PDL: il giorno del divorzio (forzato)

Gianfranco Fini, politico di professione che in futuro potrei anche votare senza problemi per vari motivi.

Ma oggi non è il futuro. Oggi è il giorno in cui tutto finirà. Fini, Presidente della Camera e co-fondatore del PDL è da un anno e mezzo che di professione sembra fare il bastian contrario nei confronti del suo partito, della maggioranza e del suo Presidente del Consiglio.

Per l’amor di dio, scelte più che legittime, a patto di essere pronti a subirne le conseguenze.

Chissà, forse credeva che Berlusconi non avesse il coraggio di andare fino in fondo. Invece sembra proprio che nella direzione di Partito, convocata questa sera alle 19, il Cavaliere chiederà (e farà votare all’unanimità) l’espulsione dal partito di Fini e dei suoi più stretti collaboratori.

Spiace, perché in alcuni casi le ragioni dei finiani potevano perfino essere condivisibili, ma le modalità con cui sono state sostenute e la precisa volontà di logorare il Governo e il suo Premier erano sotto gli occhi di tutti da troppo tempo. Non intervenire sarebbe un segnale di timore che una personalità come Berlusconi non può più permettersi.

Le cose, secondo i bene informati, andranno in questo modo: per prima cosa il provvedimento di espulsione verrà firmato da Verdini, Bondi e Larussa (con controfirma di Berlusconi), poi l’ufficio di presidenza confermerà la decisione all’unanimità.

E se non volete crederci, sappiate che in Aula (a Montecitorio) si mormora di un Bocchino infuriato che tenta di formare un gruppo autonomo e chiama gli “amici” invitandoli ad uscire dall’Aula per mandare sotto il Governo.

Pare ovvio che qualcosa sta per succedere davvero, questa volta.

Le scelte che verranno prese questa sera segneranno per parecchio tempo il centrodestra italiano. Da quindici anni si tenta di raggiungere l’unità completa tra tutti i moderati. Se Fini verrà espulso questo diventerà di colpo un obiettivo impossibile da raggiungere nel breve periodo.

In più c’è un problema legale, legato all’utilizzo del simbolo attuale del PDL: sembra infatti che per utilizzarlo serva il consenso congiunto si Berlusconi e Fini. In caso di espulsione servirà dunque un nuovo simbolo.

In tanti, Ghedini in testa, stanno sconsigliando a Berlusconi di intraprendere la via dell’espulsione. Troppo pericolosa e dalle conseguenze imprevedibili. E’ facile arrivare alla crisi di Governo. Se però questa volta il Cavaliere ha deciso di intervenire con azioni di questa portata (per lui convocare una direzione di Partito non è roba da tutti i giorni) vuol dire che forse, passatemi il termine, ne ha veramente le palle piene.

Potrebbe dunque cadere nel tranello dei finiani (perché di questo si tratta). Se i “dissidenti” fossero più di trenta, il Governo sarebbe spacciato.

E se fosse proprio questo l’obiettivo finale? Ammettiamolo, Berlusconi ha una grandissima autostima. E’ convinto di riuscire ad ottenere la maggioranza dei voti anche in caso di elezioni anticipate. Anche senza le macerie di Alleanza Nazionale (macerie perché molti ex-aennini sono oggi fedelissimi di Berlusconi).

I numeri sono in realtà risicati ma forse i suoi amati sondaggi dicono che una “nuova AN” consentirebbe comunque di raggiungere una maggioranza relativa. Non dimentichiamo che il PD non se la passa bene, è decisamente sotto il 30%. Se consideriamo che la Lega è al 10% (e che sosterrà un nuovo Governo Berlusconi perché vuole il federalismo), al PDL basterebbe un 25%. Risultato più che abbordabile, anche senza Fini. Soprattutto se il Governo dovesse cadere per mano dei finiani e Berlusconi riuscisse a far passare il messaggio che sono stati loro a tradire gli italiani, a dare instabilità all’intero Paese in un periodo difficile come questo.

Difficile però credere che gente che fa politica di professione non comprenda queste cose. Per questo le decisioni di questa sera e ciò che ne seguirà direttamente sono ancora avvolte nella nebbia.

Stay tuned.. aggiornamenti (molto probabilmente) in serata

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Perché odiate Berlusconi?

Vogliono farci credere che l’Italia sia divisa (quasi) in due: quelli che votano Berlusconi e quelli che votano la Sinistra. Fosse davvero così sarebbe la più alta espressione di democrazia bipolare che potremmo aspettarci.

Ma parliamoci chiaro: quelli che si rifiutano di dare il proprio voto a Berlusconi esclusivamente per motivi politici si contano sulle dita di una mano. La verità,la triste verità, è che esiste in Italia un quinto dell’elettorato circa che non vota per Berlusconi semplicemente perché ODIA Berlusconi. Visceralmente.
A voi, odiatori di professione, si rivolge questo articolo che non vuole essere in alcun modo provocatorio. Voglio cercare di capire cosa fa scattare questo sentimento nei confronti di un uomo che con la vostra vita quotidiana ha poco a che fare.
Breve astrazione: il motivo più comune che porta una persona ad odiare (nel vero senso della parola) un’altra persona è un torto che vada a toccare la sfera strettamente personale. Dubito che Silvio Berlusconi abbia sedotto la vostra ragazza o vi abbia licenziato per il solo gusto di vedervi sulla strada, dunque devo dedurre che non è per questo che odiate il Cavaliere.
Potreste essere tifosi milanisti, incazzati (molto incazzati) per la condotta tenuta negli ultimi anni dal Presidente della vostra squadra del cuore. Avete tutta la mia comprensione, ma è chiaro che questo non basta per farvi odiare Berlusconi.
Passiamo ad altro. Probabilmente odiate Berlusconi perché siete fermamente convinti che sia colpevole di una lunga serie di crimini. Liberissimi di farlo, ma dovete chiarirmi un punto: per la giustizia italiana Berlusconi è incensurato. Non esiste infatti nessuna condanna definitiva nei suoi confronti. Le vostre sono, a tutti gli effetti, supposizioni. Proprio come quando sentite al telegiornale che è stato arrestato un “presunto” stupratore. Siete schifati dal suo comportamento anche se non potrà essere chiamato colpevole prima dei tre gradi di giudizio previsti nel nostro Paese. Se poi andiamo a guardare, molti dei processi in cui è stato coinvolto Berlusconi sono di carattere strettamente economico. Dunque, a meno che non siate convinti che il mondo sia popolato da soli agnellini, non ci sono motivi per odiare in modo così esclusivo una sola persona.
Direte voi, chi fa politica non dovrebbe avere ombre nella propria storia giudiziaria. Ineccepibile ma… dobbiamo metterci a ridere subito o aspettiamo ancora un po’? Ogni giorno sentiamo di intrallazzi e accordi sottobanco che riempiono le giornate di molti politici. In molti cercano di guadagnare il più possibile dalla loro situazione di “privilegiati” e, anche se si tratta di comportamenti da condannare, spesso funziona così. Ammettiamo dunque per un istante che anche Berlusconi abbia guadagnato qualche cosa dalla sua attività politica: che cosa è che lo rende più “odioso” del resto della Carovana? E’ colpa dell’attuale ruolo istituzionale ricoperto dal Cavaliere? Vorreste farmi credere che in fondo non credete neanche voi all’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge?
Come ho già detto non ci sono fini provocatori. Voglio solo capire perché al legittimo “non voto Berlusconi perché non lo ritengo degno di rappresentare il mio Paese” molto spesso si sostituisca un “non voto quel bastardo perché è un criminale, mafioso, corruttore e via dicendo”.
Di motivi, motivi veri, io non ne trovo e quindi ho deciso di girarvi la domanda…
Oh, non sarete mica gelosi delle belle ragazze che spesso lo accompagnano, vero?

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Il gatto che si morde la coda

Tantissimi anni fa gli antichi popoli credevano che il tempo non fosse una linea retta, che va dal passato e finisce inesorabilmente nel futuro, ma una specie di “cerchio”: tutto ciò che succede a noi è già accaduto in passato, e un giorno accadrà di nuovo. Forse qualcuno storcerà il naso, eppure sembra che ci fosse davvero un pizzico di verità in queste vecchie credenze: guardate a quello che sta accadendo nei Palazzi del Potere.. Era il 2001 e Berlusconi (stra)vinceva le elezioni politiche. Nel 2004 Fini e Casini, ansiosi di prendere il suo posto, iniziano un lento lavoro di logoramento nei confronti del Cavaliere. Aprile 2005: il Governo Berlusconi II è costretto a rimettere il mandato a favore di un “rimpasto”. Poi, nel 2007, Casini se ne va sbattendo la porta, mentre Fini, zitto zitto, rinnega tutto e il contrario di tutto (ve lo ricordate il “Predelino”?) e diventa co-fondatore del PdL. Aprile 2008: Berlusconi torna trionfalmente al Governo. Fini va a scaldare la Poltrona del Presidente della Camera, lo stesso scranno da cui, quattro anni prima, iniziarono i “Casini” (con Casini, guarda un po’..). Poco meno di un anno dopo, ecco il copione ripetersi pari pari: Fini inizia a contestare ogni decisione del “suo” Governo, si fa sfuggire spiacevoli fuori-onda in momenti non proprio perfetti per il Governo, poi inizia a contestare il Capo, fino ad arrivare al faccia-faccia del congresso nel 2009. Da lì parte l’idea di un gruppo autonomo in Parlamento, ma si accorge di non avere i numeri e la sua diventa una “fondazione”. Il resto è roba di questi giorni: Bocchino, speaker dello stesso Fini, dice che i “fedelissimi” possono far cadere il Governo. E in tutto questo casino Berlusconi che fa? In apparenza sarebbe disposto a riaprire il portone proprio a quel Casini, quello del 2004. Non so cosa ne pensate, ma a me hanno insegnato che “lo scorpione che doveva attraversare il fiume, dopo aver chiesto aiuto alla rana, la punse ed entrambi affogarono nel fiume che insieme stavano cercando attraversare”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Ore 13:40, è la fine del PDL (o forse no..)

Va in onda, praticamente in diretta Nazionale, lo strappo finale, clamoroso tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Durante la direzione del PDL il livello di tensione tra i due è stato tale che si sono superate persino le parole, arrivando addirittura a gesti di minaccia e sfida. Uno spettacolo indecoroso, non c’è dubbio.

Fini contestava a Berlusconi la gestione monarchica del partito e la poca attenzione alle riforme vere, l’altro faceva notare che certo non giova un bastiancontrario che in pubblico contesta ogni decisione del Presidente del Consiglio e capo del proprio partito.

La fine si consuma quando Berlusconi accusa Bocchino e soci (e, indirettamente, Fini stesso) di “esporre il partito al pubblico ludibrio”. Il Presidente della Camera si alza dalla platea e si dirige sotto al palco, puntando l’indice contro il capo del Governo. Poco dopo il Premier invita a Fini a lasciare lo scranno più alto di Montecitorio se intende tornare subito alla politica attiva. Questi gli risponde ironicamente (ma neanche troppo); “Sennò che fai, mi cacci?”.

E’ chiaro, questo è un punto di non ritorno. Ma non aspettiamoci, almeno nel breve periodo, un addio da parte di Fini. Infatti, se è vero che Berlusconi ha ragione quando parla di osservazioni politiche che non si addicono ad un Presidente della Camera, tantomeno se fatte in pubblico, bisogna dare atto a Gianfranco che le questioni che pone sono serie e vanno affrontate.

Non dimentichiamoci poi di guardare anche l’altro lato della medaglia: per Fini il PDL è una grandissima risorsa capace di generare il 40% dei voti e con l’atteggiamento tenuto oggi, al contrario di quanto pensano in molti, si è candidato dritto dritto alla sua guida in un futuro prossimo, quando il PDL non sarà più il partito di Berlusconi e dovrà per forza imparare a fare a meno di lui. Quel giorno, quando sfiderà Tremonti, potrà affermare senza ombra di dubbio di non essere “l’erede” del Cavaliere ma di brillare di luce propria. Potrà aspirare, insomma, a quel vasto bacino elettorale moderato che però ce l’ha su a morte con l’attuale Premier.

La questione semmai è se e quando questo scenario si realizzerà. Non posso escludere che Berlusconi, piazzata qualche riforma molto gradita al Paese, decida di chiamare tutti alle urne. A quel punto il peso politico di Fini verrebbe azzerato totalmente, insieme a quello dei suoi fedelissimi. Se invece il Governo dovesse portare a termine la legislatura, allora la strada verso la guida del partito non sarebbe poi così tanto in salita per Gianfranco. E’ impensabile, almeno allo stato attuale, una nuova candidatura di Berlusconi a Palazzo Chigi nel 2013.

Vediamo ora cosa accadrà nei prossimi giorni, quali saranno le reazioni del mondo politico e dell’elettorato a questo scossone senza precedenti se guardiamo alla storia politica del centrodestra negli ultimi 15 anni. Perlomeno possiamo finalmente dire che Fini si è assunto la responsabilità delle proprie azioni e della propria azione politica.

Oggi, ha ragione Fini, si chiude l’era dell’unanimismo, caratteristica costante e purtroppo negativa dell’era Berlusconiana. Per la prima volta Berlusconi dovrà confrontarsi con una opposizione interna e organizzata.

Ma alla fine, per il PDL, potrebbe essere solo un bene.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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E’ tutto FINIto?

L’immagine qui sopra, che giganteggia anche nell’home page del Corriere, segna un punto di non ritorno nella storia politica del centrodestra italiano: le strade di Fini e Berlusconi si sono definitivamente separate.

Aveva resistito allo tsunami della fine della CDL e, un po’ a malincuore, aveva deciso di far confluire la “sua” AN nel PDL. Poi ha conquistato la poltrona della Camera e ha perso di vista i resti del suo partito, “fagocitati” dall’area forzista e da Berlusconi in persona.

Ora, dopo la  vittoria “osteggiata” alle regionali (solo l’ultima di una serie innumerevoli battaglie della “guerra fredda”), è arrivato il faccia a faccia con il Premier, un giorno dopo l’incontro tra lo stesso Berlusconi e Bossi. E’ chiaro che qui si stanno pianificando non solo le grandi riforme, ma anche la geografia politica del centrodestra dopo il 2013 (avete per caso sentito le sparate sul premier leghista?). E Fini forse ha capito che il suo potere d’acquisto è notevolmente diminuito di recente.

Il presidente della Camera avrebbe minacciato, secondo quanto viene riferito da fonti della maggioranza, l’ipotesi di creare in Parlamento gruppi autonomi dal Pdl.

Berlusconi, dal canto suo, avrebbe risposto: «Rifletti bene su questa decisione di dar vita a gruppi autonomi perché se lo farai l’inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza della Camera»

Nulla da eccepire: se Fini ha deciso di percorrere questa strada è liberissimo di farlo, ma prima deve rinunciare al ruolo che il PDL, tutto il PDL, gli ha permesso di ricoprire.

In realtà c’è anche una seconda possibilità: se Fini decidesse di dar vita ad un gruppo parlamentare e se i suoi “fedelissimi” avessero i numeri per decidere le sorti del Governo, allora dovrà essere Berlusconi stesso a dimettersi.

In ogni caso una cosa è certa: l’idillio (vero o presunto) tra Berlusconi e Fini è finito. E quasi sicuramente lo è anche il PDL come speranza di un partito di destra moderno e non Berlusconi-centrico.

Male per l’Italia. Bene per Berlusconi che accresce ancora di più il suo potere politico.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Elezioni Regionali: Che Fare?

Tra due settimane saremo chiamati alle urne per le Elezioni Regionali. Come ogni tornata che si rispetti (almeno negli ultimi 15 anni) è arrivato puntuale il solito avviso di garanzia a Silvio Berlusconi. Questo ormai non fa più notizia, ma per essere chiari voglio specificare da che punto di vista: è alquanto ridicolo (e statisticamente improbabile) che il susseguirsi di indagini su Berlusconi portino sempre all’avviso di garanzia a pochi giorni dal voto. Non è più credibile.

Ma non è questa la questione di cui voglio parlare. Quando c’è da votare per le politiche, da barrare il simbolo con scritto “Berlusconi Presidente” sapete che non ho mai avuto dubbi, ma qui è tutto diverso. Qui mi si chiede di votare semi-sconosciuti (se escludiamo Formigoni) con la promessa che “faranno il bene della Regione”. Come se un comune cittadino abbia la possibilità (e il tempo) di andare a controllare ogni settimana cosa viene effettivamente fatto in consiglio. Se poi a tutto questo aggiungiamo il plateale casino abilmente messo in scena dal mio (?) partito con la presentazione delle liste il dubbio si fa serio: andare a votare? E, in caso affermativo, per chi?

Capite che vedere al TG che un partito che aspira a raggiungere percentuali bulgare non abbia uomini e organizzazione capaci di presentare con i dovuti tempi e modi una lista di persone non è per nulla confortante, soprattutto se si pensa che questo è più o meno ciò che dobbiamo aspettarci dopo Berlusconi.. Nessuna strategia, nessun appeal mediatico, niente di niente. Se il capo non scende dall’Olimpo sembriamo una lista civica qualunque. E’ davvero questo il mio partito? Lo dico e lo ripeto, forse, per l’ultima volta. Probabilmente andrò a votare e alla fine voterò PDL, non tanto per l’idea del partito in sè ma più per mancanza di alternative (dando per scontato che la Lombardia debba restare in mano al centrodestra..). Ma se dopo questa ennesima tornata elettorale tutto nel PDL dovesse rimanere com’è c’è il serio rischio che il mio voto sia perso per sempre.

E’ tempo che chi ha intenzione di succedere a Berlusconi giochi le sue carte per spiegare come intende gestire questo grande, grandissimo partito.

In fondo Maggio è vicino..

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Libertà di voto (e di vergogna)

Caspita, lottano tutti i giorni (anche e soprattutto all’interno del suo stesso partito, senza mezzi fini) per eliminarlo, per guadagnare poteri. Ma quando c’è da metterci la faccia per risolvere i clamorosi errori compiuti da chissachì, guarda caso, a scendere in campo è sempre lui. Aveva detto “Delego, agite voi..” riferendosi alla presentazione delle liste per le regionali e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma come pensano quelli del PdL di sopravvivere a Berlusconi? Continuando così? Comunque, lasciamo per un attimo da parte il caso della lista romana “mai presentata” e spostiamoci nella molto più importante Lombardia per parlare dell’esclusione del listino di Formigoni. Qui si parla di mandare al voto una intera regione senza possibilità di votare per chi, in quel caso, raggiunge di norma i 2/3 delle preferenze: capite anche voi che relegare il tutto ad un semplice “le regole vanno rispettate” non basta. La democrazia ne risulterebbe davvero indebolita. Serve dunque una soluzione politica per ridare ai cittadini la loro libertà di voto, da esercitare valutando liberamente se il PdL questi voti se li merita davvero.

Anche dall’altra parte sembra che questo l’abbiano capito e il solito Silvio è subito salito al Colle per un colloquio con Napolitano che però non sembra aver ancora risolto la questione. Nei prossimi giorni seguiremo l’evolversi della questione, ma le vie percorribili sono a grandi linee 3: o si va a votare in Lombardia senza Formigoni (molto improbabile), o si fa ricorso ad una legge o un ddl (soluzione da evitare ad ogni costo) o ci si siede attorno ad un tavolo e, offrendo le dovute contropartite, si rinvia il voto di qualche settimana.

Resta il fatto che, in alcuni casi, il partito di Governo ha fatto davvero una pessima figura. Ma gli sta bene a quelli del PdL: si ricordino che il futuro del partito non può prescindere da Berlusconi, a meno che non sia lui stesso a dettare i passi e le condizioni del suo progressivo (e normale) passaggio di testimone.

PS: la lista della Polverini in Lazio è stata riammessa.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Ohibò

«Da giorni si aggira per le redazioni dei giornali e nel circuito politico della Capitale uno strano personaggio che sta offrendo a buon mercato un dossier di 12 foto che mi ritrarrebbero insieme indovinate a chi? No, niente escort. I miei interlocutori sarebbero, anzi sono, il colonnello dei carabinieri Mori ed il questore della polizia di Stato Contrada. Insieme a loro nella foto ci sarebbero anche alcuni funzionari dei servizi segreti. […] Naturalmente un acquirente si è subito fatto avanti: il solito quotidiano che, pur di buttare fango sul sottoscritto, acquista qualunque cosa, anche a prezzi esorbitanti, costi che poi si sommeranno a quelli che dovrà pagare per la querela che farò, e che si aggiungerà alla denuncia che ho già provveduto a depositare alla magistratura, perchè questa volta sono venuto a conoscenza per tempo della trappola. […] Il copione si sta per ripetere anche questa volta, come per tutte le fasi elettorali precedenti. Questa volta il “bidone” che il solito giornale sta costruendo è davvero sporco e squallido: quello di voler far credere, utilizzando alcune foto del tutto neutre, che io sia o sia stato al soldo dei servizi segreti deviati e della CIA per abbattere la Prima Repubblica perchè così volevano gli americani e la mafia. Certo che ce ne vuole di fantasia… e anche di arroganza per ritenere che gli italiani siano tutti così allocchi da bersi una panzana del genere»

Eh, no! Mi spiace per voi ma questa volta non è Silvio Berlusconi a parlare, e quel “solito giornale” non è nemmeno “Repubblica”. Strano vero? A sentire questa parole, questa cantilena, sembra proprio l’ennesimo discorso del vittimista per autonomasia. E invece ciò che avete letto poco sopra, tratto dal sito del Corriere, è un estratto del discorso di Antonio Di Pietro, leader dell’IdV che vive a pane e antiBerlusconismo.

Per farla breve Di Pietro ci informa che stanno girando (e presto verranno pubblicate) foto che potrebbero compromettere la sua persona se viste da un occhio che non conosce la verità. Beh, ha ragione. Un’immagine senza storia può stravolgere il vero. Immaginate che un giorno, per strada, un uomo vi chieda una sigaretta. Voi gliela porgete e poi lo salutate cortesemente. Pochi giorni dopo venite a sapere da un giornale che ha pubblicato una foto che ritrae quel momento, che il simpatico fumatore era un pericoloso malavitoso. Per chi vede quella foto sarà facile collegare voi a lui. Da quel momento potreste essere considerati malavitosi a vostra volta.

Quindi, da questo punto di vista, Di Pietro ha perfettamente ragione: non basta una foto qualsiasi per dimostrare qualcosa. Chiaro che se uno scatto mi ritrae mentre rubo al supermercato è una cosa, ma se vengo fotografato vicino a una persona non è detto che io conosca la sua vita per filo e per segno.

Benissimo. Ma allora perché, come al solito, vige la legge dei “due pesi e delle due misure”? Perché Berlusconi, fotografato sorridente a fianco di una diciottenne nel giorno del suo compleanno, è automaticamente un malato, un pervertito eccetera e Di Pietro invece è estraneo a ciò che si vorrebbe dimostrare? Se è vero quello che abbiamo detto prima, allora deve essere vero sempre.

Splendido poi il riferimento alle tornate elettorali.. facciamo finta di non collegare gli attacchi che dal 1994 vengono rivolti a Berlusconi con le scadenze elettorali?

E poi la denuncia.. quando è Berlusconi a denunciare si tratta di vile attentato alla libertà di espressione, ora è un passo doveroso.

Ah ecco, il giudizio sugli italiani.. Quando è Di Pietro a dire che non siamo stupidi va tutto bene, quando invece è Berlusconi a dire che il giudizio finale viene dai cittadini allora è chiaramente un’offesa da parte del re-tiranno.

Potrei continuare, ma credo di essermi spiegato. Non basta una foto per scrivere la Storia. E questo vale per Di Pietro, ma deve necessariamente valere anche per Berlusconi.

In fondo si tratta di Coerenza..

PS: se per caso non verrete mai a sapere questa storia, sappiate che io l’ho letta qui.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Berlusconi sogna.. Appunto, Sogna!

Piccolo giochetto: indovinate quale dei due personaggi della foto qui sopra è il Presidente del Consiglio dei Ministri e chi invece è solo un Ministro.

No, non sono impazzito, cerco solo di prendere con ironia le notizie sulla nuova riforma fiscale “sognata” dal Cavaliere. Già, sognata. E’ proprio il caso di dirlo!

Sì perché sono ironici perfino i lanci di agenzia: Berlusconi in pressing su Tremonti per una riforma bla bla bla

Ma scusate: non dovrebbe essere un Ministro ad andare in pressing sul Premier (chessò, per chiedere più attenzione su certi temi..)? Da come è stata presentata la notizia sembra che Silvio debba chiedere il permesso a Tremonti per fare le cose..

Sapete qual è la cosa comica (ma non troppo)?

E’ che le cose stanno davvero così.

Per il momento mi fermo qui, lascio che siano gli addetti del mestiere a commentare questa proposta nel merito, se mai diventerà una riforma 😉

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Nuovo anno, vecchie Ossessioni

Passano gli anni, ma l’ossessione di Di Pietro nei confronti di Berlusconi resta sempre la stessa. Sapete quale è il guaio? Che, probabilmente, non si tratta di un mero calcolo politico.

E’ da poco iniziato il 2010 e il “Boss” dell’Italia dei Valori se ne esce con dichiarazioni come queste: “Graviano? Una ricompensa”. Si riferisce ovviamente alla decisione di limitare l’isolamento diurno per uno dei due fratelli mafiosi. Andiamo avanti ad ascoltare: “Dopo il silenzio omertoso del boss e, al di la’ delle intenzioni, rischia di apparire come una ricompensa. Se il buongiorno si vede dal mattino ‘mala tempora currunt’, il nuovo anno non inizia bene. La revoca dell’isolamento diurno al mafioso Graviano e’ un segnale inquietante che non aiuta certo la credibilita’ della giustizia”. Devo davvero commentare o è abbastanza chiaro che si tratta di una follia? E poi, una volta tanto, Di Pietro non potrebbe guardare un po’ cosa accade in casa sua?

Cambiamo soggetto, senza ovviamente allontanarsi dall’IdV.. parliamo dell’ex magistrato di Catanzaro De Magistris che rilancia il suo “lodo”: “La proposta di fondo – scrive l’ex magistrato sul suo blog – è questa: garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l’Italia senza conseguenze. Non c’é trucco e non c’é inganno: solo il bisogno di ritornare ad essere una nazione democratica e civile”.

“Una provocazione”, si affretta a dire. Certo.. Ma le Riforme che servono al Paese non si fanno con i provocatori e gli ossessionati.

Bersani, se proprio vuoi c’è Casini..

[Omnia/Luca Zaccaro]

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