così come in tutti questi giorni, ribadiamo che la gente del posto è davvero cortese e disponibile nei confronti di noi poveri turisti sperduti. Arriviamo a Los Angeles intorno alle 15. La città è davvero immensa come la descrivono, per farvi un idea la freeway in ingresso è dotata di 8 corsie per senso di marcia! L’hotel è subito fuori dalla Interstate 5. Parcheggiamo, lasciamo i bagagli in camera e dopo una breve rinfrescata siamo subito in strada. Dopo una breve passeggiata per Sunset Boulevard e per la Hollywood capiamo subito che in questo modo, con così poco tempo a disposizione, non andremo lontano. Ci fermiamo da McDonald’s a mangiare un panino (erano le 16:30 e la gente in America mangia davvero a qualsiasi ora) e poi decidiamo di acquistare, a caro prezzo (44$) lo ammettiamo, i biglietti per un tour “classico” su BUS cabrio, della zona maggiormente conosciuta di Los Angeles. In questo modo riusciamo a vedere, anche solo di sfuggita, molte cose in poco tempo. Le vie più famose, i grattacieli, la zona di Beverly Hills e le strade della grande moda. C’è poco da dire. Questa città non ha niente da spartire con San Francisco. Pur essendo due città bellissime non c’è nulla che le accomuni, eccetto la gentilezza e la disponibilità delle persone. Stanchissimi (e saziati dal panino mangiato a metà pomeriggio) torniamo in camera per lavarci e andare a dormire intorno alle 23:00.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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American Trip – Day 4

Sveglia alla solita ora, colazione e CableCar fino a Powell Station. Da qui prendiamo il Bus numero 5 che ci porta al Golden Gate Park, una sterminata distesa di verde più grande di Central Park a NY. Il parco è impossibile da visitare nella sua interezza, ma sappiate che al suo interno ci sono parchi, musei e mostre a pagamento. Torniamo stanchissimi al Pier 39 e decidiamo di pranzare all’Hard Rock Cafè. Il posto è bellissimo e si mangia davvero bene. Preparatevi però perché il conto sarà abbastanza salato. Dopo pranzo acquistiamo la classica maglietta dell’ HRC San Francisco e rientriamo in albergo per una breve sosta. Usciamo a piedi e “scaliamo” di nuovo (ma questa volta senza macchina) la Lombard Street per smaltire il grande panino appena digerito. In cima prendiamo un CableCar che ci porta a ChinaTown. Personalmente a chi scrive il quartiere non è che faccia impazzire ma non si può dire che non sia caratteristico. Abbastanza stanchi torniamo “a casa” ma ci rendiamo conto che sono già quasi le otto. Ci dirigiamo quindi immediatamente da Tony’s a Little Italy che questa volta è aperto. Il posto è piccolissimo e non accetta prenotazioni. Ci “annunciamo” all’ingresso e ci viene chiesto di aspettare 45 minuti. Dalla folla presente decidiamo che l’attesa sarà ben ripagata e aspettiamo con pazienza il nostro turno. Ci sediamo al tavolo e ordiniamo la “classica margherita napoletana”. Dovete aver fortuna perché, data la rarità degli in gradienti importati ne vengono sfornate solo 73 al giorno. Anche qui i prezzi sono abbastanza alti ma la pizza valeva ogni singolo centesimo speso. Approfittiamo per mettervi in guardia su un luogo comune: si dice che in America, vista la debolezza del Dollaro, tutto costi pochissimo per noi europei. Beh, non è così! Domani si parte quindi, alle undici e mezza circa, decidiamo di ritirarci in albergo e andare a dormire. Domani ci aspetta il viaggio verso Los Angeles!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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American Trip – Day 3

Sveglia alle 7:30 e colazione da Starbucks. Finalmente un po’ di sole. Forse non ve l’abbiamo ancora raccontato ma San Francisco è una città davvero fredda (15 gradi in media a Giugno) e il vento soffia forte. Ci “arrampichiamo” fino alla Coit Tower, una torre da cui si può godere di una bella vista sulla città. L’apertura ai turisti è alle 10 del mattino e il biglietto dell’ascensore costa 5$. In effetti dall’alto la vista è carina e direi che i 5$ sono stati ben spesi. Scendiamo e ci dirigiamo a piedi verso il centro, passando per la St. Paul & Peter e la Grace Cathedral. Arriviamo in Union Square e ci godiamo per un po’ il panorama. Decidiamo di pranzare da Cheescake Factory all’interno di Macy’s. Potete scegliere se stare all’interno o all’esterno (con vista sulla piazza). Nota a margine: in America l’acqua al tavolo è gratuita e il cameriere vi riempirà il bicchiere ogni volta che questo si svuota. Non fatevi fregare (come noi, questa prima volta) ordinando acqua in bottiglia. Torniamo in Hotel con il CableCar e prendiamo la macchina. Destinazione Golden Gate. Il pedaggio è di 6$ solo al ritorno (al rientro in città). Una volta superato la prima volta il ponte è possibile sostare in un’area panoramica da cui ammirare un panorama davvero unico: ponti, grattacieli, oceano (e l’isola di Alcatraz). Mica male! Per la sera decidiamo di provare Tony’s Napolitan Pizza (una pizzeria molto consigliata) a Little Italy. Arriviamo e scopriamo che lunedì e martedì sono giorni di chiusura. Poco male, entriamo da PantaRei e ceniamo senza infamia né lode in un locale di italiani che (con noi) parlano in italiano. Questa sera fa davvero freddo e il rientro in Hotel sembra lunghissimo. Proviamo anche ad infilarci in un pub ma decidiamo di non tentare la fortuna (l’ambiente non era un gran che..). Tempo di segnare qualche nota su questa guida e crolliamo sul letto. Buonanotte!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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American Trip – Day 2

La sveglia squilla alle 7:30. Ci vestiamo e iniziamo la nostra prima giornata negli States nel modo più classico che esista: colazione da Starbucks! Non sapete dove cercare? Non vi preoccupate, di norma ne troverete uno ogni 50 metri. Le cameriere sono davvero gentili e per qualsiasi cosa prendiate vi faranno mille domande (grandezza del bicchiere, tipo di latte ecc..). “Normal” è stata la nostra risposta-tipo. Ecco, ora siamo seduti al tavolo con il classico contenitore gigantesco per il caffè. Ovviamente il contenuto è parecchio diluito e davvero caldo. Meglio farci l’abitudine. Come già avevamo letto qui c’è la connessione Wireless gratuita e non serve alcuna tessera per l’accesso. Ci dirigiamo ora (sotto una simpatica pioggerellina) verso il Pier 33, da dove partono i traghetti che portano i turisti verso “The Rock”, l’isola-carcere di Alcatraz. Un consiglio, fate come noi e acquistate i ticket a 27$ direttamente on-line dal sito http://www.alcatrazcruises.com, vi verrà inviata una email contenente il PDF con i biglietti veri e propri. Apriamo una parentesi: se vi è possibile acquistate sui siti americani utilizzando carte di credito o prepagate del circuito VISA. Ci è capitato che la MasterCard non venisse accettata. All’ingresso troverete la coda e l’indicazione dell’ora di partenza. Mettetevi in coda quando l’ora di partenza è quella stampata sul vostro biglietto. Salite sul traghetto e andate all’aperto, poi mettetevi il k-way perché il vento è davvero forte. In 12 minuti siamo sull’isola. Qui potete incamminarvi in salita verso le celle e all’intero partirà il percorso guidato che potete seguire con l’audioguida in italiano che vi verrà consegnata. Il tour dura poco più di una mezzora. Al termine potete decidere di visitare ancora un po’ l’isola oppure tornare subito al traghetto che vi riporterà a San Francisco. Una volta a terra andiamo a visitare di giorno la zona del Pier 39. Le nostre prime impressioni sono confermate: è una zona bellissima, tutta in legno con tanti negozi e un sacco di gente in giro a passaggio (e una colonia di leoni marini spiaggiata sulle banchine). Ci fermiamo a mangiare nel classico “Burger” dove ci vengono serviti panini, patatine, ketchup, senape a volontà e una Corona fresca. Apriamo una piccola parentesi: in America la mancia è obbligatoria. Quando vi verrà portato il conto dovrete consegnare la carta di credito oppure dire che volete pagare “Cash”. Il vostro cameriere vi riporterà indietro un secondo scontrino con il totale della consumazione sommato alle tasse e due spazi bianchi dove inserire l’entità della mancia e il “Grand Total”. Di solito ad un servizio di qualità va corrisposta una “Tip” del 15-20%. Tornando verso l’albergo ci fermiamo da Wallgreen e acquistiamo 3 MuniPassport a 20$ ciascuno. Questi pass sono validi 3 giorni e vi permetteranno di salire su tutti i mezzi di trasporto pubblico (compresi i famosissimi CableCar). Ed infatti eccoci subito al capolinea di questo straordinario mezzo di trasporto: il vagone arriva, l’assistente di corsa scende e fa ruotare il meccanismo a terra in modo da immettersi sui binari di andata. Saliamo a bordo e scopriamo il lavoro del ”GripMan”: maneggiare gigantesche leve che permettono al CableCar (collegato a grandissimi tiranti sotterranei) di muoversi agilmente in questa tortuosa città. Il “Gripman” sarà anche la vostra guida turistica durante tutto il viaggio. Il bello di questo mezzo di trasporto è quello di aggrapparsi ai pali e godersi il viaggio “dall’esterno” (come “Standees”). Arriviamo a Powell Station e iniziamo il nostro giro per Market Street, la strada più centrale e commerciale di San Francisco. Qui troverete negozi di ogni genere. Nota di merito all’Apple Store con musica dal vivo. Downtown è davvero bella, essere circondato da grattacieli altissimi e strade che si perdono in salita e discesa è una emozione davvero unica. La coda per tornare a Fisherman’s Wharf è abbastanza lunga ma grazie soprattutto al grandissimo senso di rispetto che respira da queste parti scorre veloce. A questo punto prendiamo la macchina e ci facciamo un giro per le vie della zona. Impossibile non essere trascinati in cima a Lombard Street per provare l’emozione di scendere in macchina per quei fantastici 5 tornanti in cima al mondo. Passa così un’altra oretta tra i numerosi su e giù che San Francisco offre. Tornati in Hotel decidiamo (in verità contro parecchi pareri negativi di Foursquare) di provare Hooters, il caratteristico locale americano con le cameriere provocanti. Beh, i commentatori avevano ragione: le cameriere sono sì carine e simpatiche, ma il servizio e il cibo lasciano un po’ a desiderare. Poco male, ormai si è fatto tardi e il nostro primo giorno da turisti è finito.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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American Trip – Day 1

La sveglia suona molto presto. Sono le 3:50 (ora italiana). La valigia e il bagaglio a mano sono pronti già da ore. Finalmente il giorno della partenza è arrivato. I tre giovani italiani alla conquista della West Coast! Alle 5:00 siamo a Malpensa ad aspettare il check-in. Voliamo con AirFrance che ci porta prima a Charles De Gaulle e poi, dopo uno scalo di un paio d’ore, a San Francisco. Scopriamo che con questa compagnia il check-in si può fare on-line (o comunque va effettuato dalle macchinette automatiche in aeroporto). Per quanto riguarda il bagaglio i limiti imposti sono 23 kg e una misura di altezza, larghezza e profondità che non superi i 158 cm. Il bagaglio a mano (a patto che sia al massimo uno zainetto) non vi creerà problemi. Sappiate infine che nel caso di due voli con la stessa compagnia con uno scalo in mezzo (solo se effettuato in Europa, se in USA dovranno fare dogana e quindi dovrete dirigervi al “baggage claim”) i vostri bagagli saranno trasportati automaticamente sul secondo aereo. Alle 7:00 siamo sull’aereo, dopo aver affrontato il classico controllo al metal detector per le persone e ai raggi X per gli accessori (è possibile che vi perquisiscano ma si tratta di una procedura assolutamente professionale). Ricordatevi di riporre sul carrellino dei raggi X il bagaglio a mano, eventuali cellulari/portafogli ecc e, fuori dal bagaglio a mano, tutti i dispositivi elettronici (anche i semplici caricabatteria). Il volo parte con qualche minuto di ritardo ma l’arrivo a Parigi è puntuale. Sono le 8:40. L’aeroporto francese è abbastanza grande ma non farete nessuna fatica ad identificare il giusto Gate dato che di norma si trova nello stesso terminal. Dopo un controllo del passaporto, una breve attesa e una mezzoretta di ritardo saliamo sul volo a lunga tratta che ci porterà negli States. L’apparecchio ha poco da spartire con quello usato per il primo volo. È davvero enorme, con molti più posti ed ogni sedile offre al passeggero uno schermo a colori e una presa per le cuffie per riprodurre i contenuti multimediali offerti dalla compagnia o per seguire in diretta lo stato del volo. Dobbiamo dire che il personale di bordo è davvero disponibile e cordiale. Se siete diretti in America vi verrà consegnato un foglio blu del dipartimento dell’immigrazione che dovete compilare con alcuni dati personali, il numero di passaporto e alcune informazioni sul vostro viaggio. Tenete con cura questo foglio e non commettete errori nel compilarlo. Vi servirà una volta arrivati a destinazione! Il volo parte alle 11:10 e, sembrerà banale, ma è davvero lungo. Dormire non è semplicissimo (né comodissimo) ma di certo non impossibile. Durante le 11 ore di traversata vi verranno serviti due pasti mediocri e sarà messa a disposizione una sorta di “area self-service”. La cosa che abbiamo trovato strana è la rotta: da Parigi siamo saliti in Inghilterra, in Irlanda e in Islanda, poi abbiamo sorvolato la Groenlandia per poi puntare verso San Francisco arrivando da nord. Non abbiamo capito se è il percorso standard o se ci sono state delle deviazioni. Atterriamo sul suolo americano alle 13:40 ora locale. San Francisco ha un fuso orario di nove ore indietro rispetto all’Italia. L’aeroporto di SFO è davvero carino, ma prima che riusciate ad imboccare l’uscita dovrete superare indenni le innumerevoli barriere della sicurezza: al timbro del Passaporto vi verranno poste alcune domande e vi verrà chiesto di lasciare le impronte digitali di entrambe le mani nonché una foto del vostro viso. Dopodiché, se siete fortunati come noi, vi verrà richiesta per ben 3 volte la carta blu che avete compilato sull’aereo. Attendete per qualche minuto l’arrivo dei vostri bagagli che, sempre se siete fortunati, verranno di nuovo ispezionati. Ricordate: non è ammesso portare cibo dentro gli Stati Uniti. A questo punto ce l’avete quasi fatta! Saliamo di un paio di piani e prendiamo il trenino elettrico che circumnaviga l’aeroporto fino ad arrivare alla zona dei noleggi di macchine. La nostra compagnia e Dollar e l’auto è una Dodge Charger molto carina, spaziosa e confortevole. Sistemate le formalità burocratiche ci vengono consegnate le chiavi. Ricordate, fate sempre una buona assicurazione (se ne prendete una all-inclusive rifiutate qualsiasi altra cosa che puntualmente vi viene proposta al ritiro della macchina) e noleggiate il navigatore (o portatevi il vostro, ve lo consigliamo!). Ora siamo liberi. La strada verso il primo albergo non è lunghissima ma passa per il centro della città e ci permette di dare una prima “sbirciata” a Downtown. Il cambio è automatico e guidare qui è più semplice che in Italia, a patto di ricordare un paio di cose: in genere agli stop ci si ferma sempre e si da la precedenza a chi arriva per primo (spesso negli incroci non ci sono linee che delimitano lo STOP, fermatevi un metro circa prima dell’incrocio per dare la possibilità ai pedoni di fermarsi), se non è esplicitamente vietato è possibile svoltare a destra con il semaforo rosso controllando prima che non arrivi nessuno, rispettate sempre i pedoni e i passaggi pedonali perché qui lo danno per scontato. Arriviamo all’ Holiday Inn al 1300 di Columbus Avenue, effettuiamo il checkin e chiediamo il parcheggio riservato per tutti e quattro i giorni (40$ al giorno). L’hotel è carino e la camera è spaziosa (ma bisogna aprire un po’ le finestra). Qui, come in tutta l’America, utilizzano prese diverse dalle nostre e anche i valori della corrente sono diversi: assicuratevi che gli apparecchi che volete portare supportino i 110V a 50 Hz. Se non fosse così dovrete acquistare un trasformatore, mentre in caso contrario basta un comunissimo adattatore. Tempo di sistemare i bagagli e usciamo per dare un’occhiata alla zona del Pier 39 di sera. La prima impressione è di una zona davvero carina, proprio come viene sponsorizzata. Decidiamo di cenare da Boudin, lo specialista del pane. Un consiglio: evitate i sandwich e puntate sulle zuppe servite all’interno della caratteristica forma (una fra tutte Clam Chowder Bread Bowl). Lo ammettiamo, siamo stanchi e fa abbastanza freddo. Torniamo in albergo e andiamo a dormire.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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2010 – MMX

Anno nuovo, nuovo decennio.. cosa ci aspetta, o cosa vorremmo ci aspettasse in questo 2010 appena iniziato?

Partiamo dall’alto, dalla situazione mondiale. Il 2010 potrebbe essere l’anno in cui, se riuscirà a lasciarsi alle spalle la crisi mondiale, l’America di Barack Obama tornerà ad essere grande, una guida sociale, economica, tecnologica. Certo, il Mondo non è più quello degli anni novanta, oggi c’è la Cina, c’è una Europa (almeno sulla carta) più forte ma l’assenza americana degli ultimi anni si è fatta sentire non poco. In questi 12 mesi seguiremo da vicino l’evoluzione della vicenda iraniana, sia dal punto di vista civile che militare (con la corsa all’atomica), il rapporto tra le due Coree sempre appeso a un filo e, perché no, un nuovo spunto di tensione tra USA e Russia sulla base di una nuova corsa allo spazio (Luna, Marte, Scudo Spaziale..).

Scendiamo un po’ più nel dettaglio: dopo la ripartenza del trattato di Lisbona, il 2010 potrebbe essere l’anno dell’Europa. Anche se ci credo poco, il nuovo assetto del Governo Europeo dovrebbe garantire più stabilità e più compattezza nelle decisioni. Ma diciamocelo, ci crediamo ancora a questa Europa?

Scavalchiamo le Alpi e mettiamo piede in Patria. Silvio Berlusconi potrà anche essere un criminale (come pensa qualcuno), ma ha ricevuto decine di milioni di voti dagli elettori sovrani e dovrebbe avere il diritto (come pensano decine di stati Occidentali e Democratici) di governare, rinviando alla fine della legislatura il confronto con i processi che lo riguardano. Durante questo anno abbiamo visto quanto sia inefficace la tecnica dell’attacco personale nei confronti del Presidente del Consiglio. i “proiettili” lanciati addosso al Cavaliere hanno solo danneggiato il nostro Paese perché non hanno contribuito a spodestarlo e gli hanno impedito di dedicarsi in toto all’adempimento del suo mandato. Le sedi competenti continuino il loro lavoro e, nel 2013, presenteranno i risultati a cui saranno giunti. Intanto Bersani e il PD dovrebbero isolare Di Pietro e iniziare a lavorare davvero insieme al PdL per le riforme istituzionali. Dopo le regionali di Marzo il terreno potrebbe essere fertile. E passiamo proprio al PdL. Sperare, si sa, non costa nulla. Speriamo dunque che nel 2010 il partito riesca a prendere più le forme di ciò di cui porta il nome, un partito politico. Chi pensa ad una fuga di Fini sbaglia clamorosamente. Fini è uno dei pochi che possono aspirare alla “Cadrega” di Berlusconi. Non piace alla Lega ma è molto apprezzato dagli elettori e da parte della sinistra benpensante. Dunque iniziamo a pensare al futuro. Non credo che Berlusconi, dopo la fatica che ha fatto per mettere insieme i pezzi, voglia davvero consegnare ai posteri (politici) un partito senza futuro. PdL >> Governo, il passo è breve. Dato per certo (l’abbiamo detto poche righe sopra) che sognare non costa nulla, vorremmo che durante questo anno venissero presi provvedimenti in grado di sfruttare davvero i timidi segnali di ripresa economica. Come fatto notare da gente più preparata di me, questo significherebbe assegnare a qualcun altro, non socialista, il Ministero dell’Economia. In realtà è molto difficile che accada questo. Pensiamo dunque a istituire una figura all’interno del Governo che possa lavorare e mediare con Tremonti per dare uno spruzzo (mica tanto) di liberismo all’azione dell’Esecutivo. Solo sogni, non trovate? Potrei continuare, parlando di Giustizia, Riforma Costituzionale, Riforma Elettorale, Par Condicio.. ma non possiamo certo aspettarci così tanto da soli 12 mesi 😉

Passiamo ora alle aspettative “tecnologiche e geek” che animano il 2010: sarà, nel bene o nel male, l’anno del Digitale Terrestre. Lo Switch-Off sarà completato in tutta Italia e finalmente potremo giudicare davvero i pro e i contro di questa tecnologia. Saremo poi invasi da piccoli dispositivi, faremo fatica a dire se si tratta di cellulari, smartphone o PC ultraportatili. Vedremo la diffusione degli e-book reader, del WiMax, del Cloud-Computing, del Web 3.0 (anche se non sappiamo bene di cosa si tratterà..). Se Windows 7 continuerà a vendere così bene, difficilmente vedremo una prima milestone di Windows 8 (dovremo attendere, a mio parere, gli inizi del 2011). Conosceremo Office 2010, Windows Mobile 7 e chissà cosa da Apple e Google (Chrome OS su tutti). Andando avanti in ordine sparso vedremo poi la nascita della TV-3D da salotto, l’arrivo di WordPress 3, le nuove versioni di Firefox (forse), la diffusione a prezzi umani dei dischi SSD e tante, tante altre cose.

Degni di nota saranno anche i giochi olimpici invernali di Vancouver, i mondiali di calcio in Sudafrica e forse (previsione molto azzardata anche secondo il sottoscritto) la mia laurea 😉

Avete altre aspettative? Commentate, commentate, commentate!

[Omnia/Luca Zaccaro]

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