Appesi a un filo

— Aggiornamento: 12/01/2012 15:30 —

Nell’ambito dell’operazione #operationitaly (come da loro descritto su twitter), Anonymous ha lanciato un DDOS contro italia.gov.it (down da parecchi minuti)

— Aggiornamento: 12/01/2012 15:25 —

La Camera ha negato l’autorizzazione alla custodia cautelare nei confronti di Cosentino (PdL). Il risultato della votazione è il seguente: presenti e votanti 607 (ma Fini ha votato?), maggioranza 304, favorevoli 298, contrari 309. La Stampa calcola che, contati gli assenti, sarebbero circa 74 i voti “inaspettati” contro l’arresto provenienti da Pd, UDC e, soprattutto, dalla Lega. Considerazioni giustizialiste a parte c’è da dire una cosa: il grande sconfitto di oggi è Maroni. E la “Caporetto”, a mio parere, è talmente clamorosa da non escludere nulla. Restiamo a vedere. Solo una nota per tutti quelli che scrivono che Cosentino è “salvo”. Non è così: è stata negata l’autorizzazione alla carcerazione PREVENTIVA ma le indagini proseguono.

Da riportare inoltre la notizia che la Consulta ha BOCCIATO entrambi i quesiti referendari sulla riforma elettorale solo poche ore prima di questo voto. Naturalmente in molti hanno subito visto un “collegamento” tra questa decisione e l’esito finale della lotta intestina della Lega sulla votazione in Aula.. mah..

— Aggiornamento: 12/01/2012 12:55 —

Cosentino, appena arrivato in Aula, ha assicurato che si dimetterà dalla carica di coordinatore campano del PdL indipendentemente dall’esito della votazione che ci sarà tra poco. C’è molta incertezza in merito al risultato e soprattutto per quanto riguarda il comportamento dei leghisti, che sembrerebbero però voler seguire le direttive del “nuovo capo” Bobo Maroni.

— Articolo Originale: 12/01/2012 09:34 —

Oggi, verso le 12:30, la Camera vota sulla richiesta di arresto nei confronti di Cosentino, esponente di spicco del PdL ed ex sottosegretario del Governo Berlusconi IV. Non sarà soltanto un voto sulla persona ma, a mio avviso, quello che accadrà tra poche ore potrà avere ripercussioni future sugli equilibri politici.

Per prima cosa si testa la situazione all’interno della Lega: Maroni, ormai molto lontano da Berlusconi e dal PdL è in procinto di “prendere possesso” del suo partito, ha annunciato solo poche ore fa il voto positivo all’arresto della Lega in Commissione. Ieri sera invece è arrivato Bossi (formalmente ancora “il capo”) che ha lasciato libertà di coscienza sul voto di oggi in Aula. Chi la spunterà? Lo vedremo dai risultati. Certo, se il partito voterà compatto per l’arresto vorrà dire che Maroni ha definitivamente vinto la battaglia, mentre se ci saranno evidenti spaccature Bossi potrà ancora rivendicare per sè stesso ed il “cerchio magico” un posto importante al tavolo delle trattative.

In base a come si comporteranno i “padani” in Aula potrebbero anche cambiare in modo netto i rapporti futuri tra Lega e PdL: se la maggioranza degli uomini di Bossi (o di Maroni?) voteranno a favore dell’arresto, un accordo futuro tra i due partiti si fa sempre più improbabile e questo non porterà ad altro che all’accelerazione del movimento verso il centro di questo sfaldato PdL.

Berlusconi (o, meglio, il PdL) ha anche paura del comportamento degli altri partiti: se, tolta la Lega e lo stesso partito di Cosentino, dovessero arrivare solo “sì” all’arresto, la votazione di oggi potrebbe essere considerata una specie di “svolta”, di “cambiamento epocale” (La Stampa parla addirittura di “distruggere definitivamente il Berlusconismo” ma pare un po’ eccessivo). Certo è che però il significato politico sarebbe evidente e la posizione del PdL parecchio indebolita.

Per questi motivi credo che non sia solo il destino di Cosentino ad essere “appeso a un filo” ma quello dell’intero impianto politico attuale (e del prossimo futuro).

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Bossi, Berlusconi, Lega & PdL

E’ vero: è dalla sera delle dimissioni del Cav. che non parlo di politica.
Oggi leggo che, tra mille farneticazioni, Bossi avrebbe detto che Berlusconi: “sta con i comunisti” in quanto ha deciso di far sostenere al “suo” Pdl il Governo del Presidente Napolitano guidato da Mario Monti.
Ora, non mi piace il modo con cui è stato “ucciso” il Berlusconi IV e non mi va a genio questo stato di “Sospesa Democrazia”, ma è tempo di spendere due paroline in merito.

Primo punto: cos’è la Lega? Cos’è il PdL?

La Lega è oggi un partito che non sa più dove sbattere la testa. Sta perdendo quello che è sempre stato il suo “dominus” e, come sempre avviene in questi casi, è iniziata (da tempo, a dirla tutta) una feroce lotta fratricida tra gli “eredi del padrone” (quello che viene definito il “cerchio magico”) e l’ala guidata da Bobo Maroni. Dopo (tanti) anni di Governo si è ormai giocata la carta di “Roma ladrona” che spenna la “gente del Nord”. Lancia macumbe contro i duri provvedimenti dei giorni che verranno, “dimenticandosi” che gran parte di quei sacrifici li ha imposti il “suo” Governo Berlusconi, riapre il Parlamento del Nord (tanto per non buttare via soldi), promette (di nuovo??) la Secessione e scommette sul fallimento dell’Euro annunciando che allora la Padania conierà la sua moneta per non dover più sostenere con la Lira il Meridione. Insomma, discorsi che in questo momento storico ci danno una chiara immagine di cosa sia la Lega e di cosa si appresta ad essere in futuro. Ah, quasi dimenticavo.. Bossi avrebbe anche annunciato che “Tremonti viene con noi”. Finalmente una buona notizia! Notevole, in merito, il commento che viene attribuito dal Corriere della Sera ad Antonio Martino (sapete, uno dei pochissimi Liberali del PdL): “L’unica cosa positiva in questa situazione di assenza di democrazia è che abbiamo solo un Monti. Ci siamo liberati di Tremonti, fuori dalle scatole. Potrebbe sempre tornare, certo. Però come ambasciatore di Bossi in Germania. Magari rappresentante della fantomatica e inesistente Padania”. Cosa altro aggiungere?

Il PdL.. il PdL oggi semplicemente non esiste. In attesa di scoprire, alla prova dei fatti, quali sono le idee di Alfano e quali conseguenze porteranno, il partito è “Sospeso”, insieme alla Democrazia. Zitto il capo (che non può permettersi di parlare troppo anche perché non ha ancora ben capito come andranno a finire i giochi) ognuno parla per sé. Ci si preoccupa di non perdere il vitalizio e quindi si vota, a volte a malavoglia, la fiducia a Monti. Non si vedono all’orizzonte prospettive concrete, nuove scommesse. Ci si avvia verso una stagione di congressi con l’ombra lunga dei “signori delle tessere” che sembra riportare tutto indietro di parecchi decenni. Ci sono le onnipresenti indiscrezioni che parlano in un prossimo futuro di nuova DC con Centro-PdL, UdC e Centro-PD. Cosa che sicuramente piacerebbe a molti (vuol dire Governo garantito per un altro ventennio), ma che al solo pensiero fa rabbrividire me e chi sognava una destra liberale. Insomma, se mai è esistito un vero partito dal nome “Popolo della Libertà”, oggi questo ci appare come una macchia indefinita, perennemente in cerca della propria identità.

Secondo punto: Chi è Bossi, chi è Berlusconi?

Di pari passo con lo sfascio dei due partiti possiamo parlare del destino dei rispettivi leader indiscussi, assoluti protagonisti dell’ultimo ventennio d’Italia.

Bossi, provato dall’Ictus e ormai avanti con gli anni, non ha speranze di continuare a controllare il partito che è stato sua esclusiva proprietà per tutti gli anni 90 e gli anni 2000. Per ora “si ride e si scherza” ma quando, a breve, si tornerà a parlare di alleanze e di elezioni, verranno fuori i nuovi poteri. E l’Umberto, insieme alla sua schiera di fedelissimi, rischia di non portare a casa molto.

Berlusconi si trova in uno stato di “ibernazione forzata”: non ha nessuna chance di essere protagonista nella prossima corsa per Palazzo Chigi né tantomento in quella per il Quirinale (entrambe nel 2013) e la Carta di Identità ci dice che probabilmente non ci saranno occasioni nemmeno in un futuro più remoto. Il suo partito (fatto pur sempre il larga parte da democristiani e socialisti) ha capito l’andazzo e preferisce “tirare a campare” per non perdere il treno dei privilegi che il potere porta con sé. Il mondo delle sue aziende è così cambiato che un suo ritorno arrecherebbe più danni che altro e ancora non ha ben chiaro cosa ne sarà dei suoi processi (che, per quanto ora non siano più una priorità per i “poteri forti”, vanno sempre portati avanti). Oggi, per la prima volta da quando è un uomo ricco e potente, Berlusconi non ha idea di quello che succederà domani, né se (e come) potrà farne parte. Non può giocare d’azzardo come al solito, perché un errore in questa fase potrebbe costare davvero caro. Silvio deve studiare molto bene le prossime mosse, o rischia di dover passare i prossimi lustri a fare il (ricchissimo) Presidente del Milan. Il lungo lavoro che sta compiendo con (e su) Alfano è la prova di come stia tentando di costruire un futuro che lo veda protagonista anche se non più sul palco ma dietro le quinte. Ma chissà come finirà? Basteranno i suoi investimenti (e la preparazione di Alfano, che non va messa in nessun modo in dubbio) per risollevare o ricostruire il partito unico di centrodestra?

Terzo punto: cosa succede domani?

Ci troviamo in un momento storico molto delicato. L’Euro, quello del 2002, è praticamente fallito. L’Europa non se la passa affatto bene e in Italia viviamo in un momento di “Sospesa Democrazia”. Sicuramente è un momento che può tornare utile per riorganizzare l’intero assetto politico (il vero e proprio sconfitto di tutta questa storia) e ripartire, dopo la parentesi Monti, con qualcosa di più vero, più Giusto, più Competente e più Trasparente. Sarebbe una buona consolazione dopo tutto quello che ci è toccato subire e che ci toccherà subire nei mesi a venire. Ma non bisogna abbassare la guardia, perché è proprio in questi momenti di “confusione” che si giocano le partite oscure, quelle delle trame “sottobanco” che non si vedono fino a quando non te le ritrovi al Potere.

Auguri, Italia!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Fini, Berlusconi, il PDL e il futuro

Non so.. c’è ancora più di una cosa che non mi torna.. parlo ovviamente di quanto accaduto ieri a Mirabello (e di tutte le reazioni generate in seguito).

Per carità, Fini ha fatto un bel discorso, scritto molto bene e recitato con la giusta dose di emozione e caparbietà. Ma sui contenuti, molti dei quali condivisibili, c’è da fare qualche appunto.

Fini come prima cosa dice di voler dare “un contributo di chiarezza su quel che è accaduto e su quel che accadrà”. Ma in realtà, denunce di metodi stalinisti a parte, “dimentica” qualcosa quando parla della vicenda che l’ha portato alla quasi-espulsione dal partito che ha contribuito a fondare. C’è da dire, infatti, che è verissimo che all’interno di un partito, soprattutto se liberale, deve essere garantita la facoltà di critica e dissenso, ma la colpa di Fini, secondo Berlusconi, è stata quella di un continuo attacco al governo mezzo-stampa, giorno dopo giorno, per di più da uno scranno istituzionale come quello di Palazzo Madama. Insomma, secondo Berlusconi, di “panni sporchi” bisognava prima parlarne in famiglia. E su questo punto non si può non essere d’accordo con il Cavaliere. La “chiarezza” su quel che è accaduto è quindi stata fatta “a metà”, proponendo un solo punto di vista. E “su quel che accadrà” il discorso è identico: Fini, in pratica, ha annunciato la nascita del suo nuovo partito. Ma senza mai dirlo apertamente. Il partito insomma esiste ma “se non lo dico non si può farmelo dire”. Vedi sopra.. interpretazioni, interpretazioni e ancora interpretazioni..

Ma andiamo avanti..

Il discorso di Fini inizia parlando del PDL al passato (e questo deve avere un valore), e continua entrando nel campo di quello che è stato definito come una rivisitazione del “ma anche” pensiero di Veltroni: il Presidente della Camera dice che il Governo ha contrastato bene la crisi finanziaria MA ANCHE ha sbagliato ad operare “tagli lineari”, dice che il federalismo è necessario MA ANCHE che bisogna fare particolare attenzione al Mezzogiono, e via dicendo..

Fini passa poi al capitolo della giustizia. E qui non si può che condividere le sue parole: la Magistratura va rispettata anche se in essa vivono delle costole ultra-politicizzate; bene uno scudo giudiziario per le alte cariche dello stato ma no a provvedimenti retroattivi; viva il garantismo ma guai a cadere nel desiderio di impunità. Fini ha in pratica offerto a Berlusconi la sua disponibilità a votare il Lodo Alfano costituzionale a condizione che non vengano proposte leggi retroattive potenzialmente in grado di interrompere i processi in atto. Come ho detto sopra, sono d’accordo.

Passiamo poi al capitolo “Governare non vuol dire comandare”, “viva la meritocrazia”, “non esistono eresie” e via dicendo.. belle parole, se non fosse che Fini ci ha abituato, quando era a capo di AN, a frequenti “azzeramenti” del partito in seguito a ribellioni (o presunte tali) dei suoi colonnelli. Insomma, critica Berlusconi per la sua gestione aziendale del partito ma anche lui in quanto a “lettere di licenziamento” non scherza..

Fini, per costruirsi un futuro, deve necessariamente guardare al passato. Per questo motivo ringrazia pubblicamente e “senza ironia” Berlusconi per quello che ha fatto per l’Italia (e per Fini stesso, ndr) nel 1994 quando decise di scendere in campo in prima persona per combattere la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto. Naturalmente Gianfranco si affretta a precisare che gratitudine non vuol dire sudditanza e che quindi è più che lecito esprimere opinioni diverse da quelle del “padrone”. Discorso già affrontato nelle prime righe di questo articolo.

Inizia ora la parte più controversa del discorso di Fini: dice che “il PDL come l’avevamo pensato non esiste più”, che si tratta solo di una “riedizione allargata di Forza Italia” e che quindi Futuro e Libertà non può “rientrare in qualcosa che non esiste più”. Qui c’è un grave errore (o, più probabilmente, l’ennesima “dimenticanza”): il PDL, giova ricordarlo, è nato nel novembre del 2007 dal “Discorso del Predelino”. Berlusconi aveva profetizzato più volte la caduta del Governo Prodi sulla finanziaria. Fini e Casini, allora alleati del Premier all’opposizione, videro in quella “profezia mancata” l’atto finale della guida berlusconiana. Il momento di entrare in scena da protagonisti. Sbagliavano. In poche ore Berlusconi organizzò grandi manifestazioni di piazza e, dopo la raccolta di qualche milione di firme, annunciò la nascita di un nuovo partito all’interno del quale confluiva Forza Italia. Ecco come è nato il PDL: un altro partito Berlusconi-centrico capace di attrarre nella sua orbita tutte le forze di centrodestra (Fini compreso, appena aperta la crisi del Governo Prodi). Caro Gianfranco, il PDL è nato così. Trasformarlo in un grande partito liberale di centrodestra era, col tempo, compito dei suoi membri. Era compito anche e soprattutto tuo, indicato senza ombra di dubbio come il successore di Berlusconi alla guida del PDL stesso. Un partito non nasce “pronto”, va costruito. Berlusconi l’ha creato in pochissimo tempo come solo lui sa fare, usando la sua personalità. Era compito di un politico lungimirante (quale sei tu) guidare insieme al Cavaliere il processo di trasformazione. E questo non si fa con le “sparate” in TV, ma “rompendo i maroni” dall’interno per smuovere le acque dopo l’inizale assestamento degli organi di partito in seguito alla vittoria elettorale. Insomma, tirando le fila, il PDL sarà pure il partito che hai contribuito a fondare, ma anche quello che hai contribuito a distruggere. Se davvero di partito morto si tratta..

Piccolissima parentesi sul caso di Montecarlo. Fini critica pesantemente le campagne di stampa ordite contro di lui dai media controllati dal PDL e capeggiati da “Feltri l’infame”. Ma questo suo atteggiamento in cosa dovrebbe renderlo diverso da quel Berlusconi che critica i giudici “comunisti”? Feltri ha provato a ricordarglielo ieri sera da Mentana, ma senza ricevere risposta. Pensato solo a cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse definito “infame” il direttore di un giornale a lui avverso solo perché lo attaccava con la storia della Noemi Letizia di turno.

Fini si dimostra poi convinto del fatto che non si possa andare ad elezioni anticipate e usa questa sua condizione per “sfottere” chi lo minaccia in questo senso, dicendo di non avere paura e che, d’ora in avanti, il tavolo delle trattative (si riferisce alle cene con Bossi) avrà un inquilino in più. Roba da vecchia politica. Dice di voler contribuire attivamente a portare a termine la legislatura ma fa capire che da oggi in poi si farà come vorrà lui.

Inizia quindi un accenno di discorso programmatico (federalismo, riforme costituzionali, riforma elettorale, quoziente famigliare ecc), in larga parte condivisibile, quando sul più bello si accorge di aver parlato anche troppo e saluta il pubblico con la promessa che “l’azione di Futuro e Libertà andrà avanti”.

Per quanto mi riguarda, l’ho già detto più volte, la prossima volta che si andrà a votare non avrò alcun problema a scegliere Fini se il suo sarà davvero un programma liberale. Ma se mi metto per un attimo nei panni di Berlusconi, con tre anni di fuoco incrociato davanti, non mi fiderei mica di “quello là”.

Per questo motivo, in conclusione, credo che molte delle osservazioni fatte da Fini siano corrette e che il suo (presunto) programma di Governo liberale sia davvero in larga parte condivisibile. Ma chiedo vera chiarezza: per prima cosa non si può guidare un partito (o presunto tale) quando di lavoro fai il Presidente della Camera, quindi prima cosa servirebbero le dimissioni da quel ruolo istituzionale. Quanto al resto, ora che hai scoperto le carte, non cercare di nasconderti dietro l’operato di questo Governo di Berlusconi (che tu appoggeresti). Consideri il PDL finito e la leadership di Berlusconi sbagliata. Abbi il coraggio di dichiarare chiusa anche l’esperienza di questa legislatura e presentati agli elettori con il tuo nuovo progetto. Sono sicuro che il risultato stupirebbe un po’ tutti.

Nota a margine: mai, mai e ripeto MAI per quanto mi riguarda tollererò alleanze con l’UDC o l’API di turno. Il futuro sta nel Bipolarismo: il tuo movimento è “condannato” a formare federazioni con le altre forze di centrodestra contro le forze di centrosinistra. Il centro, il Terzo Polo non è francamente tra le cose che servono al Paese.

Vabbè, ne è uscita praticamente una lettera aperta..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Riflessioni sull’ufficio di presidenza del PDL

L’altro ieri si è svolto a Palazzo Grazioli l’atteso ufficio di presidenza del PDL durante il quale è stato redatto il documento di 10 pagine in cui si elencano i 5 punti programmatici da realizzare nei prossimi tre anni di legislatura.

Viso il clima intorno a questa riunione (che avrebbe dovuto decidere le sorti della legislatura) mi aspettavo tutt’altro che un Berlusconi (apparentemente) calmo e rilassato. Come interpretare dunque questo segnale?

Le possibilità, a mio parere, sono due:

1) Berlusconi è riuscito, imbarazzanti smentite a parte, a (ri)portare dalla sua parte una decina di “profughi” finiani, parlando di elezioni anticipate e di “scomparsa” di Fini stesso dallo scacchiere Nazionale.

2) Berlusconi, come ha detto Fini, si è reso conto che in caso di elezioni la Lega otterrebbe risultati straordinari al Nord, mentre al Sud “basterebbe una variazione di un paio di punti percentuali” per far “ballare” il Senato. A questo punto, è il ragionamento che in realtà fanno in molti, la Lega potrebbe spingere per un Governo Tremonti.

A voler essere obiettivi sembra che la seconda possibilità sia quella più probabile: la Lega ha appena annunciato che alle prossime politiche (verso le quali sta spingendo davvero tanto) si presenterà in tutte le regioni, anche al sud, con Maroni capolista. Oltre a questo i bene informati assicurano che tra le alte personalità del PDL lo stesso Tremonti sia quello che più spinge verso le urne.

Cosa ci aspetta dunque? In entrambi i casi, probabilmente, la fine politica del centrodestra. E forse anche dell’era Berlusconiana. Questa volta per davvero.

Va detto però che ogni volta che il Cavaliere è stato dato per “spacciato” (politicamente, s’intende) è sempre “rinato” più forte di prima. Bisogna solo aspettare..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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E’ tutto FINIto?

L’immagine qui sopra, che giganteggia anche nell’home page del Corriere, segna un punto di non ritorno nella storia politica del centrodestra italiano: le strade di Fini e Berlusconi si sono definitivamente separate.

Aveva resistito allo tsunami della fine della CDL e, un po’ a malincuore, aveva deciso di far confluire la “sua” AN nel PDL. Poi ha conquistato la poltrona della Camera e ha perso di vista i resti del suo partito, “fagocitati” dall’area forzista e da Berlusconi in persona.

Ora, dopo la  vittoria “osteggiata” alle regionali (solo l’ultima di una serie innumerevoli battaglie della “guerra fredda”), è arrivato il faccia a faccia con il Premier, un giorno dopo l’incontro tra lo stesso Berlusconi e Bossi. E’ chiaro che qui si stanno pianificando non solo le grandi riforme, ma anche la geografia politica del centrodestra dopo il 2013 (avete per caso sentito le sparate sul premier leghista?). E Fini forse ha capito che il suo potere d’acquisto è notevolmente diminuito di recente.

Il presidente della Camera avrebbe minacciato, secondo quanto viene riferito da fonti della maggioranza, l’ipotesi di creare in Parlamento gruppi autonomi dal Pdl.

Berlusconi, dal canto suo, avrebbe risposto: «Rifletti bene su questa decisione di dar vita a gruppi autonomi perché se lo farai l’inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza della Camera»

Nulla da eccepire: se Fini ha deciso di percorrere questa strada è liberissimo di farlo, ma prima deve rinunciare al ruolo che il PDL, tutto il PDL, gli ha permesso di ricoprire.

In realtà c’è anche una seconda possibilità: se Fini decidesse di dar vita ad un gruppo parlamentare e se i suoi “fedelissimi” avessero i numeri per decidere le sorti del Governo, allora dovrà essere Berlusconi stesso a dimettersi.

In ogni caso una cosa è certa: l’idillio (vero o presunto) tra Berlusconi e Fini è finito. E quasi sicuramente lo è anche il PDL come speranza di un partito di destra moderno e non Berlusconi-centrico.

Male per l’Italia. Bene per Berlusconi che accresce ancora di più il suo potere politico.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Berlusconi, la vittoria, il futuro

Dalla vacanza sarda qualche piccola annotazione sull’esito finale della tornata elettorale di giugno. Un primissimo giudizio va ai referendum che hanno fallito (e di molto) il quorum. Un risultato che non stupisce nessuno visto che la data del 20 giugno era stata fissata proprio per rendere quasi impossibile l’arrivo ai seggi di più della metà degli aventi diritto. La Lega, insieme ad altri, gridano al fallimento del referendum. Consiglio loro di non buttare benzina sul fuoco. Non sono certo io a dover far notare come, pur avendo votato solo il 23% dei cittadini, i “Sì” hanno sfiorato l’88%. Segno che la gente chiede cambiamento e se questa richiesta verrà ignorata sarà un danno per la democrazia tutta. Passiamo alle elezioni amministrative. Dario Franceschini (che oggi si è candidato alla segreteria del partito nel congresso di ottobre) parla di “tramonto della Destra”. Berlusconi risponde ironico: “Mi piacerebbe sempre perdere così”. Spiace fare la figura del solito berlusconiano ma qui Franceschini ha dato i numeri! Si fosse limitato a dire che la persona di Berlusconi non ha sfondato si poteva anche essere d’accordo (ci tornerò tra un attimo), ma affermazioni come quella dell’attuale leader del PD suonano davvero ironiche. I numeri del Cavaliere, come spesso accade, valgono più di mille parole: prima delle elezioni il PDL governava circa 5 milioni di elettori, ora sono ventuno. Viceversa il PD ha più che dimezzato questo stesso dato. E’ una sconfitta sotto tutti i fronti. Dal PD fanno notare come nei ballottaggi la tendenza si sia un po’ invertita rispetto alle europee e al primo turno delle amministrative. Insomma, il PDL ha conquistato Milano provincia (pur con gli imprenditori al mare), Venezia e altre roccaforti rosse come Prato. Il dato che esce dalla segreteria PD è in realtà un boomerang: l’inversione di tendenza, se c’è stata, è di nuovo a favore del PDL! Vero che in questa ultima tornata il PD ha subìto meno sconfitte, ma è pur vero che i ballottaggi riguardavano quasi esclusivamente roccaforti rosse. In pratica: il solo fatto di essere arrivati al ballottaggio in città come Bologna o Firenze, o la già citata provincia di Prato, è un risultato storico per l’accoppiata PDL/Lega. Poi i successi del PD erano quantomeno scontati! Spero di essermi spiegato a sufficienza.

Ma ora bisogna guardare al futuro. Il G8, l’agenda di Governo 2009/2010 e le regionali della prossima primavera. Berlusconi sembra voler allontanare l’idea di un “erede”. Buon segno. Non mollerà. Ma se ha scelto di non mollare deve essere cosciente che dovrà ricominciare a fare “l’istituzionale”. Niente più battutine o allusioni ma solo lavoro, lavoro, lavoro. Basta parlare delle inchieste in corso. Niente scuse (come gli ha consigliato Cossiga). Buonissima l’idea di un summit per fare il punto sul programma per il prossimo anno. La politica deve necessariamente tornare a parlare di politica. In questo modo il PDL e Berlusconi torneranno a volare nei sondaggi. Forse lo stesso Berlusconi non si aspettava una flessione del 3% in seguito agli attacchi ricevuti. Ha sottovalutato la meschinità di chi lo sta attaccando. Ora, ripeto, non bisogna dare respiro agli oppositori. Si torni a fare politica, si smetta di parlare di passera. Si faccia un bel G8 e, dopo una breve vacanza, si dia il colpo finale alla crisi economica. Ecco la ricetta per stravincere le regionali del 2010 e per iniziare a riformare questo Paese.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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