Lega Nord: Umberto Bossi lascia

5 Aprile 2012, ore 16:30. Umberto Bossi si dimette. Non è più Segretario della Lega Nord.

“Non ho alternative. Mi dimetto perché questa storia colpisce me e la mia famiglia. Chi sbaglia paga, non importa che cognome porta”.

Ora sì che, senza più possibilità di scampo, si può dire che la Seconda Repubblica è finita per sempre.

Era il giorno del Consiglio Federale, convocato in tutta fretta per sostituire il tesoriere Belsito, accusato di tutto e di più da tre diverse procure. Ma poi, nella serata di ieri, esce la notizia della cartelletta “The Family”, ritrovata durante le perquisizioni negli uffici di Belsito. La Famiglia è, ovviamente, quella del Capo. Si scopre che, in pratica, l’intera famiglia avrebbe usato soldi del partito per affari più o meno personali, senza che il “vecchio Leone” ne sapesse nulla.

A questo punto Bossi, non certo un novellino, capisce che è il tempo dello Showdown.
Senza le sue dimissioni, a vent’anni esatti dalla prima storica vittoria, la Lega sarebbe finita oggi. Adesso almeno guadagna qualche mese e qualche timida speranza.

La guida passa, in attesa del Congresso d’autunno, al triumvirato Maroni, Calderoli, Dal Lago. Umberto Bossi viene nominato invece Presidente del Partito.

Ma la notizia riguarda soprattutto l’uomo-Bossi. Leader indiscusso del movimento lombardo dal 1989 fino a quel tristemente noto 11 Marzo 2004 quando un ictus limitò in modo abbastanza evidente le possibilità di leadership. Da allora all’interno della Lega è iniziata una battaglia tra quello che è stato definito il “Cerchio Magico” (che vegliava su Bossi e, di fatto, prendeva molte decisioni in nome suo) e quella che tempo dopo sarebbe diventata nota come “l’ala maroniana”.

Adesso fa quasi effetto vedere come l’uomo, malato e affaticato, sarebbe stato “circumvenuto” da chi gli stava più vicino. In questo senso non è ancora possibile dare un giudizio complessivo sull’intera vicenda. Ma va dato atto all’Umberto che quello che ha fatto non è da tutti. Ha lasciato. E, intendiamoci, non è un capo qualunque. Bossi ha lasciato (e forse con un po’ di sollievo) e la Lega, se esisterà ancora, non sarà più la stessa.

Vediamo come vanno le cose. Per adesso voglio solo salutare l’Umberto perché, in fondo, ha sempre creduto fermamente in quello che faceva.

Ah, un’altra cosa. Secondo me si può fare un parrallelo, più o meno mirato, con quello che è successo a Berlusconi nella sua avventura politica per “colpa” (più o meno grande) del suo “Cerchio Magico”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Appesi a un filo

— Aggiornamento: 12/01/2012 15:30 —

Nell’ambito dell’operazione #operationitaly (come da loro descritto su twitter), Anonymous ha lanciato un DDOS contro italia.gov.it (down da parecchi minuti)

— Aggiornamento: 12/01/2012 15:25 —

La Camera ha negato l’autorizzazione alla custodia cautelare nei confronti di Cosentino (PdL). Il risultato della votazione è il seguente: presenti e votanti 607 (ma Fini ha votato?), maggioranza 304, favorevoli 298, contrari 309. La Stampa calcola che, contati gli assenti, sarebbero circa 74 i voti “inaspettati” contro l’arresto provenienti da Pd, UDC e, soprattutto, dalla Lega. Considerazioni giustizialiste a parte c’è da dire una cosa: il grande sconfitto di oggi è Maroni. E la “Caporetto”, a mio parere, è talmente clamorosa da non escludere nulla. Restiamo a vedere. Solo una nota per tutti quelli che scrivono che Cosentino è “salvo”. Non è così: è stata negata l’autorizzazione alla carcerazione PREVENTIVA ma le indagini proseguono.

Da riportare inoltre la notizia che la Consulta ha BOCCIATO entrambi i quesiti referendari sulla riforma elettorale solo poche ore prima di questo voto. Naturalmente in molti hanno subito visto un “collegamento” tra questa decisione e l’esito finale della lotta intestina della Lega sulla votazione in Aula.. mah..

— Aggiornamento: 12/01/2012 12:55 —

Cosentino, appena arrivato in Aula, ha assicurato che si dimetterà dalla carica di coordinatore campano del PdL indipendentemente dall’esito della votazione che ci sarà tra poco. C’è molta incertezza in merito al risultato e soprattutto per quanto riguarda il comportamento dei leghisti, che sembrerebbero però voler seguire le direttive del “nuovo capo” Bobo Maroni.

— Articolo Originale: 12/01/2012 09:34 —

Oggi, verso le 12:30, la Camera vota sulla richiesta di arresto nei confronti di Cosentino, esponente di spicco del PdL ed ex sottosegretario del Governo Berlusconi IV. Non sarà soltanto un voto sulla persona ma, a mio avviso, quello che accadrà tra poche ore potrà avere ripercussioni future sugli equilibri politici.

Per prima cosa si testa la situazione all’interno della Lega: Maroni, ormai molto lontano da Berlusconi e dal PdL è in procinto di “prendere possesso” del suo partito, ha annunciato solo poche ore fa il voto positivo all’arresto della Lega in Commissione. Ieri sera invece è arrivato Bossi (formalmente ancora “il capo”) che ha lasciato libertà di coscienza sul voto di oggi in Aula. Chi la spunterà? Lo vedremo dai risultati. Certo, se il partito voterà compatto per l’arresto vorrà dire che Maroni ha definitivamente vinto la battaglia, mentre se ci saranno evidenti spaccature Bossi potrà ancora rivendicare per sè stesso ed il “cerchio magico” un posto importante al tavolo delle trattative.

In base a come si comporteranno i “padani” in Aula potrebbero anche cambiare in modo netto i rapporti futuri tra Lega e PdL: se la maggioranza degli uomini di Bossi (o di Maroni?) voteranno a favore dell’arresto, un accordo futuro tra i due partiti si fa sempre più improbabile e questo non porterà ad altro che all’accelerazione del movimento verso il centro di questo sfaldato PdL.

Berlusconi (o, meglio, il PdL) ha anche paura del comportamento degli altri partiti: se, tolta la Lega e lo stesso partito di Cosentino, dovessero arrivare solo “sì” all’arresto, la votazione di oggi potrebbe essere considerata una specie di “svolta”, di “cambiamento epocale” (La Stampa parla addirittura di “distruggere definitivamente il Berlusconismo” ma pare un po’ eccessivo). Certo è che però il significato politico sarebbe evidente e la posizione del PdL parecchio indebolita.

Per questi motivi credo che non sia solo il destino di Cosentino ad essere “appeso a un filo” ma quello dell’intero impianto politico attuale (e del prossimo futuro).

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Bossi, Berlusconi, Lega & PdL

E’ vero: è dalla sera delle dimissioni del Cav. che non parlo di politica.
Oggi leggo che, tra mille farneticazioni, Bossi avrebbe detto che Berlusconi: “sta con i comunisti” in quanto ha deciso di far sostenere al “suo” Pdl il Governo del Presidente Napolitano guidato da Mario Monti.
Ora, non mi piace il modo con cui è stato “ucciso” il Berlusconi IV e non mi va a genio questo stato di “Sospesa Democrazia”, ma è tempo di spendere due paroline in merito.

Primo punto: cos’è la Lega? Cos’è il PdL?

La Lega è oggi un partito che non sa più dove sbattere la testa. Sta perdendo quello che è sempre stato il suo “dominus” e, come sempre avviene in questi casi, è iniziata (da tempo, a dirla tutta) una feroce lotta fratricida tra gli “eredi del padrone” (quello che viene definito il “cerchio magico”) e l’ala guidata da Bobo Maroni. Dopo (tanti) anni di Governo si è ormai giocata la carta di “Roma ladrona” che spenna la “gente del Nord”. Lancia macumbe contro i duri provvedimenti dei giorni che verranno, “dimenticandosi” che gran parte di quei sacrifici li ha imposti il “suo” Governo Berlusconi, riapre il Parlamento del Nord (tanto per non buttare via soldi), promette (di nuovo??) la Secessione e scommette sul fallimento dell’Euro annunciando che allora la Padania conierà la sua moneta per non dover più sostenere con la Lira il Meridione. Insomma, discorsi che in questo momento storico ci danno una chiara immagine di cosa sia la Lega e di cosa si appresta ad essere in futuro. Ah, quasi dimenticavo.. Bossi avrebbe anche annunciato che “Tremonti viene con noi”. Finalmente una buona notizia! Notevole, in merito, il commento che viene attribuito dal Corriere della Sera ad Antonio Martino (sapete, uno dei pochissimi Liberali del PdL): “L’unica cosa positiva in questa situazione di assenza di democrazia è che abbiamo solo un Monti. Ci siamo liberati di Tremonti, fuori dalle scatole. Potrebbe sempre tornare, certo. Però come ambasciatore di Bossi in Germania. Magari rappresentante della fantomatica e inesistente Padania”. Cosa altro aggiungere?

Il PdL.. il PdL oggi semplicemente non esiste. In attesa di scoprire, alla prova dei fatti, quali sono le idee di Alfano e quali conseguenze porteranno, il partito è “Sospeso”, insieme alla Democrazia. Zitto il capo (che non può permettersi di parlare troppo anche perché non ha ancora ben capito come andranno a finire i giochi) ognuno parla per sé. Ci si preoccupa di non perdere il vitalizio e quindi si vota, a volte a malavoglia, la fiducia a Monti. Non si vedono all’orizzonte prospettive concrete, nuove scommesse. Ci si avvia verso una stagione di congressi con l’ombra lunga dei “signori delle tessere” che sembra riportare tutto indietro di parecchi decenni. Ci sono le onnipresenti indiscrezioni che parlano in un prossimo futuro di nuova DC con Centro-PdL, UdC e Centro-PD. Cosa che sicuramente piacerebbe a molti (vuol dire Governo garantito per un altro ventennio), ma che al solo pensiero fa rabbrividire me e chi sognava una destra liberale. Insomma, se mai è esistito un vero partito dal nome “Popolo della Libertà”, oggi questo ci appare come una macchia indefinita, perennemente in cerca della propria identità.

Secondo punto: Chi è Bossi, chi è Berlusconi?

Di pari passo con lo sfascio dei due partiti possiamo parlare del destino dei rispettivi leader indiscussi, assoluti protagonisti dell’ultimo ventennio d’Italia.

Bossi, provato dall’Ictus e ormai avanti con gli anni, non ha speranze di continuare a controllare il partito che è stato sua esclusiva proprietà per tutti gli anni 90 e gli anni 2000. Per ora “si ride e si scherza” ma quando, a breve, si tornerà a parlare di alleanze e di elezioni, verranno fuori i nuovi poteri. E l’Umberto, insieme alla sua schiera di fedelissimi, rischia di non portare a casa molto.

Berlusconi si trova in uno stato di “ibernazione forzata”: non ha nessuna chance di essere protagonista nella prossima corsa per Palazzo Chigi né tantomento in quella per il Quirinale (entrambe nel 2013) e la Carta di Identità ci dice che probabilmente non ci saranno occasioni nemmeno in un futuro più remoto. Il suo partito (fatto pur sempre il larga parte da democristiani e socialisti) ha capito l’andazzo e preferisce “tirare a campare” per non perdere il treno dei privilegi che il potere porta con sé. Il mondo delle sue aziende è così cambiato che un suo ritorno arrecherebbe più danni che altro e ancora non ha ben chiaro cosa ne sarà dei suoi processi (che, per quanto ora non siano più una priorità per i “poteri forti”, vanno sempre portati avanti). Oggi, per la prima volta da quando è un uomo ricco e potente, Berlusconi non ha idea di quello che succederà domani, né se (e come) potrà farne parte. Non può giocare d’azzardo come al solito, perché un errore in questa fase potrebbe costare davvero caro. Silvio deve studiare molto bene le prossime mosse, o rischia di dover passare i prossimi lustri a fare il (ricchissimo) Presidente del Milan. Il lungo lavoro che sta compiendo con (e su) Alfano è la prova di come stia tentando di costruire un futuro che lo veda protagonista anche se non più sul palco ma dietro le quinte. Ma chissà come finirà? Basteranno i suoi investimenti (e la preparazione di Alfano, che non va messa in nessun modo in dubbio) per risollevare o ricostruire il partito unico di centrodestra?

Terzo punto: cosa succede domani?

Ci troviamo in un momento storico molto delicato. L’Euro, quello del 2002, è praticamente fallito. L’Europa non se la passa affatto bene e in Italia viviamo in un momento di “Sospesa Democrazia”. Sicuramente è un momento che può tornare utile per riorganizzare l’intero assetto politico (il vero e proprio sconfitto di tutta questa storia) e ripartire, dopo la parentesi Monti, con qualcosa di più vero, più Giusto, più Competente e più Trasparente. Sarebbe una buona consolazione dopo tutto quello che ci è toccato subire e che ci toccherà subire nei mesi a venire. Ma non bisogna abbassare la guardia, perché è proprio in questi momenti di “confusione” che si giocano le partite oscure, quelle delle trame “sottobanco” che non si vedono fino a quando non te le ritrovi al Potere.

Auguri, Italia!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Riflessioni sull’ufficio di presidenza del PDL

L’altro ieri si è svolto a Palazzo Grazioli l’atteso ufficio di presidenza del PDL durante il quale è stato redatto il documento di 10 pagine in cui si elencano i 5 punti programmatici da realizzare nei prossimi tre anni di legislatura.

Viso il clima intorno a questa riunione (che avrebbe dovuto decidere le sorti della legislatura) mi aspettavo tutt’altro che un Berlusconi (apparentemente) calmo e rilassato. Come interpretare dunque questo segnale?

Le possibilità, a mio parere, sono due:

1) Berlusconi è riuscito, imbarazzanti smentite a parte, a (ri)portare dalla sua parte una decina di “profughi” finiani, parlando di elezioni anticipate e di “scomparsa” di Fini stesso dallo scacchiere Nazionale.

2) Berlusconi, come ha detto Fini, si è reso conto che in caso di elezioni la Lega otterrebbe risultati straordinari al Nord, mentre al Sud “basterebbe una variazione di un paio di punti percentuali” per far “ballare” il Senato. A questo punto, è il ragionamento che in realtà fanno in molti, la Lega potrebbe spingere per un Governo Tremonti.

A voler essere obiettivi sembra che la seconda possibilità sia quella più probabile: la Lega ha appena annunciato che alle prossime politiche (verso le quali sta spingendo davvero tanto) si presenterà in tutte le regioni, anche al sud, con Maroni capolista. Oltre a questo i bene informati assicurano che tra le alte personalità del PDL lo stesso Tremonti sia quello che più spinge verso le urne.

Cosa ci aspetta dunque? In entrambi i casi, probabilmente, la fine politica del centrodestra. E forse anche dell’era Berlusconiana. Questa volta per davvero.

Va detto però che ogni volta che il Cavaliere è stato dato per “spacciato” (politicamente, s’intende) è sempre “rinato” più forte di prima. Bisogna solo aspettare..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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E’ tutto FINIto?

L’immagine qui sopra, che giganteggia anche nell’home page del Corriere, segna un punto di non ritorno nella storia politica del centrodestra italiano: le strade di Fini e Berlusconi si sono definitivamente separate.

Aveva resistito allo tsunami della fine della CDL e, un po’ a malincuore, aveva deciso di far confluire la “sua” AN nel PDL. Poi ha conquistato la poltrona della Camera e ha perso di vista i resti del suo partito, “fagocitati” dall’area forzista e da Berlusconi in persona.

Ora, dopo la  vittoria “osteggiata” alle regionali (solo l’ultima di una serie innumerevoli battaglie della “guerra fredda”), è arrivato il faccia a faccia con il Premier, un giorno dopo l’incontro tra lo stesso Berlusconi e Bossi. E’ chiaro che qui si stanno pianificando non solo le grandi riforme, ma anche la geografia politica del centrodestra dopo il 2013 (avete per caso sentito le sparate sul premier leghista?). E Fini forse ha capito che il suo potere d’acquisto è notevolmente diminuito di recente.

Il presidente della Camera avrebbe minacciato, secondo quanto viene riferito da fonti della maggioranza, l’ipotesi di creare in Parlamento gruppi autonomi dal Pdl.

Berlusconi, dal canto suo, avrebbe risposto: «Rifletti bene su questa decisione di dar vita a gruppi autonomi perché se lo farai l’inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza della Camera»

Nulla da eccepire: se Fini ha deciso di percorrere questa strada è liberissimo di farlo, ma prima deve rinunciare al ruolo che il PDL, tutto il PDL, gli ha permesso di ricoprire.

In realtà c’è anche una seconda possibilità: se Fini decidesse di dar vita ad un gruppo parlamentare e se i suoi “fedelissimi” avessero i numeri per decidere le sorti del Governo, allora dovrà essere Berlusconi stesso a dimettersi.

In ogni caso una cosa è certa: l’idillio (vero o presunto) tra Berlusconi e Fini è finito. E quasi sicuramente lo è anche il PDL come speranza di un partito di destra moderno e non Berlusconi-centrico.

Male per l’Italia. Bene per Berlusconi che accresce ancora di più il suo potere politico.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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