È Finita

Berlusconi Crisi

Silvio,

in fondo mi stai simpatico, non l’ho mai negato. A livello personale posso anche essere dispiaciuto per quello che ti è capitato in questi ultimi giorni, ma ci sono comunque un paio di cose che devi sapere..

“Innocente fino a prova contraria” – Così si ripete spesso quando un’indagine (o anche solo un sospetto) prende di mira un cittadino italiano. E ci mancherebbe! Il garantismo è una cosa seria!

Ma, da cittadino italiano, bisogna accettare che se tutti e tre i gradi di giudizio previsti dal nostro Paese arrivano alla medesima conclusione questa è definitiva.

Un condannato in Cassazione è colpevole. Punto.

Non mi interessa cosa pensi tu o cosa penso io della Magistratura, di quel Giudice o di quella Toga. Colpevole. Punto.

Come un qualsiasi altro cittadino nella tua stessa situazione ora è tempo di accettare il verdetto e scontare la pena stabilita senza se e senza ma. Altro che chiedere la grazia!

In più, dato che non sei un comune cittadino ma un leader di partito e di coalizione, nonché Senatore della Repubblica italiana, ci sono un paio di cose in più che andrebbero fatte prima di decidere dove trascorrere il periodo agli arresti domiciliari o dove prestare servizi sociali:

– In primis dovresti presentare spontaneamente le dimissioni dalla carica di Senatore perché è semplicemente inconcepibile che un pregiudicato sieda in Parlamento

– In secondo luogo dovresti dimetterti, almeno ufficialmente, dalla presidenza del PdL (o di Forza Italia 2.0, o di come diavolo si chiama ora il partito) e smettere di annunciare candidature per la prossima campagna elettorale.

Secondo il mio modestissimo parere avevi imboccato la strada giusta a Novembre di due anni fa quando, nonostante tutto, avevi presentato spontaneamente le dimissioni dalla Presidenza del Consiglio e ti eri di fatto ritirato dalla politica attiva. Poi, mio malgrado, ho dovuto sorbirmi tutta la storia della “ri-discesa in campo” (per quanto, visti i risultati delle ultime politiche, non posso non riconoscere che si è trattato di una scelta vincente).

E invece eccoci qui.. per il momento quindi non faccio altro che riproporti quello che vado ripetendo da parecchio tempo ormai: goditi i tuoi soldi e il tuo successo, inizia a costruire i famosi ospedali in Africa ma ti prego, basta con i comizi e con i “Io sono innocente, riformerò la Giustizia e abbasserò le tasse”. Basta davvero.

Con affetto,

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Waterloo Democratica

Prodi e Bersani

“Non dire gatto finché non ce l’hai nel sacco” – così recita un noto proverbio. Che il buon senso questa sera ci permette forse di non considerare troppo.

Visto che non tutti hanno seguito le maratone di 10 ore di Mentana su La7 riepiloghiamo in breve le perle di saggezza del Partito Democratico e del suo Segretario Bersani a partire da ieri mattina, quando sono iniziate le votazioni per l’elezione del dodicesimo Presidente della Repubblica:

Bersani partiva probabilmente dalla volontà di avere un PdR “di rottura”, che gli consentisse di avere un incarico pieno e andare in Parlamento a cercarsi i voti. Voleva Prodi.

Poi, mentre arrivavano i primi inviti di convergenza dal M5S sul nome di Rodotà, Bersani annunciava (un po’ a sorpresa) la volontà di eleggere un PdR condiviso con il Centrodestra e fa il nome di Marini. I suoi elettori scendono in piazza a protestare contro l’inciucio, Grillo e Monti si infuriano, il PdL gongola e non fa mancare neanche un voto. Peccato che metà dello stesso Partito Democratico affossa la linea del Segretario e fa mancare a Marini il supporto necessario. Il primo candidato viene bruciato in un modo così forte da non poter essere più ripresentato.

Sono circa le tre del pomeriggio. Bersani, forse un po’ frastornato, annuncia scheda bianca fino alla quarta votazione, quella  maggioranza assoluta.

Questa mattina, dopo una lunga nottata, Bersani cede, abbandona la linea del dialogo e candida in pompa magna alla quarta votazione Romano Prodi, incassando applausi e l’unanimità della riunione appositamente convocata.

I democratici arrivano in Aula e la trovano semi-deserta, dato che PdL e Lega decidono di non partecipare al voto (per testare la tenuta dei Montiani sul nome di Cancellieri). Dopo una mattinata di fitte trattative tra il Pd e Monti per cercare la più ampia convergenza possibile si arriva al voto del pomeriggio con la sensazione che Prodi ce la possa fare, o al massimo che tutto venga rinviato a domani mattina.

Invece succede l’inenarrabile: i Montiani votano compatti la Cancellieri, così come i Grillini continuano a fare con Rodotà. E Prodi, badate bene, ottiene solo 395 voti. Cento in meno di quelli che l’avevano candidato all’unanimità solo poche ore prima. Vendola annuncia che i voti dei suoi erano segnati. Questo vuol dire, incredibile, che le 100 defezioni sono TUTTE interne al PD.

Il partito corre in ritirata. Inizia, molto in anticipo sulla tabella di marcia, la notte dei lunghi coltelli.

Per qualche ora non si sa nulla. Poi iniziano ad arrivare le prime conseguenze, tanto importanti quanto clamorose:

+++ Ore 20:44 – Rosy Bindi si dimette dalla Presidenza dell’Assemblea PD con questa dichiarazione: “Il partito ha dato cattiva prova di se ma la responsabilità non è mia: non sono stata direttamente coinvolta nelle scelte degli ultimi mesi” +++

+++ Ore 20:50 – Romano Prodi ritira ufficialmente la sua candidatura con questa dichiarazione: “Chi mi ha portato fin qui si assuma le proprio responsabile” +++

+++ Ore 22:28 – Pierluigi Bersani annuncia ufficialmente le sue dimissioni dalla Segreteria del PD con questa dichiarazione: “Uno su quattro ha tradito, è inaccettabile” +++

Penso di non esagerare definendo la giornata di oggi la più disastrosa nella storia del Centrosinistra italico. Nel giro di una manciata di minuti un’intera area di pensiero ha perso Presidente, Segretario e ispiratore e collante politico. Il tutto, non dimentichiamolo, partendo da una situazione che faceva presagire, non più di quattro mesi fa, una larga vittoria elettorale con maggioranza solida e compatta sia alla Camera che al Senato, in grado di garantire una agevole elezione proprio del Presidente della Repubblica.

Ora non so cosa accadrà domani, alla quinta votazione. Né tanto meno posso immaginare quello che capiterà alle ceneri del PD. Quello che so per certo è che da queste ceneri potrebbe rinascere (senza grandi meriti, in realtà) il Centrodestra di Berlusconi che a questo punto si ritrova catapultato nuovamente in un gioco da cui pensava di essere stato tagliato fuori in maniera incontrovertibile.

Per quanto riguarda il discorso Quirinale sarei più propenso a dire Cancellieri, anche se devo ammettere che l’idea della Bonino non me la sento di buttarla del tutto. Rodotà mi pare un po’ troppo anziano, senza contare che ha la colpa di essere stato indicato da Grillo. Ma non mi sbilancio oltre perché si è ben visto che fine hanno fatto oggi i sondaggisti della domenica.

Ultima nota, per oggi, è la mia considerazione sulle dimissioni di Bersani: per quanto mi riguarda sono sacrosante, anche se terribilmente in ritardo: il Segretario, non-vincitore alle elezioni, avrebbe dovuto farsi da parte il giorno dopo il voto. Ma questa è un’altra storia. Di sicuro non potevano andare avanti dopo le pessime (ma veramente) figure degli ultimissimi giorni. Certo, ora ci sarà da riparlare anche della questione del Governo. Ma questo avverrà solo tra qualche giorno.

Per il momento mi fermo qui. Credo che una notte sia il tempo minimo utile per riflettere su questa clamorosa Waterloo Democratica.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Oscar Giannino si dimette

Oscar Giannino

Oscar Giannino ha deciso di dimettersi da Presidente di Direzione del movimento Fare per Fermare il Declino in seguito alla vicenda dei falsi titoli di studio di cui si parla da un paio di giorni.

Come ho scritto allo stesso Giannino su Twitter la bugia mi ha fatto incazzare, così come la notizia delle dimissioni mi ha fatto dispiacere. Ma al tempo stesso la consapevolezza dell’importanza di questo gesto mi ha ricordato (se mai ce ne fosse bisogno) di quanto Fare sia diverso da tutti gli altri partiti che in questi giorni si stanno azzannando con l’unico scopo di arraffare un voto in più.

Come ha scritto il diretto interessato “E’ una regola secca: chi sbaglia paga. Deve valere in politica e soldi pubblici, io comincio dal privato”. Una eccezionale prova di onestà e responsabilità in questo Paese in cui rispondere delle proprie azioni sembra essere diventato un optional.

Senza spendere una sola parola in più voglio ringraziare Oscar Giannino per l’impegno profuso per la causa di Fare, rinnovandogli la mia personalissima stima al di là di qualsiasi ipotetica laurea o ipotetico master. Grazie per aver portato un programma chiaro e davvero liberale/liberista all’attenzione degli italiani e grazie per aver reso possibile l’aggregazione di tanti cittadini che la pensano allo stesso modo e che vogliono per l’Italia un futuro migliore. Grazie perché con le tue dimissioni oggi hai permesso a questo movimento di dimostrare che essere coerenti, onesti e responsabili può ancora essere la prerogativa di chiunque voglia ambire alla guida del Paese.

Ora viene il difficile. Ora viene il bello. Riusciranno gli Italiani a capire tutto questo? Capiranno che è meglio sbagliare, pentirsi e agire di conseguenza piuttosto che fare promesse che mai potranno essere mantenute? Riuscirà chi già aveva deciso di dare il proprio voto a Fare che questo è solo un motivo in più per giustificare la propria scelta? Riuscirà chi ancora è indeciso a capire che è il momento di prendersi la responsabilità di un voto nuovo e davvero utile?

Tra una settimana lo sapremo.

Per quanto mi riguarda spero davvero che Fare possa sopravvivere a Giannino e a queste elezioni. Perché dal 26 Febbraio l’Italia avrà ancora più bisogno di gente impegnata a fermare il suo declino.

My 2 Cents, as usual.

[Omnia / Luca Zaccar0]

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Lega Nord: Umberto Bossi lascia

5 Aprile 2012, ore 16:30. Umberto Bossi si dimette. Non è più Segretario della Lega Nord.

“Non ho alternative. Mi dimetto perché questa storia colpisce me e la mia famiglia. Chi sbaglia paga, non importa che cognome porta”.

Ora sì che, senza più possibilità di scampo, si può dire che la Seconda Repubblica è finita per sempre.

Era il giorno del Consiglio Federale, convocato in tutta fretta per sostituire il tesoriere Belsito, accusato di tutto e di più da tre diverse procure. Ma poi, nella serata di ieri, esce la notizia della cartelletta “The Family”, ritrovata durante le perquisizioni negli uffici di Belsito. La Famiglia è, ovviamente, quella del Capo. Si scopre che, in pratica, l’intera famiglia avrebbe usato soldi del partito per affari più o meno personali, senza che il “vecchio Leone” ne sapesse nulla.

A questo punto Bossi, non certo un novellino, capisce che è il tempo dello Showdown.
Senza le sue dimissioni, a vent’anni esatti dalla prima storica vittoria, la Lega sarebbe finita oggi. Adesso almeno guadagna qualche mese e qualche timida speranza.

La guida passa, in attesa del Congresso d’autunno, al triumvirato Maroni, Calderoli, Dal Lago. Umberto Bossi viene nominato invece Presidente del Partito.

Ma la notizia riguarda soprattutto l’uomo-Bossi. Leader indiscusso del movimento lombardo dal 1989 fino a quel tristemente noto 11 Marzo 2004 quando un ictus limitò in modo abbastanza evidente le possibilità di leadership. Da allora all’interno della Lega è iniziata una battaglia tra quello che è stato definito il “Cerchio Magico” (che vegliava su Bossi e, di fatto, prendeva molte decisioni in nome suo) e quella che tempo dopo sarebbe diventata nota come “l’ala maroniana”.

Adesso fa quasi effetto vedere come l’uomo, malato e affaticato, sarebbe stato “circumvenuto” da chi gli stava più vicino. In questo senso non è ancora possibile dare un giudizio complessivo sull’intera vicenda. Ma va dato atto all’Umberto che quello che ha fatto non è da tutti. Ha lasciato. E, intendiamoci, non è un capo qualunque. Bossi ha lasciato (e forse con un po’ di sollievo) e la Lega, se esisterà ancora, non sarà più la stessa.

Vediamo come vanno le cose. Per adesso voglio solo salutare l’Umberto perché, in fondo, ha sempre creduto fermamente in quello che faceva.

Ah, un’altra cosa. Secondo me si può fare un parrallelo, più o meno mirato, con quello che è successo a Berlusconi nella sua avventura politica per “colpa” (più o meno grande) del suo “Cerchio Magico”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Ciao (e, nonostante tutto, grazie)

+++ Dodici Novembre Duemilaundici. Ore Ventuno, Quaratuno Minuti e Trenta Secondi. Silvio Berlusconi si è dimesso dall’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. +++

Non è la caduta di un Governo. E’ la fine di un’era.

Silvio lascia perché è stato messo nella impossibilità di continuare il suo operato. Lascia pur sapendo di perdere una leadership, un partito e una coalizione di Governo. Lascia consapevole del fatto che del “suo” PdL, di quello che aveva immaginato nei suoi più “azzurri” sogni come casa di tutti i moderati, non resterà che uno sbiadito ricordo da qui a pochi mesi. Lascia con il cruccio di non aver saputo “costruire” un erede. Lascia ferito, stra-convinto di essere stato tradito dai poteri forti che da anni lo avrebbero messo nel mirino, ma anche e soprattutto dal “vile tradimento” degli amici più stretti, quelli a cui era riuscito a cambiare la vita e che pensava riconoscenti in eterno.

Lascia, fatemelo dire, con le lacrime agli occhi dopo aver visto come lo hanno accolto quelle 150/200 persone fuori da Palazzo Chigi e dal Quirinale. Perché lui, all’acclamazione della “gggente”, ci tiene davvero, da sempre. E sono queste cose a ferirlo. Più di un freddo voto parlamentare.

Se ne va Berlusconi. Certo, non come aveva immaginato di fare non più di tre anni e mezzo fa. Pensava, sperava, di riconsegnare al suo successore un’Italia migliore, più libera e moderna. Non ci è riuscito. Non ci è andato neanche vicino.

La colpa è sua? Certo. Perché quando decidi di fare il Presidente del Consiglio ti devi anche prendere carico di tutte le responsabilità che l’incarico impone. Fallimenti (soprattutto) compresi.

La colpa è SOLO sua? No. Assolutamente no. Spero lo capiscano, in fondo in fondo, quelle persone in festa al Quirinale. Quelle persone che giubilano alla fine di una dittatura (?) non del tutto consci del fatto che da lunedì dovranno versare lacrime e sangue.

Nell’ultimo anno, a partire dall’estate del 2010, ho più volte invocato a gran voce la fine del “Berlusconi IV”. Non aveva tenuto fede alle promesse elettorali e nulla faceva sospettare che il futuro sarebbe stato diverso. Silvio doveva dimettersi poco dopo il voto del 14 Dicembre scorso, dando il là ad un altro Governo di centrodestra allargato a Fini e all’UDC.

Ha scelto di andare avanti. Dando visibilità agli Scilipoti di giornata. Solo per sopravvivere. E questo è stato l’errore fatale. Giocandosi reputazione e credibilità in un sol boccone.

Detto questo, a mio modestissimo parere, a Silvio dobbiamo anche dei grossi “GRAZIE”. Lo dobbiamo ringraziare per aver sconfitto sul nascere la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto, per aver portato anche in Italia l’idea di un sistema Bipolare in cui ci sono due soli schieramenti contrapposti, lo dobbiamo ringraziare per aver reso possibile (anche se non per via costituzionale) l’indicazione delle alleanze e del candidato Premier sulla scheda elettorale. Lo dobbiamo ringraziare per aver tentato, fallendo, di dare vita ad un grande partito unico di centrodestra. Lo dobbiamo ringraziare per mille altre ragioni.

Si tenga in ogni caso presente che oggi, insieme a Berlusconi, cade la Politica intera. Cade la Democrazia. Domani nascerà un Governo che non ha legittimazione popolare. Berlusconi resta intimamente e fermamente contrario a questo scenario perché collide in toto con la sua idea. Ma è stato costretto a fare quello che ha fatto. Ha cercato fino all’ultimo di mettere dei paletti a quello che sarà il Governo Monti. Piaccia o non piaccia Berlusconi mantiene ancora (?) una maggioranza parlamentare almeno al Senato.

Cosa ne sarà di noi? Lo scopriremo solo vivendo. Saranno settimane, mesi difficili. Speriamo almeno che serva a qualcosa e che quando torneremo al voto ci sarà di nuovo tempo per speranze e nuovi orizzonti.

Per il momento, costi quel che costi, io ci tengo a fare una precisazione “a caldo”, sicuro che tra qualche anno sarà pensiero comune:

“Ciao e grazie, Silvio”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Goodbye Silvio

E’ finita. Stop. Berlusconi è salito al Colle (che ironia, fino a due anni fa poteva anche ambirci) e ha concordato con il Presidente della Repubblica che presenterà le proprie dimissioni e quelle del Governo che presiede non appena il Parlamento avrà votato la legge di stabilità. Tempo una quindicina di giorni e si chiuderà ufficialmente il ventennio Berlusconiano. E’ davvero troppo presto per scrivere qualcosa a riguardo. Per il momento conta solo che il famoso “passo indietro” (o di lato, se preferite) sia avvenuto. Oggi abbiamo scritto una pagina importante della Storia d’Italia.

Ecco il comunicato ufficiale del Quirinale: “Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa sera in Quirinale il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, accompagnato dal Sottosegretario dott. Gianni Letta. All’incontro ha partecipato il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere Donato Marra. Il Presidente del Consiglio ha manifestato al Capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera ; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l’approvazione della Legge di Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea. Una volta compiuto tale adempimento, il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione.”

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Coerenza

E ora non venitemi a raccontare che si trattava di un parere marginale, che quello che conta è il voto del Parlamento e che la riforma può essere portata avanti comunque.. una Commissione Parlamentare non ha dato il via libera (voto: 15 a 15) alla riforma più importante della legislatura, segno evidente che in questo momento il governo non gode di una maggioranza stabile. Poi possiamo stare qui ore a fare i conti con il Deputato assente e quella incinta, o a spulciare le notizie di “gossip” per scoprire chi saranno i nomi dei prossimi “acquisti” del gruppo di Responsabili.

Ribadisco quindi quello che ho detto solo qualche giorno fa: Berlusconi deve dimettersi. Non perché fa i festini, non perché Bersani raccoglie le firme, non perché i giudici lo vogliono a processo subito. Berlusconi deve dimettersi perché il Governo da lui presieduto non è più in grado di portare avanti nessuna riforma. Bloccato dagli esigui margini numerici (dovuti al brutale divorzio con Fini) ma anche e soprattutto dalla sua eterna lotta contro una cerchia ristretta di magistrati.

Proprio come scrivevo nel precedente articolo, Berlusconi ha tutto il diritto di difendere le sue ragioni davanti alla Giustizia. Ma questo non può essere il fattore scatenante dell’immobilismo italiano.

Sì perché, parliamoci chiaro, se non fosse scoppiato PROPRIO ORA il Ruby-gate oggi Berlusconi avrebbe di nuovo una maggioranza capace di approvare le riforme. Giustizia ad orologeria quindi? Probabilmente sì, almeno in parte. Ma anche con numeri più “larghi” state certi che questi giorni sarebbero stati dedicati allo studio di nuove misure per garantire al Cavaliere una temporanea immunità piuttosto che all’attuazione di riforme per rilanciare l’economia (come recentissimamente dichiarato dal Silvio Nazionale).

Ma quindi? Passiamo dalla teoria alla pratica? Probabilmente no: come dicevo Berlusconi è comunque vicinissimo a raggiungere l’autosufficienza anche alla Camera e le dichiarazioni di Bossi (“Col pareggio al voto? Vedremo”) fanno presagire che la legislatura, almeno per ora, è destinata a proseguire.

Con straordinarie riforme liberali? Certo che no.. al massimo verrà modificato (e votato) il Federalismo e poi.. le “Idi di Marzo”..

Dimissioni dunque, oppure (ma proprio non riesco a concepire in che modo) una vera “nuova fase”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Se Berlusconi perde la Carfagna..

Mara Carfagna, 35 anni. Ballerina, Miss Cinema 1997, sesta classificata a Miss Italia 1997, Laureata in Giurisprudenza con 110 e Lode nel 2001, show-girl fino al 2006 poi Deputata di Forza Italia (elezioni 2006) e PDL (2008). Ricopre l’incarico di Ministro per le Pari Opportunità dal maggio dello stesso anno.

In molti la ritengono “frutto politico” di Silvio Berlusconi. Senza dubbio deve ringraziare il Cavaliere per averle offerto un posto che però non ha mai dimostrato di non meritare. Anzi: se guardiamo una foto ricordo dei Ministri scattata l’8 Maggio 2008 possiamo notare che uno (Scajola) è stato costretto a dimettersi per una (presunta) irregolarità riguardo una casa di Roma, un altro (Zaia) ha lasciato per prendere la guida del Veneto, uno (Bondi) sta per subire una mozione di sfiducia relativamente al crollo di Pompei, un altro ancora (Bracnher) non è durato che un paio di giorni e per finire Ronchi se n’è andato con Fini. Questo breve elenco di politici “politicanti” serve per chiarire una volta per tutti che non è detto che in questo campo l’esperienza sia una assoluta assicurazione. Capita invece che a volte la troppa abitudine a vivere vicende squisitamente politiche porti a decisioni e/o comportamenti che, visti dalla gente comune, suonano come l’ennesima dimostrazione dell’opportunismo in cui si distinguerebbero, secondo appunto visioni del “popolo”, gli appartenenti alla Casta.

Ammetto di non poter giudicare l’azione della bella Carfagna in qualità di Ministro, ma solo perché sono io a non avere le basi per formulare un giudizio. Pare però che il suo lavoro non sia stato affatto disprezzato. O per lo meno ha passato gli ultimi due anni a lavorare invece che comparire un giorno sì e l’altro pure in tutte le trasmissioni per chiedere più soldi o per accumulare visibilità. Non dimentichiamo inoltre il record di preferenze ottenute nelle recenti elezioni (in Campania).

Quello che voglio dire è che forse, zitta zitta, Mara è una delle poche che può davvero definirsi un “politico” nella concezione originale del termine: prende voti, ottiene incarichi, lavora per portarli a termine e cerca di ritagliarsi un posto sempre migliore nel partito in cui milita.

Come avrete letto, Mara ha annunciato che dopo aver votato la fiducia a Berlusconi il 14 Dicembre rimetterà il suo mandato da Ministro e darà le sue dimissioni da Deputata. Dice di non riconoscersi più nel suo partito, dice di vivere perennemente in contrasto con la dirigenza pidiellina nella “sua” Campania e sostiene di sentirsi “inuntile” in quanto le sue considerazioni non vengono ascoltate dalla dirigenza. A questo bisogna aggiungere tutte le “malelingue” che da sempre ricoprono di insulti e sospetti la bella Deputata e, recentissimamente, i forti contrasti con la Mussolini e chi come lei la accusa di intrattenere rapporti politici con Bocchino e con i finiani.

Partiamo con il dire che non sta scritto da nessuna parte che due politici appartenenti a schieramenti diversi non possano parlare, discutere di politica o di quello che gli pare. Questa è la concezione di politica che regna in Italia, dove l’altro è per forza di cose il nemico appestato da combattere ad ogni costo. Io, l’ho già detto, sono convinto che in politica la fedeltà (concetto diverso dalla riconoscenza) non esista. Capire di dover cambiare strada è legittimo se lo si fa con coerenza. Ma qui siamo di fronte a qualcosa di diverso: se davvero la Carfagna dovesse decidere di abbandonare ogni suo ruolo politico (ma anche se dovesse decidere di passare con Fini) questo non sarebbe che la conferma di quello che ho scritto poco sopra. Solo un “politico” vero rinuncia di colpo al ruolo di Ministro e di Parlamentare per questioni ideologiche. Molti, seppur ignorati dalla dirigenza del loro stesso partito, non ci penserebbero minimamente a chiudere gli occhi e fare finta di nulla. Se non altro per il lauto stipendio mensile e tutto ciò che vi ruota intorno.

Comprendo che forse il senso questo mio post non sia ancora chiaro, tento allora di arrivare al sodo: Berlusconi sta navigando verso il voto del 14 dicembre cercando in ogni modo di recuperare qualche “indeciso” (soprattutto alla Camera). Questo è legittimo. Quello che forse non stiamo considerando è che se il Governo dovesse sopravvivere avremmo un aumento generale di percezione di quello che possiamo definire un “grande mercato”, mentre la Politica, con la P maiuscola, sarebbe sempre più latitante.

Ecco perché per principio sono più favorevole alle urne: andare avanti con un Governo sostenuto da una maggioranza “d’interesse” è ben altra cosa che dare al Paese una immagine di bella politica.

Per questo motivo, se le intenzioni di Mara Carfagna sono oneste e se le sue lamentele rimarranno inascoltate (e ovviamente se davvero lascerà baracche e burattini), voglio schierarmi fin da ora dalla sua parte.

Se Berlusconi perde la Carfagna sarà solo ed esclusivamente peggio per lui: da lui veniva l’idea che la politica deve essere mestiere per tutte le donne e gli uomini onesti e volenterosi. Il suo quarto Governo rischia invece di continuare a vivere sostenuto quasi esclusivamente dai “professionisti”, vecchi volponi che sono nel giro da più di cinque lustri e che non hanno alcuna intenzione di abbandonarlo.

PS: ringrazio il blog di Mara Carfagna per l’immagine che ho utilizzato in apertura.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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E’ tutto FINIto?

L’immagine qui sopra, che giganteggia anche nell’home page del Corriere, segna un punto di non ritorno nella storia politica del centrodestra italiano: le strade di Fini e Berlusconi si sono definitivamente separate.

Aveva resistito allo tsunami della fine della CDL e, un po’ a malincuore, aveva deciso di far confluire la “sua” AN nel PDL. Poi ha conquistato la poltrona della Camera e ha perso di vista i resti del suo partito, “fagocitati” dall’area forzista e da Berlusconi in persona.

Ora, dopo la  vittoria “osteggiata” alle regionali (solo l’ultima di una serie innumerevoli battaglie della “guerra fredda”), è arrivato il faccia a faccia con il Premier, un giorno dopo l’incontro tra lo stesso Berlusconi e Bossi. E’ chiaro che qui si stanno pianificando non solo le grandi riforme, ma anche la geografia politica del centrodestra dopo il 2013 (avete per caso sentito le sparate sul premier leghista?). E Fini forse ha capito che il suo potere d’acquisto è notevolmente diminuito di recente.

Il presidente della Camera avrebbe minacciato, secondo quanto viene riferito da fonti della maggioranza, l’ipotesi di creare in Parlamento gruppi autonomi dal Pdl.

Berlusconi, dal canto suo, avrebbe risposto: «Rifletti bene su questa decisione di dar vita a gruppi autonomi perché se lo farai l’inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza della Camera»

Nulla da eccepire: se Fini ha deciso di percorrere questa strada è liberissimo di farlo, ma prima deve rinunciare al ruolo che il PDL, tutto il PDL, gli ha permesso di ricoprire.

In realtà c’è anche una seconda possibilità: se Fini decidesse di dar vita ad un gruppo parlamentare e se i suoi “fedelissimi” avessero i numeri per decidere le sorti del Governo, allora dovrà essere Berlusconi stesso a dimettersi.

In ogni caso una cosa è certa: l’idillio (vero o presunto) tra Berlusconi e Fini è finito. E quasi sicuramente lo è anche il PDL come speranza di un partito di destra moderno e non Berlusconi-centrico.

Male per l’Italia. Bene per Berlusconi che accresce ancora di più il suo potere politico.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Il “caso Noemi”: alcune considerazioni

Giuro, non volevo. Ma i “poteri forti” mi obbligano a scrivere riguardo il rapporto tra il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la diciottenne Noemi Letizia.

Facciamo un patto: prima io scrivo due righe sul fatto, ma poi voi mi sopportate mentre discuto di come questo argomento sia diventato l’unica cosa di cui sembra necessario parlare a dieci giorni dalle elezioni. Vi sta bene?

Iniziamo: tutto nasce dal divorzio mezzo-stampa tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi. Una vicenda che ha ancora molti lati oscuri. Anzi no, a parer mio tutto nasce nel luglio del 2008 quando scoppiò lo scandalo sessuale che doveva portare Berlusconi dritto dritto alle dimissioni. Ammettetelo, sembra quantomeno scorretto considerare questi due eventi come non correlati. Non arriverò, come ha fatto Rotondi, a sospettare che ci sia qualcuno pronto ad “uccidere” Berlusconi. Ma che in segreto qualcuno ambisca a sputtanare (perdonate il francesismo) pubblicamente il Cavaliere mi sembra assodato. Dunque Berlusconi conosce una ragazza ed è addirittura andato a farle un saluto durante la festa per i suoi (di lei, ndr) diciott’anni. Scandalo! Questa fanciulla lo chiama affettuosamente “papi”. Repubblica, ma siamo sicuri sia in buona compagnia, decide che questo dovrà essere il casus belli ed inizia a supporre. Cosa di preciso? Non si sa. Spesso si contesta a Berlusconi il vizio di fare una dichiarazione e smentirla il giorno dopo, ma il quotidiano non si discosta molto da questo comportamento. In principio sembrerebbe di capire che Noemi sia, udite udite, la figlia illegittima del Cavaliere. Caspita, chissà quali prove avranno quelli di Repubblica! Poi invece il padre di lei si dice prontissimo a fare il test del DNA. Eh no, la storia della figlia illegittima non regge più. Bisogna cambiare strada. Noemi Letizia passa allora da figlia a “fidanzata” del Premier. A parte il fatto che davanti alla legge un eventuale rapporto sessuale tra un settandaduenne e una diciassettenne consenziente (si parla di capodanno, e la nostra era ancora minorenne) vale quanto la mia parola in un trattato di filosofia, anche qui le prove latitano! L’ex fidanzato della giovane ragazza (che DAW racconta essere stato condannato per rapina) racconta di un capodanno in Sardegna con altre trenta ragazze. Beh, di certo Repubblica avrà fonti più credibili di questa.. o forse no? Si monta un caso di sesso senza portare prove sul chi, sul come, sul dove e sul quando e, soprattutto, sul cosa. Accidenti, sono le “cinque W” del giornalismo! Altro che le “dieci domande”. Ci illustrino lorsignori di Repubblica i termini in cui questo amore si sarebbe consumato! E, possibilmente, senza pensare che le parole di un Premier siano moralmente inferiori a quelle di un ragazzo. A me questa montatura sa tanto di bufala. Molto più che in altri casi. Ma davvero pensate che Berlusconi sia così stupido da irrompere ad una festa “proibita” sapendo che al suo seguito c’erano fotografi e reporter? Lo credete così stupido? Suvvia, e allora come avrebbe ordito tutte le oscure trame di cui l’avete accusato in questi quindici anni? Secondo me la prima verità in tutta questa storia arriva dalla bocca del sempre attento Umberto Bossi che dice: “Onestamente, Berlusconi i suoi anni ce li ha. Vabbè che c’è il Viagra ma ci credo poco”. Tradotto in Italiano questo è un invito: “Attenzione sinistri, mollate questo tasto, questa volta è innocente e alle europee i risvolti di questa storia potrebbero distruggervi  e portare Berlusconi vicino al 45%”. E qui vorrei concludere con una notazione: ammettiamo che una relazione ci sia davvero stata. Certo, non sarebbe la cosa migliore che si può vedere in Italia ma niente di così grave. Dimissioni per lesa moralità? Andiamo, ora volete farci credere che l’Italia è un Paese morale? Caso mai le dimissioni le deve chiedere l’opposizione e sono assolutamente d’accordo con Di Pietro che ha avuto il coraggio di provarci. Lui sì ci guadagnerà. Ma certamente non a discapito del Premier.

Ora però mi lasciate sfogare un pochino.

Quello che sta accadendo è scandaloso. Si lascia lavorare Berlusconi incontrastato (l’opposizione non esiste) e poi, puntualmente, a un mese dalle elezioni, qualcuno (e non è l’opposizione, visto che non esiste) se ne esce con degli scoop sul Cavaliere. Nel 1994 addirittura fu un avviso di garanzia (poi risolto in un nulla di fatto) a far cadere il primo Governo Berlusconi! Ma senza andare così indietro con la mente pensate al 2008 e alle accuse di compravendita di Senatori. Suvvia.. E questa volta nulla è cambiato. L’opposizione non si “oppone” al Premier? Allora deve farlo qualcun altro. Ed ecco, puntuali come un orologio svizzero, le motivazioni della condanna di Millis da parte della Gandus che, pur non essendo Berlusconi imputato per via del lodo Alfano, tirano in ballo il Premier. E come se non bastasse ecco quelli di Repubblica a spingere sul gossip. Da notare che è previsto anche un attacco da parte della magistratura di Napoli (come scrive il Corriere). Ma guarda un po’.. la Giustizia sarà pure lenta ma con Berlusconi è puntualissima!!

Andremo a votare per le elezioni europee e, né da una parte né dall’altra sento parlare di Europa. Ma vabbè, vogliamo parlare di queste elezioni come di un Referendum (l’ennesimo) su Berlusconi? Bene. Cosa fa la sinistra per convincere gli Italiani a non votare il Cav? Attacca il Governo sui provvedimenti che ha preso (e ce ne sarebbe di puntualizzazioni da fare)? No. Attacca Berlusconi per una presunta scappatella. Il Partito Democratico è allo sbando e questo, ahimè, fa malissimo alla nostra Democrazia. Attendiamo solo di vedere cosa accadrà dopo la tornata elettorale e nel congresso di autunno degli uomini di Franceschini.

Nota: avevo deciso di votare Berlusconi alle Europee, poi ci stavo ripensando. Ora non ho più dubbi. Scriverò Berlusconi sulla scheda. Come risposta a tutto questo, perdonatemi la citazione, ciarpame.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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