Crisi di Governo (e di buonsenso)

In questi giorni, dipinti da molti come le “idi di Marzo” dell’avventura politica di Berlusconi, se ne sentono di tutti i colori. Probabilmente (si spera) la colpa è dovuta alla particolarità della situazione. Tutti i “giocatori” sono in qualche modo coinvolti e può darsi che l’emozione e l’incertezza su ciò che sta per accadere faccia loro dire cose che non stanno né in cielo né in terra.

La prima è una considerazione generale: oggi, come promesso, la compagine di FLI ha rassegnato le dimizzioni dal Governo. Tutti titolano che la Crisi è iniziata, evidenziando la convocazione per domani al Quirinale di Fini e Schifani (presidenti di Camera e Senato). In realtà sappiamo che Berlusconi è fortemente intenzionato a portare (legittimamente) la crisi in Parlamento quindi, finché non sentiremo il Cav gridare “Che fai, mi voti contro?” (e finché non vedremo i voti contrari di FLI) questa crisi non può affatto dirsi aperta.

In secondo luogo commentiamo la comica affermazione di Berlusconi in cui si dice intenzionato, in caso di fiducia dal Senato e sfiducia alla Camera, a chiedere lo scioglimento solo di questa ultima. Seppur si tratta di una ipotesi effettivamente percorribile secondo la tanto amata Costituzione, l’idea è tutt’altro che geniale. Ma ve lo immaginate il nostro Paese alle prese con una doppia elezione separata di Camera e Senato? Già il sistema è macchinoso di suo, se poi invece che migliorarlo andiamo in questa direzione.. per non parlare poi dei costi! No. E’ una strada decisamente improponibile. Il Cavaliere questo lo sa e farebbe meglio a concentrarsi sulle cose serie piuttosto che continuare a rilasciare dichiarazioni di questo tipo.

Terza osservazione per tutti i “futuristi” che ora sembra siano stati infettati di colpo dalla “Berlusconite”: cambiare idea è legittimo. Abbandonare un progetto perché non ci si sente più partecipi è assolutamente concesso se non addirittura una dimostrazione di coerenza (ma solo se in precedenza si è lottato per cambiare questo sistema dall’interno). Ma da qui ad affermare ai quattro venti di essere pronti a tutto pur di cacciare per sempre Berlusconi da Palazzo Chigi la strada è lunga! Vi siete accorti di colpo che Berlusconi è in realtà la reincarnazione di Satana? Benissimo, ma almeno non fate finta di aver vissuto nella reggia del Padrone negli ultimi sedici anni! Fini in realtà ha più volte cercato di porre rimedio a questa incoerenza non mancando di ringraziare il Cavaliere per alcune scelte fatte nel passato, ma se stiamo a sentire alcuni dei suoi “fedelissimi” sembra quasi che FLI non sia altro che una corrente dell’Italia dei Valori! Questo, scusate, ma non è tollerabile! E poi, almeno, mettetevi d’accordo: capisco che mettendo insieme FLI, UDC, API, PD e SL Berlusconi e la Lega li battete di sicuro, ma non mi sembra giusto nei confronti dei vostri (potenziali) elettori continuare in mezzo a tanta confusione. Ci fate capire quello che volete fare? Chiederete un Governo tecnico? Oppure le elezioni? E in tal caso correrete da soli o stipulerete un patto con l’UDC e l’API? Oppure siete seriamente tentati dal “Carrozzone – Unione 2.0”? So che forse non è il caso di parlare di queste cose prima delle dimissioni di Berlusconi ma per carità, fate un po’ di chiarezza perché dalla Terra si fa davvero fatica a capirci qualcosa!

Ultima osservazione rivolta a Bersani e a tutto il PD: prima la scena gli viene rubata (letteralmente) da Di Pietro. Poi ecco spuntare Fini. Ma volete comportarvi come se foste davvero il maggior partito di opposizione? Segnali come l’esito delle primarie di Milano (svoltesi ieri, vittoria del candidato ex PRC e sostenuto da Vendola su quello sostenuto dal PD) dovrebbero far riflettere! Dovete aspettare che sia Di Pietro a chiedervi di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del Governo? Se per voi è una strada percorribile dovevate avere per primi il coraggio delle vostre azioni!

Mi fermo qui, solo perché il resto bisognerà valutarlo in seguito a quello che accadrà in Parlamento.

PS: sembra che le cose stiano effettivamente andando avanti più o meno così.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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I have some difficulties..

Berlusconi durante la riunione del G20 confida al collega Vietnamita di avere “qualche difficoltà al momento” parlando, ovviamente, della situazione politica italiana.

Gli aggiornamenti in breve sono questi: Berlusconi in pratica ha offerto a Fini la possibilità di entrare direttamente nel Governo (con un rimpasto senza crisi formalizzata) ma questi ha declinato l’invito ripetendo che vuole le dimissioni del Premier.

Le due strade possibili a questo punto sono due: dimissioni spontanee e preventive del Cavaliere o sfiducia in Aula da parte di Fli dopo l’approvazione della Finanziaria e dopo aver ritirato i suoi esponenti dal Governo (lunedì). In entrambi i casi, visto il clima, si tratterebbe di “crisi al buio” ovvero senza la certezza da parte dell’attuale Presidente del Consiglio di ricevere dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare un nuovo Governo (come è accaduto, per esempio, a Prodi nel Febbraio 2007).

Lo stesso Berlusconi infatti “respira” nell’aria, nonostante tutto, la voglia di più parti di liberarsi di lui. E per questo non sembra intenzionato a farsi da parte per primo. Vuole sfruttare anche la minima occasione per addossare tutta la colpa della crisi su Fini (che poi è il suo obiettivo da settimane). Del resto per aprire una crisi è necessario che qualcuno lo sfiduci in Aula e chi potrebbe essere se non Fini stesso?

A quel punto, incassata la Sfiducia, Berlusconi potrebbe salire al Colle “più tranquillo”. Potrebbe chiedere il reincarico o puntare dritto verso le elezioni. Nel primo caso costringerebbe Fini a tornare tra le fila della maggioranza, nel secondo si preparerebbe alla campagna elettorale più “cattiva” della sua avventura politica.

Per quanto mi riguarda, arrivati a questo punto, la sfiducia parlamentare è l’unica strada percorribile. Si possono dire davvero tante cose sul conto di Berlusconi ma bisogna ammettere che non ha tutti i torti quando dice di non potersi più fidare né di Tizio né di Caio.

Ancora una volta conteranno i fatti più che le parole e i proclami. E la cosa divertente (se così si può dire) è che questa volta il Cavaliere rischia di essere l’unico a spingere verso una soluzione politicamente e istituzionalmente corretta.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Fini ripiomba nel 2005

Ho trovato il discorso di Fini molto istituzionale, pieno di buoni propositi e belle idee. Un po’ come era accaduto a Mirabello. Ma le buone notizie, ahime, si chiudono qui.

Per quanto mi riguarda sono infatti decisamente deluso. Non per quanto in futuro Fini potrà fare con il suo partito, ma per quello che è intenzionato a fare oggi: la conclusione, quella che tutti attendevano, è stata presa. Fini ha scelto la strada (impervia) del rimpasto di Governo.

Le possibilità erano 3: accettare la mano tesa di Berlusconi, chiedere un rimpasto o sfiduciare il Premier. La prima e l’ultima erano in qualche modo scelte di responsabilità, mentre quella intrapresa ha un sapore squisitamente politico.

Fini infatti ricade nella tentazione di criticare Berlusconi e il PDL e lo fa con toni decisamente più pesanti di quelli utilizzati a Mirabello. Per carità, ha una maledetta ragione quando si lancia contro la politica economica di Tremonti, contro l’eccessiva personalizzazione del partito di Berlusconi, contro l’arretratezza in materia di diritti civili e soprattutto contro la golden share della Lega (cita come esempio l’utilizzo dei fondi FAS per accontentare gli allevatori), ma commette di nuovo il gravissimo errore di dimenticare che il PDL (il partito finito, quello che va superato) è stata la sua casa fino a qualche mese fa. Nonostante abbia ricordato solo questa mattina ad un giornale tedesco come sia stato uno sbaglio fondare il PDL insieme a Berlusconi (a proposito, ma dove sarebbe oggi senza il PDL stesso?), Fini aveva il diritto ed il dovere di denunciare ufficialmente tutto questo senza aspettare l’inevitabile deferimento (che in verità è andato a cercarsi).

Che senso ha chiedere oggi, in questa situazione, un passo indietro a Berlusconi per ritrovarsi poi intorno ad un tavolo per ripartire sulla base di “4-5 missioni indispensabili” quando lo stesso Presidente della Camera ha passato gli scorsi due anni e mezzo a criticare senza mai proporre davvero qualcosa di concreto nelle sedi appropriate?

Fini poi si lascia andare e, forse a causa dell’ambiente a lui molto favorevole, abbassa la guardia e commette degli errori: il primo lo fa parlando della Lega. Muove delle giuste critiche al partito di Bossi ma la sensazione è quella di un complesso di inferiorità in quanto il suo partito non viene riconosciuto come interlocutore privilegiato del PDL come accade invece con gli uomini del “Senatur”. Il secondo errore è riferito al Bipolarismo e alla necessità che l’avversario non torni poi ad essere un nemico dopo le elezioni. Qui forse Fini si scorda di come era iniziata la legislatura e di come sia stato il PD a tornare a scagliarsi contro il solito Berlusconi (già dopo pochi mesi di Governo). Il terzo grave errore (ripreso, come vedremo, da Berlusconi) lo commette parlando proprio di rimpasto. Prima si lamenta del fatto che il Parlamento sia stato spesso esautorato per colpa del Governo e poi chiede l’apertura di una crisi passando direttamente la palla al Presidente del Consiglio. Ma senza dubbio la cosa sconvolgente, già segnalata da alcuni analisti, è che il Presidente della Camera (terza carica dello Stato), Presidente di un partito che minaccia di passare all’opposizione, chieda direttamente le dimissioni del Presidente del Consiglio (quarta carica dello Stato). Insomma, la “cadrega” di Montecitorio non sarà certo nelle disponibilità del Presidente del Consiglio, ma non vale nemmeno il contrario!

Ma a parte tutto, se è vero tutto quello che Fini ha detto, che senso ha chiedere un rimpasto? Che senso avrebbe un nuovo Governo con Berlusconi? Che senso ha ritirare Ministri e Sottosegretari da un Governo che si può far cadere in ogni momento? Nessuno crede davvero che la strada indicata da Fini sia percorribile. E tutti sanno bene che non sarebbe nemmeno (del tutto) colpa di Berlusconi se la situazione a questo punto precipitasse. Fini voleva rispedire il “cerino” nelle mani del Cavaliere ma a me pare solo che abbia evidenziato una sua NON-assunzione di coraggio e responsabilità. Forse il Paese non può permettersi elezioni, ma nemmeno un nuovo Governo di questo tipo!

Quanto a Berlusconi e al PDL non c’è ancora una risposta ufficiale ma da ciò che filtra dai soliti “ambienti vicini” Berlusconi avrebbe detto di non aver alcuna intenzione di dimettersi. Il Cavaliere avrebbe detto (come è nella sua natura) che se Fini vuole “andargli oltre” deve venire in Aula e avere il coraggio di sfiduciarlo, di fronte al Parlamento e al Paese intero. Il cerino quindi rimane nelle mani di Fini perché il Governo è intenzionato a continuare a lavorare e l’unico modo per mutare lo “status quo” è un voto di sfiducia.

Sembra avverarsi almeno in parte quello che avevo “predetto” qualche giorno fa. Fini vuole rivivere il 2005 e il Berlusconi-bis ma si ricordi che anche quella volta il Cavaliere era dato per spacciato..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Fini chiede la Crisi e il Rimpasto: reazioni a caldo della Stampa

Corriere della Sera: Fini: «Berlusconi si dimetta, altrimenti noi siamo pronti a uscire dal governo»

Ansa: Fini premier si dimetta oppure Fli via da governo

Repubblica: Fini detta le condizioni a Berlusconi “Si dimetta, così inutile andare avanti, se non apre la crisi Fli lascia il governo”

La Stampa: Fini: “Berlusconi ora si dimetta. Nuovo patto o via dal governo”

Il Giornale: Fini: “Berlusconi si deve dimettere. Patto, sì con un nuovo programma”

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Caro Gianfranco, non si fa così

Prologo: come ho avuto modo di spiegare in tutti i post su Fini/FLI io NON sono contro Gianfranco. Se alle prossime elezioni presentasse un programma liberale e candidati credibili io non avrei problemi a dargli il mio voto.

Detto questo, Fini ha sempre detto giustamente che Berlusconi ha il diritto e il dovere di governare, ma è altrettanto vero che se potrà continuare o meno a farlo dipende essenzialmente solo da FLI, ovvero da Fini stesso. Inutile quindi “obbligare” Berlusconi a fare il capo del Governo se poi un giorno sì e l’altro pure si minaccia un altro esecutivo.

Parliamoci chiaro: attualmente esiste, sia alla Camera che al Senato, una maggioranza trasversale pronta a formare un esecutivo che non comprenda il PDL (o sarebbe meglio dire Berlusconi). Se non altro perché molti senatori “nordisti” del PDL temono di non venire rieletti a causa del maggior potere della Lega in quell’area.

Ad oggi l’unica cosa che ci tiene lontani da tale scenario è il voto di FLI a favore del governo. Capito il paradosso? Fini, capo di FLI, dice che se Berlusconi cadesse non sarebbe un golpe esprimersi a favore di un nuovo governo. Ma abbiamo capito che Berlusconi può cadere solo se FLI gli fa mancare l’appoggio. Ma sono solo io a vedere una situazione tragicomica?

E poi il fatto che qualcosa sia già successo in passato non basta assolutamente a legittimarlo: stia attento dunque il Presidente della Camera perché, stando alle sue ultime dichiarazioni, il ribaltone del 1995 fu una scelta “corretta”. Bisogna fare una distinzione in merito: un conto è la formazione di un nuovo governo durante una legislatura senza che vengano sostanzialmente cambiati gli equilibri interni (esempio: Berlusconi II / III nel 2005), tutt’altra cosa è stravolgere la volontà dei cittadini che durante le elezioni politiche hanno espresso una precisa volontà mandando al governo forze “destinate”, almeno per 5 anni, all’opposizione.

Numericamente, come ho già scritto, è possibile la formazione di un nuovo Governo con l’appoggio (o l’astensione) di tutte le forze tranne PDL e Lega. Ma come ci si giustificherebbe di fronte ai cittadini?

Se Fini vuole davvero smarcarsi da Berlusconi allora segua il mio consiglio: tolga apertamente la fiducia al PDL e chieda a Napolitano di sciogliere le Camere, in modo da presentarsi responsabilmente di fronte agli elettori con il suo nuovo progetto.

PS: giuste le critiche al “partito carismatico”. Ma il grande errore di Fini è quello di averle tirate fuori oggi, da oppositore, senza mai essere andato in passato oltre le “stoccate” televisive, chiedendo ad esempio la convocazione di riunioni straordinarie (o altre iniziative di questo genere).

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Fini, Berlusconi, il PDL e il futuro

Non so.. c’è ancora più di una cosa che non mi torna.. parlo ovviamente di quanto accaduto ieri a Mirabello (e di tutte le reazioni generate in seguito).

Per carità, Fini ha fatto un bel discorso, scritto molto bene e recitato con la giusta dose di emozione e caparbietà. Ma sui contenuti, molti dei quali condivisibili, c’è da fare qualche appunto.

Fini come prima cosa dice di voler dare “un contributo di chiarezza su quel che è accaduto e su quel che accadrà”. Ma in realtà, denunce di metodi stalinisti a parte, “dimentica” qualcosa quando parla della vicenda che l’ha portato alla quasi-espulsione dal partito che ha contribuito a fondare. C’è da dire, infatti, che è verissimo che all’interno di un partito, soprattutto se liberale, deve essere garantita la facoltà di critica e dissenso, ma la colpa di Fini, secondo Berlusconi, è stata quella di un continuo attacco al governo mezzo-stampa, giorno dopo giorno, per di più da uno scranno istituzionale come quello di Palazzo Madama. Insomma, secondo Berlusconi, di “panni sporchi” bisognava prima parlarne in famiglia. E su questo punto non si può non essere d’accordo con il Cavaliere. La “chiarezza” su quel che è accaduto è quindi stata fatta “a metà”, proponendo un solo punto di vista. E “su quel che accadrà” il discorso è identico: Fini, in pratica, ha annunciato la nascita del suo nuovo partito. Ma senza mai dirlo apertamente. Il partito insomma esiste ma “se non lo dico non si può farmelo dire”. Vedi sopra.. interpretazioni, interpretazioni e ancora interpretazioni..

Ma andiamo avanti..

Il discorso di Fini inizia parlando del PDL al passato (e questo deve avere un valore), e continua entrando nel campo di quello che è stato definito come una rivisitazione del “ma anche” pensiero di Veltroni: il Presidente della Camera dice che il Governo ha contrastato bene la crisi finanziaria MA ANCHE ha sbagliato ad operare “tagli lineari”, dice che il federalismo è necessario MA ANCHE che bisogna fare particolare attenzione al Mezzogiono, e via dicendo..

Fini passa poi al capitolo della giustizia. E qui non si può che condividere le sue parole: la Magistratura va rispettata anche se in essa vivono delle costole ultra-politicizzate; bene uno scudo giudiziario per le alte cariche dello stato ma no a provvedimenti retroattivi; viva il garantismo ma guai a cadere nel desiderio di impunità. Fini ha in pratica offerto a Berlusconi la sua disponibilità a votare il Lodo Alfano costituzionale a condizione che non vengano proposte leggi retroattive potenzialmente in grado di interrompere i processi in atto. Come ho detto sopra, sono d’accordo.

Passiamo poi al capitolo “Governare non vuol dire comandare”, “viva la meritocrazia”, “non esistono eresie” e via dicendo.. belle parole, se non fosse che Fini ci ha abituato, quando era a capo di AN, a frequenti “azzeramenti” del partito in seguito a ribellioni (o presunte tali) dei suoi colonnelli. Insomma, critica Berlusconi per la sua gestione aziendale del partito ma anche lui in quanto a “lettere di licenziamento” non scherza..

Fini, per costruirsi un futuro, deve necessariamente guardare al passato. Per questo motivo ringrazia pubblicamente e “senza ironia” Berlusconi per quello che ha fatto per l’Italia (e per Fini stesso, ndr) nel 1994 quando decise di scendere in campo in prima persona per combattere la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto. Naturalmente Gianfranco si affretta a precisare che gratitudine non vuol dire sudditanza e che quindi è più che lecito esprimere opinioni diverse da quelle del “padrone”. Discorso già affrontato nelle prime righe di questo articolo.

Inizia ora la parte più controversa del discorso di Fini: dice che “il PDL come l’avevamo pensato non esiste più”, che si tratta solo di una “riedizione allargata di Forza Italia” e che quindi Futuro e Libertà non può “rientrare in qualcosa che non esiste più”. Qui c’è un grave errore (o, più probabilmente, l’ennesima “dimenticanza”): il PDL, giova ricordarlo, è nato nel novembre del 2007 dal “Discorso del Predelino”. Berlusconi aveva profetizzato più volte la caduta del Governo Prodi sulla finanziaria. Fini e Casini, allora alleati del Premier all’opposizione, videro in quella “profezia mancata” l’atto finale della guida berlusconiana. Il momento di entrare in scena da protagonisti. Sbagliavano. In poche ore Berlusconi organizzò grandi manifestazioni di piazza e, dopo la raccolta di qualche milione di firme, annunciò la nascita di un nuovo partito all’interno del quale confluiva Forza Italia. Ecco come è nato il PDL: un altro partito Berlusconi-centrico capace di attrarre nella sua orbita tutte le forze di centrodestra (Fini compreso, appena aperta la crisi del Governo Prodi). Caro Gianfranco, il PDL è nato così. Trasformarlo in un grande partito liberale di centrodestra era, col tempo, compito dei suoi membri. Era compito anche e soprattutto tuo, indicato senza ombra di dubbio come il successore di Berlusconi alla guida del PDL stesso. Un partito non nasce “pronto”, va costruito. Berlusconi l’ha creato in pochissimo tempo come solo lui sa fare, usando la sua personalità. Era compito di un politico lungimirante (quale sei tu) guidare insieme al Cavaliere il processo di trasformazione. E questo non si fa con le “sparate” in TV, ma “rompendo i maroni” dall’interno per smuovere le acque dopo l’inizale assestamento degli organi di partito in seguito alla vittoria elettorale. Insomma, tirando le fila, il PDL sarà pure il partito che hai contribuito a fondare, ma anche quello che hai contribuito a distruggere. Se davvero di partito morto si tratta..

Piccolissima parentesi sul caso di Montecarlo. Fini critica pesantemente le campagne di stampa ordite contro di lui dai media controllati dal PDL e capeggiati da “Feltri l’infame”. Ma questo suo atteggiamento in cosa dovrebbe renderlo diverso da quel Berlusconi che critica i giudici “comunisti”? Feltri ha provato a ricordarglielo ieri sera da Mentana, ma senza ricevere risposta. Pensato solo a cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse definito “infame” il direttore di un giornale a lui avverso solo perché lo attaccava con la storia della Noemi Letizia di turno.

Fini si dimostra poi convinto del fatto che non si possa andare ad elezioni anticipate e usa questa sua condizione per “sfottere” chi lo minaccia in questo senso, dicendo di non avere paura e che, d’ora in avanti, il tavolo delle trattative (si riferisce alle cene con Bossi) avrà un inquilino in più. Roba da vecchia politica. Dice di voler contribuire attivamente a portare a termine la legislatura ma fa capire che da oggi in poi si farà come vorrà lui.

Inizia quindi un accenno di discorso programmatico (federalismo, riforme costituzionali, riforma elettorale, quoziente famigliare ecc), in larga parte condivisibile, quando sul più bello si accorge di aver parlato anche troppo e saluta il pubblico con la promessa che “l’azione di Futuro e Libertà andrà avanti”.

Per quanto mi riguarda, l’ho già detto più volte, la prossima volta che si andrà a votare non avrò alcun problema a scegliere Fini se il suo sarà davvero un programma liberale. Ma se mi metto per un attimo nei panni di Berlusconi, con tre anni di fuoco incrociato davanti, non mi fiderei mica di “quello là”.

Per questo motivo, in conclusione, credo che molte delle osservazioni fatte da Fini siano corrette e che il suo (presunto) programma di Governo liberale sia davvero in larga parte condivisibile. Ma chiedo vera chiarezza: per prima cosa non si può guidare un partito (o presunto tale) quando di lavoro fai il Presidente della Camera, quindi prima cosa servirebbero le dimissioni da quel ruolo istituzionale. Quanto al resto, ora che hai scoperto le carte, non cercare di nasconderti dietro l’operato di questo Governo di Berlusconi (che tu appoggeresti). Consideri il PDL finito e la leadership di Berlusconi sbagliata. Abbi il coraggio di dichiarare chiusa anche l’esperienza di questa legislatura e presentati agli elettori con il tuo nuovo progetto. Sono sicuro che il risultato stupirebbe un po’ tutti.

Nota a margine: mai, mai e ripeto MAI per quanto mi riguarda tollererò alleanze con l’UDC o l’API di turno. Il futuro sta nel Bipolarismo: il tuo movimento è “condannato” a formare federazioni con le altre forze di centrodestra contro le forze di centrosinistra. Il centro, il Terzo Polo non è francamente tra le cose che servono al Paese.

Vabbè, ne è uscita praticamente una lettera aperta..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Berlusconi lavora al Dopo-Berlusconi

Libero non è nuovo a sparate del genere, ma non siamo in estate e la situazione politica non è certo “calma e tranquilla”. Ecco perché il retroscena pubblicato oggi da Belpietro & Co. potrebbe essere fondato (sempre che non si tratti di un tentativo di risollevare le vendite).

Anche io l’avevo scritto qualche settimana fa: non si può andare avanti così, serve una scossa.

Quale sarebbe dunque il retroscena clamoroso? Berlusconi, il giorno dopo l’aggressione, avrebbe convocato un vertice segretissimo con cinque fidati collaboratori. A loro avrebbe comunicato che, dopo averci riflettuto in ospedale, ha preso la decisione di farsi da parte. Troppo forte la paura di nuovi attacchi e troppo attaccamento alla vita per metterla di nuovo a rischio. L’unica condizione che Berlusconi avrebbe posto a Napolitano è la scelta personale del nuovo Premier: Angelino Alfano. In pratica Berlusconi accetterebbe di farsi da parte per favorire un clima nuovo nel Paese solo se dal Quirinale arrivasse la disponibilità a varare un nuovo esecutivo con a capo l’attuale Ministro della Giustizia e Tremonti come vicepremier.

Con questa mossa da autentico statista, Berlusconi renderebbe palese il rapporto tra bene del Paese e vantaggi personali. In un colpo solo cancellerebbe il problema della eccessiva personalizzazione della politica, del conflitto di interessi, isolerebbe Di Pietro e porgerebbe al PD su un piatto d’argento la possibilità di un vero dialogo sulle riforme che servono all’Italia.

Ma la strada è stretta, come un sentiero di montagna. In un periodo di timida ripresa economica dopo la crisi mondiale sarebbe troppo rischioso uno stallo politico. E se la figura di Berlusconi (grande mediatore tra i diversi animi del centrodestra) venisse improvvisamente meno bisognerà fare grande attenzione ai rapporti all’interno della maggioranza.

Inoltre, designando Alfano come suo successore, Berlusconi porterebbe alla ribalta la “sua” giovane classe (lo stesso Ministro, ma anche Gelmini, Carfagna, Meloni ecc..) a discapito di Fini e Tremonti, da tutti descritti come i due sfidanti futuri per la guida del PDL. Come reagirebbero costoro? E soprattutto, cosa direbbe la Lega? In fin dei conti, per una questione di numeri, bisogna tenere in considerazione anche queste cose..

Abbaglio dovuto alla troppa neve caduta nelle ultime 24 ore? Può darsi, ma leggendo e rileggendo l’articolo di Libero e quello di ItaliaOggi e pensando alle recentissime aperture di D’Alema (il più furbo di tutti, non dimentichiamolo) verrebbe da pensare che qualcosa sta davvero bollendo in pentola.

La mia personalissima opinione è che il voto dei cittadini, che in pratica scelgono il Presidente del Consiglio, non dovrebbe mai essere contraddetto (come avvenne con la sinistra tra il 1996 a il 2001), tuttavia la particolare situazione in cui ci troviamo, forse consentirebbe o almeno legittimerebbe una forzatura del genere.

Sicuramente se c’è qualcosa di vero lo si saprà nei prossimi giorni. Voi cosa ne pensate?

[Omnia/Luca Zaccaro – via link]

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