La Maggioranza non c’è più

Ciò che è successo poco fa alla Camera ha reso formale una situazione ampiamente preanunciata: il Governo non gode più della maggioranza parlamentare a Montecitorio. Servivano 316 voti, la “maggioranza” ne ha espressi 299. Ergo, come si diceva ai tempi di Prodi, “la maggioranza non c’è più”. E non, sia chiaro, per le assenze di questo o quel Ministro impegnato in una missione diplomatica quanto per la precisa ed esplicita volontà di un gruppo di deputati eletti con la maggioranza che ora dimostrano di avere le mani libere e di potersi consultare con parte delle opposizioni con l’unico scopo di mettere in difficoltà il Governo.

Io non la farei troppo lunga, non starei qui a chiedermi o no se fidarsi di Fini e delle sue rassicurazioni circa la lealtà e la fedeltà. Quando un Governo non riesce più ad esprimere una maggioranza parlamentare (soprattutto se solo in una camera) non resta altro da fare che salire al Colle ed informare il Presidente della Repubblica il quale, verificata l’impossibilità di formare un nuovo “governo d’inciucio” (i numeri al Senato non lo consentono) dovrà dichiarare conclusa questa legislatura.

Era abbastanza probabile che ciò non sarebbe avvenuto oggi, in prossimità della pausa estiva. Ma i numeri comparsi oggi alle spalle di Fini portano dritti dritti verso il Quirinale. A settembre, alla prima occasione utile e dopo un’estate “in trincea”.

A questo punto ogni altra strada sarebbe solo una perdita di tempo.

PS: sia chiaro.. non ho scritto questo articolo in quanto Berlusconiano, ma da semplice spettatore.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Caos-Liste: Decreto inutile

Come sapete benissimo il CDM ha approvato un Decreto interpretativo in materia di liste elettorali che il Presidente della Repubblica ha firmato. Apriti cielo! Popolo viola in piazza, Di Pietro chiama il (suo) popolo alle armi e avanza l’ipotesi di Impeachment per Napolitano e il PD che neanche in questa occasione riesce a vincere la propria incapacità di decidere.

Alla fine della giornata scopriamo che, in fondo in fondo, di quel Decreto (a cui resto contrario di principio) non c’era poi così tanto bisogno dato che il TAR ha riammesso la lista di Roberto Formigoni in Lombardia ma vabbè, qualcosa si doveva fare perché – parole di Napolitano“Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la corte d’appello di Milano”.

Tant’è: andremo a votare. Ma il PDL rischia davvero di perdere molti punti per questo casino sulle liste.

Quando si dice essere autolesionisti..

PS: una nota per i santerellini: andate a leggervi DAW per vedere l’ipocrisia di chi ha più volte usufruito di “aiutini” in materia di liste..

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Berlusconi lavora al Dopo-Berlusconi

Libero non è nuovo a sparate del genere, ma non siamo in estate e la situazione politica non è certo “calma e tranquilla”. Ecco perché il retroscena pubblicato oggi da Belpietro & Co. potrebbe essere fondato (sempre che non si tratti di un tentativo di risollevare le vendite).

Anche io l’avevo scritto qualche settimana fa: non si può andare avanti così, serve una scossa.

Quale sarebbe dunque il retroscena clamoroso? Berlusconi, il giorno dopo l’aggressione, avrebbe convocato un vertice segretissimo con cinque fidati collaboratori. A loro avrebbe comunicato che, dopo averci riflettuto in ospedale, ha preso la decisione di farsi da parte. Troppo forte la paura di nuovi attacchi e troppo attaccamento alla vita per metterla di nuovo a rischio. L’unica condizione che Berlusconi avrebbe posto a Napolitano è la scelta personale del nuovo Premier: Angelino Alfano. In pratica Berlusconi accetterebbe di farsi da parte per favorire un clima nuovo nel Paese solo se dal Quirinale arrivasse la disponibilità a varare un nuovo esecutivo con a capo l’attuale Ministro della Giustizia e Tremonti come vicepremier.

Con questa mossa da autentico statista, Berlusconi renderebbe palese il rapporto tra bene del Paese e vantaggi personali. In un colpo solo cancellerebbe il problema della eccessiva personalizzazione della politica, del conflitto di interessi, isolerebbe Di Pietro e porgerebbe al PD su un piatto d’argento la possibilità di un vero dialogo sulle riforme che servono all’Italia.

Ma la strada è stretta, come un sentiero di montagna. In un periodo di timida ripresa economica dopo la crisi mondiale sarebbe troppo rischioso uno stallo politico. E se la figura di Berlusconi (grande mediatore tra i diversi animi del centrodestra) venisse improvvisamente meno bisognerà fare grande attenzione ai rapporti all’interno della maggioranza.

Inoltre, designando Alfano come suo successore, Berlusconi porterebbe alla ribalta la “sua” giovane classe (lo stesso Ministro, ma anche Gelmini, Carfagna, Meloni ecc..) a discapito di Fini e Tremonti, da tutti descritti come i due sfidanti futuri per la guida del PDL. Come reagirebbero costoro? E soprattutto, cosa direbbe la Lega? In fin dei conti, per una questione di numeri, bisogna tenere in considerazione anche queste cose..

Abbaglio dovuto alla troppa neve caduta nelle ultime 24 ore? Può darsi, ma leggendo e rileggendo l’articolo di Libero e quello di ItaliaOggi e pensando alle recentissime aperture di D’Alema (il più furbo di tutti, non dimentichiamolo) verrebbe da pensare che qualcosa sta davvero bollendo in pentola.

La mia personalissima opinione è che il voto dei cittadini, che in pratica scelgono il Presidente del Consiglio, non dovrebbe mai essere contraddetto (come avvenne con la sinistra tra il 1996 a il 2001), tuttavia la particolare situazione in cui ci troviamo, forse consentirebbe o almeno legittimerebbe una forzatura del genere.

Sicuramente se c’è qualcosa di vero lo si saprà nei prossimi giorni. Voi cosa ne pensate?

[Omnia/Luca Zaccaro – via link]

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