Riflessioni sull’ufficio di presidenza del PDL

L’altro ieri si è svolto a Palazzo Grazioli l’atteso ufficio di presidenza del PDL durante il quale è stato redatto il documento di 10 pagine in cui si elencano i 5 punti programmatici da realizzare nei prossimi tre anni di legislatura.

Viso il clima intorno a questa riunione (che avrebbe dovuto decidere le sorti della legislatura) mi aspettavo tutt’altro che un Berlusconi (apparentemente) calmo e rilassato. Come interpretare dunque questo segnale?

Le possibilità, a mio parere, sono due:

1) Berlusconi è riuscito, imbarazzanti smentite a parte, a (ri)portare dalla sua parte una decina di “profughi” finiani, parlando di elezioni anticipate e di “scomparsa” di Fini stesso dallo scacchiere Nazionale.

2) Berlusconi, come ha detto Fini, si è reso conto che in caso di elezioni la Lega otterrebbe risultati straordinari al Nord, mentre al Sud “basterebbe una variazione di un paio di punti percentuali” per far “ballare” il Senato. A questo punto, è il ragionamento che in realtà fanno in molti, la Lega potrebbe spingere per un Governo Tremonti.

A voler essere obiettivi sembra che la seconda possibilità sia quella più probabile: la Lega ha appena annunciato che alle prossime politiche (verso le quali sta spingendo davvero tanto) si presenterà in tutte le regioni, anche al sud, con Maroni capolista. Oltre a questo i bene informati assicurano che tra le alte personalità del PDL lo stesso Tremonti sia quello che più spinge verso le urne.

Cosa ci aspetta dunque? In entrambi i casi, probabilmente, la fine politica del centrodestra. E forse anche dell’era Berlusconiana. Questa volta per davvero.

Va detto però che ogni volta che il Cavaliere è stato dato per “spacciato” (politicamente, s’intende) è sempre “rinato” più forte di prima. Bisogna solo aspettare..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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La Maggioranza non c’è più

Ciò che è successo poco fa alla Camera ha reso formale una situazione ampiamente preanunciata: il Governo non gode più della maggioranza parlamentare a Montecitorio. Servivano 316 voti, la “maggioranza” ne ha espressi 299. Ergo, come si diceva ai tempi di Prodi, “la maggioranza non c’è più”. E non, sia chiaro, per le assenze di questo o quel Ministro impegnato in una missione diplomatica quanto per la precisa ed esplicita volontà di un gruppo di deputati eletti con la maggioranza che ora dimostrano di avere le mani libere e di potersi consultare con parte delle opposizioni con l’unico scopo di mettere in difficoltà il Governo.

Io non la farei troppo lunga, non starei qui a chiedermi o no se fidarsi di Fini e delle sue rassicurazioni circa la lealtà e la fedeltà. Quando un Governo non riesce più ad esprimere una maggioranza parlamentare (soprattutto se solo in una camera) non resta altro da fare che salire al Colle ed informare il Presidente della Repubblica il quale, verificata l’impossibilità di formare un nuovo “governo d’inciucio” (i numeri al Senato non lo consentono) dovrà dichiarare conclusa questa legislatura.

Era abbastanza probabile che ciò non sarebbe avvenuto oggi, in prossimità della pausa estiva. Ma i numeri comparsi oggi alle spalle di Fini portano dritti dritti verso il Quirinale. A settembre, alla prima occasione utile e dopo un’estate “in trincea”.

A questo punto ogni altra strada sarebbe solo una perdita di tempo.

PS: sia chiaro.. non ho scritto questo articolo in quanto Berlusconiano, ma da semplice spettatore.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Elezioni, e poi?

Portare il Paese ad elezioni anticipate, che siano queste in autunno o in primavera, è una idea sciagurata: in piena fase di ripresa da una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi la stabilità (soprattutto economica) dell’Italia, faticosamente riabilitata a suon di duri provvedimenti come la finanziaria appena varata, sarebbe di nuovo compromessa.

Ciò detto, Berlusconi non ha tutti i torti quando spera nelle urne: sa di non voler ripetere in prima persona l’esperienza di Prodi, ogni volta a fare i conti in Aula ma sa anche di non potersi permettere soluzioni “alternative” o “tecniche” come quella proposta oggi da Bersani. Il perché è semplice: nel dicembre del 1994 il suo Governo, eletto dal Popolo, venne sfiduciato dalla Lega. Si trovò una soluzione, il Governo Dini, che doveva appunto essere “tecnica” per poi dare di nuovo la parola ai cittadini. Sappiamo tutti come andò a finire.

Il ragionamento del Cavaliere è dunque lineare: ho ricevuto un forte mandato elettorale e cercherò di portarlo a termine con tutta la buona volontà.

Ma l’iniziativa finiana, più numerosa di quanto pronosticato, ha fatto saltare il banco. Berlusconi potrebbe trovarsi a dover mediare ogni volta con Fini, Casini, Rutelli e Lombardo. Senza contare, ovviamente, la Lega. Nella mente del Cav. si fa largo l’idea che non era questo il volere degli elettori. Se non potrà portare a termine la legislatura con gli equilibri parlamentari che ne hanno caratterizzato l’inizio allora l’unica via è ripresentarsi al Paese, a dispetto della Crisi e di quanto detto all’inizio. Meglio la chiarezza che i tentennamenti. Senza contare che se non si vota subito Fini riuscirà ad organizzarsi, mentre lo scopo di Berlusconi è proprio impedire che un politico di professione come il Presidente della Camera riesca a tessere la sua tela. Guardate cosa è riuscito a fare in pochi giorni!

Ammettiamo dunque che in una qualsiasi delle votazioni tra Settembre e Dicembre il Governo venga messo in minoranza dai finiani, specie se con la richiesta della Fiducia. Berlusconi, sperando nella lealtà della Lega (che d’altro canto non ha ancora ottenuto il Federalismo) andrà da Napolitano per ribadire di non voler accettare un nuovo incarico. Il Capo dello Stato allora si troverà di fronte ad un bivio: sciogliere le Camere o affidare un incarico ad un Governo sostenuto da PD, UDC, FLI e forse IDV. In pratica agli sconfitti delle ultime elezioni. In ogni caso, è il ragionamento di Berlusconi, si creerebbero le condizioni per “cavalcare” l’indignazione popolare.

L’ipotesi del voto è dunque molto più percorribile di quanto si possa credere ascoltando i discorsi dei nostri politici. Pare infatti che il Cav. dedicherà l’intera estate alla pianificazione della “sua” campagna elettorale.

Ma cosa (o meglio, chi) potrei mai votare ad Aprile 2011? Di certo, per incolmabili distanze culturali, nulla che stia a sinistra del PD. Nessuna chance nemmeno per l’IDV a causa soprattutto del comportamento del suo Leader e dei più alti vertici del partito. Discorso simile per il Movimento di Grillo, che ha dichiarato di volersi presentare alle prossime politiche. Non c’è niente da fare, di Grillo non mi fido. Il Partito Democratico di per sé non è votabile perché non sembra offrire proposte concrete per guidare il Paese. E, stando ai dati delle ultime tornate elettorali, non sono l’unico a pensarla così. Casini e il suo “Partito di centro”, eventualmente alleato con Rutelli e Lombardo, sono i fieri discendenti di quella casta politica che ha cannibalizzato il potere in Italia fino al 1994 e questo, unitamente al dimostrato e dimostrabile trasformismo dei suoi protagonisti, mi sembra una motivazione più che valida per cercare altrove. La Lega, di per sé, non è affatto distante da molte delle mie idee ma c’è qualcosa che non torna, qualcosa che mi impedisce di affidare a loro il mio voto: sarà forse l’abissale vuoto tra il Partito e il suo Simbolo, quel Bossi ormai consumato dal tempo e dalla malattia. Il mio voto, insomma, andrebbe ad un apparato politico (rappresentato dalla corrente di Maroni) o ad un centro di “aizzamento popolare” contro Roma Ladrona? Come avrete notato ne restano due. E qui iniziano i dubbi: potranno, vorranno quelli di FLI presentarsi da soli? In caso positivo, e se il loro programma sarà concepito dal “fulcro liberale” composto da quelli di Libertiamo, allora ci sono buone possibilità di orientarsi in quella direzione. Certo però che votare Fini in cerca di Liberalismo suona davvero strano.. Ma se così non fosse, se il neonato gruppo finiano valesse davvero meno del 5% (An valeva poco più del 9% due anni fa), con che faccia andrebbero a chiedere un patto elettorale a Berlusconi? E cosa vedrebbe un elettore, confuso dall’affossamento del Governo per poi corrergli appresso? Mah.. In teoria, comunque, il mio voto sarebbe “prenotato” dal PDL (o da ciò che ne resta). Ma qui Berlusconi deve avere chiara una cosa: eliminato Casini, eliminato Fini, i prossimi eventuali errori sarebbero esclusivamente affar suo. Sarebbe inconcepibile andare a votare PDL con la paura che venga riproposta certa gente ai vertici del neo partito Berlusconiano. Prima di conquistarsi il mio voto servirà dunque una profonda riorganizzazione del partito, un programma davvero coraggioso e liberista, più posti nel Governo per quelli come Antonio Martino e meno potere, molto meno potere ai signori del Socialismo. Dopo la finanziaria appena varata, è tempo di dare al Paese una spinta per ripartire. E’ l’ultima occasione, davvero l’ultima occasione per mettere in atto quella promessa di “nuovo miracolo italiano” che gli elettori della prim’ora attendono impazienti dal 1994.

Appunto, e se Berlusconi, spinto dalla situazione sfuggitagli di mano, decidesse di dare una virata all’esecutivo in senso fortemente liberista senza passare per il voto? Come si comporterebbe la maggioranza dei finiani di fronte a proposte addirittura migliori di quelle contenute nel famoso “programma di Governo”? Sarebbe La soluzione (con la “L” maiuscola) per incenerire le manovre di Palazzo che vogliono, metaforicamente, la sua testa.

Ma, lo sappiamo tutti, sto sognando ad occhi aperti. Iniziamo dunque a cercare la mia tessera elettorale, ben conscio del fatto che il voto nullo resta sempre una scelta percorribile.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Elezioni Regionali 2010: Vincitori & Vinti

Vince la Lega: come da un po’ di tempo a questa parte ci si aspettava un ottimo risultato della Lega Nord e puntualmente siamo qui a parlare del successo di Bossi&Co, anche se forse non è stato uno tsunami come qualcuno aveva predetto. La Lega ottiene ottimi risultati anche dove non era scontato, piazza due Governatori (di cui uno certo e uno a sorpresa) e realizza il sogno del suo fondatore. Se qualcuno non l’avesse notato ieri è nata ufficialmente la “Padania”: L’asse Piemonte-Lombardia-Veneto e il progressivo radicamento nelle zone settentrionali dell’Emilia. Non c’è stato il tanto ventilato sorpasso al PDL a parte in Veneto, ma comunque i risultati sono più che soddisfacenti per i dirigenti del partito che ora faranno valere questo nuovo peso acquisito per spingere sulle riforme care a tutto il popolo del Carroccio.

Vince Berlusconi: inutile negarlo, il suo partito era in estrema difficoltà, il suo Governo rischiava di finire come quello di Fillon in Francia, e la sua stessa immagine era offuscata da tutto il ciarpame che conosciamo bene. Ma restare passivi ad aspettare la sconfitta non è certo da lui. È sceso in campo, di nuovo, e di nuovo ha fatto ciò che di rado accade in politica: ci ha messo la faccia. Ha caricato queste elezioni regionali di significato politico, le ha trasformate, come sempre quando vuole vincere, in un referendum sulla sua persona. Ha “adottato” la finiana Polverini, lasciata a piedi dal partito che lui stesso ha fondato e l’ha portata comunque alla vittoria, una clamorosa vittoria. Quando c’è lui si vince (Lazio), quando lascia lavorare il partito è un disastro (Puglia). Verrebbe da dire che un uomo solo è più forte del partito di maggioranza relativa nel Paese, ma non è certo una bella immagine per la democrazia nostrana, quindi per ora faremo finta di sperare che il PDL resisterà anche dopo di lui. Ora il Premier ha una grande possibilità: ha davanti tre anni senza elezioni in cui può (deve) riformare da capo a piedi il Paese, gestendo al meglio il rapporto con la Lega ma anche con Fini che, in ogni caso, resta il più papabile pre la successione. La congiuntura economica e la volontà popolare gli permetteranno di portare avanti questo progetto. Ma attenzione, non possiamo più sbagliare.

Vince la Polverini: prima ancora dei risultati definitivi è scesa in piazza, si è fatta sollevare,ha stappato lo spumante e giù a canna. Certo non è l’immagine del politico liberale che vorremmo vedere vincere, ma questa lavoratrice tutta d’un pezzo ha sconfitto la sinistra anche se “azzoppata” politicamente. Certo, ha avuto dalla sua l’intervento personale di Berlusconi (e non è poco), ma se ha Roma la missione “travaso dei voti” è riuscita è anche merito suo. Auguri!

Vince Grillo: da persona intelligente quale è, ha capito che qui “c’era trippa per gatti” e si è messo all’opera. La sua lista “5 stelle” ha ottenuto risultati importanti in tutte le regioni in cui si è presentata. Emblematici i casi dell’Emilia (7%) e del Piemonte (dove ha sottratto a Bresso i voti che le servivano per vincere su Cota). Se è vero che questi risultati sono un sintomo sociale che riguarda tutto il Paese, è anche un dato di fatto che i voti intercettati provengono tutti o quasi dal PD. Un altro problema per Bersani.

Perde il PD: Fassino (mica uno qualunque) diceva ieri che il centrosinistra “ha vinto in più regioni”, quando non ci voleva certo il Di Pietro della situazione per capire che “questa tornata l’ha vinta il centrodestra” e che “l’Umbria non conta come la Lombardia”. Il PD come progetto politico è ormai fallito, o forse non è mai nato. Dopo la sconfitta in Piemonte, Lazio, Calabria e Campania Bersani potrebbe anche rassegnare le sue dimissioni. Io spero che ciò non avvenga, ma il segretario del PD è entrato ufficialmente nella lunga lista degli “sconfitti da Berlusconi”.

Perde l’UDC: ormai inutile quasi ovunque, è giunto il tempo di organizzare la missione “travaso massiccio di voti” senza inclusioni di sorta. Cesa e Casini hanno perso la scommessa contro Berlusconi e il Bipolarismo

Perde il PDL: vanno giù i consensi per il Popolo della Libertà, e questo è un problema. Come ho ripetuto più volte, se Berlusconi vince (o stravince) ma il suo partito non sfonda allora il problema è da ricercare proprio all’interno dell’organigramma della creatura politica. Io continuo a sperare che prima o poi ci si sieda attorno a un tavolo per definire bene persone, ruoli e programmi. Serve anche che chi aspira alla successione inizi a mettere in tavola proposte concrete. Perché se oggi il PDL viaggia intorno al 30% è merito solo e soltanto di chi incarna in una sola persona più della metà di questi consensi. Continuando così c’è il rischio che tra pochi anni il PDL-senza-Berlusconi si trasformi in una costola della Lega, la quale è stata capace di crescere dirigenti capaci e radicati nel territorio.

Perde Fitto: Vendola in Puglia ha ottenuto un ottimo risultato. Ma la sua vittoria è frutto anche (per non dire soprattutto) degli errori grossolani commessi dal PDL in quella regione. Lo “sceriffo” del partito in Puglia, Fitto, ha sbagliato per la seconda volta. Ci sarà un motivo se Berlusconi era contrario alla candidatura di Palese. Non capisco comunque perché Fitto ricopra ancora incarichi importanti all’interno del partito quando in passato c’è stato chi, come Pisanu, è stato punito pesantemente perché (come dicono i bene informati) ha catturato (con le forze dell’ordine ovviamente) Provenzano un giorno dopo le elezioni del 2006 e non un giorno prima.

Perde Fini: la Polverini era una sua idea ma la vittoria se l’è presa tutta Berlusconi. Dal suo scranno dorato, dall’Olimpo di Montecitorio, l’abile e intelligente Fini sta sprecando, a mio parere, tutte le chance di fare breccia nel cuore dei suoi futuri elettori. Che invece di “Chigi” punti ad altri Palazzi?

Per concludere ecco i risultati definitivi e una cartina riassuntiva della situazione italiana dopo questo turno. Per il risultato delle sole regionali 2010 fate riferimento al post di ieri:

Piemonte
Cota (CDX) 47,32% – Bresso (CSX) 46,90%
Lombardia
Formigoni (CDX) 56,10% – Penati (CSX) 33,27%
Veneto
Zaia (CDX) 60,15% – Bortolussi (CSX) 29,07%
Liguria
Biasotti (CDX) 47,85% – Burlando (CSX) 52,14%
Emilia
Bernini (CDX) 36,72% – Errani (CSX) 52,06%
Umbria
Modena (CDX) 37,70% – Marini (CSX) 57,24%
Lazio
Polverini (CDX) 51,14% – Bonino (CSX) 48,32%
Campania
Caldoro (CDX) 54,25% – De Luca (CSX) 43,04%
Basilicata
Pagliuca (CDX) 27,92% – De Filippo (CSX) 60,81%
Calabria
Scopelliti (CDX) 57,72% – Loiero (CSX) 31,39%
Toscana
Faenzi (CDX) 34,40% – Rossi (CSX) 59,70%
Marche
Marinelli (CDX) 39,71% – Spacca (CSX) 53,17%
Puglia
Palese (CDX) 42,20% – Vendola (CSX) 48,70%

Ok, io ho finito con questa prima analisi del voto. Voi volete aggiungere qualcosa?

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Elezioni Regionali 2010: Liveblogging!

Eccoci qui, come promesso! In alto la cartina dell’Italia. In bianco le regioni in cui si vota. Quando inizieranno ad arrivare i primi risultati (anche provvisori) si colorerà in questo modo: azzurro per le regioni in cui è in vantaggio il CDX, arancione per le regioni in cui è in vantaggio il CSX, blu per le regioni certe (o quasi) al CDX e rosso per le regioni certe (o quasi) al CSX. Aggiornamenti vari nel form qui sotto in cui potete partecipare tutti.

Buon live-blogging 😉

PS: CoverItLive non funziona, proviamo quest’altro servizio..

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Elezioni Regionali 2010: il tempo del voto

UPDATE 28/03/2010 22:40

Affluenza alle 22 ferma al 48% contro il 56% del 2005.

Crollo di 10% nel Lazio che certo non avvantaggia la Polverini che già non potrà avvalersi della lista PDL

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Come sapete oggi si vota nelle 13 regioni che sulla cartina non sono colorate di grigio. Sempre dalla cartina potete vedere qual è la situazione attuale: Lombardia e Veneto sono saldamente governate dal Centrodestra, mentre tutte le altre hanno amministrazioni “rosse”. Per votare c’è tempo fino alle 22 e domani dall 7 alle 15.

Subito dopo la chiusura delle urne, domani alle 15 circa (o forse un po’ più tardi), inizierà qui su Omnia un liveblogging per seguire exit polls e risultati in diretta.

Passiamo ai dati reali. A mezzogiorno aveva votato il 10,2% degli aventi diritto (rispetto al 13% della stessa rilevazione nel 2005). Appena arrivato, il dato delle 19 conferma il trend: ha votato il 35,4% contro il 42% di cinque anni fa. C’è da dire che molto probabilmente questi sono i dati provenienti dalle 9 regioni monitorate direttamente dal Ministero dell’Intero e che quindi i dati reali potrebbero essere leggermente diversi. Impossibile comunque avvicinarsi anche solo lontanamente ai dati registrati il 3 e 4 aprile 2005. Alla chiusura dei seggi avevano votato più di 2 aventi diritto su 3.

Personalmente non caricherei di significato il dato sull’astensionismo: le regionali del 2005 furono molto più “significative” di queste. La neonata Unione di Prodi cavalcò in quell’occasione il periodo di difficoltà dell’esecutivo di Berlusconi e si adoperò “per non lasciare a casa nemmeno un elettore”. I risultati li conosciamo: 11 a 2.

Vabbè, lasciamo le considerazioni sull’astensionismo al loro tempo. Ora vi do l’appuntamento a domani per il liveblogging qui su Omnia più o meno alle 3 del pomeriggio. A presto!

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Elezioni Regionali 2010: lunedì il LiveBlogging!

Domenica e lunedì i cittadini di Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria andranno a votare per le Elezioni Regionali. Quella che vedete sopra è la cartina che mostra l’attuale colore politico delle regioni interessate da questa tornata, il cui risultato risale al 2005. In rosso ovviamente le regioni amministrate dal centrosinistra, in blu quelle del centrodestra. In grigio sono segnate quelle regioni in cui non si andrà a votare. Il risultato di cinque anni fa fu schiacciante: 11 a 2 per la sinistra.

Ora le cose sono un po’ cambiate.. se diamo uno sguardo alle corse clandestine (sapete di che parlo, vero?) capiamo che Lombardia, Veneto e Calabria sono decisamente colorate di blu così come Emilia, Toscana, Marche, Umbria e Basilicata restano dipinte di un rosso profondo. Liguria e Puglia tendono al rosaceo, segnale che potrebbero esserci sorprese dell’ultima ora. La Campania invece viene descritta (anche se non so perché) di azzurro chiaro. Chiudono Piemonte e Lazio con un “Too close to call” che rende possibile ogni risultato (qui i distacchi sono davvero calcolati sui decimi di punto).

Forse è il caso di parlare di vittoria e sconfitta prima di Lunedì. Partendo dai risultati del 2005 al centrodestra potrebbero andare bene i risultati di 3-10, 4-9, 5-8 fino al clamoroso 6-7. Resta sottointeso che il centrosinistra risulterà comunque vincente se si conta il totale delle regioni: non dimentichiamo che le roccaforti rosse sono tutte incluse in questa tornata e che, delle regioni escluse, 5 su 7 sono attualmente amministrate dal centrodestra (Friuli, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna). Bersani potrà considerare una vittoria il risultato di 9-4 (anche se perderebbe 2 regioni rispetto al 2005), ritenersi soddisfatto con 8-5, mentre tutti gli altri scenari possibili sarebbero disastrosi.

In caso di sconfitta in Piemonte o Lazio il futuro del PD sarebbe alquanto a rischio.

Con questi dati in mano (che non mi sono inventato io, sono quelli su cui si discute in questi giorni) vi do appuntamento a Lunedì 29 Marzo qui su Omnia a partire dalle 15 (più o meno) con un live-blogging sui risultati fino a tarda serata con i commenti dei diretti interessati.

Non mancate 😉

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Elezioni Regionali: Che Fare?

Tra due settimane saremo chiamati alle urne per le Elezioni Regionali. Come ogni tornata che si rispetti (almeno negli ultimi 15 anni) è arrivato puntuale il solito avviso di garanzia a Silvio Berlusconi. Questo ormai non fa più notizia, ma per essere chiari voglio specificare da che punto di vista: è alquanto ridicolo (e statisticamente improbabile) che il susseguirsi di indagini su Berlusconi portino sempre all’avviso di garanzia a pochi giorni dal voto. Non è più credibile.

Ma non è questa la questione di cui voglio parlare. Quando c’è da votare per le politiche, da barrare il simbolo con scritto “Berlusconi Presidente” sapete che non ho mai avuto dubbi, ma qui è tutto diverso. Qui mi si chiede di votare semi-sconosciuti (se escludiamo Formigoni) con la promessa che “faranno il bene della Regione”. Come se un comune cittadino abbia la possibilità (e il tempo) di andare a controllare ogni settimana cosa viene effettivamente fatto in consiglio. Se poi a tutto questo aggiungiamo il plateale casino abilmente messo in scena dal mio (?) partito con la presentazione delle liste il dubbio si fa serio: andare a votare? E, in caso affermativo, per chi?

Capite che vedere al TG che un partito che aspira a raggiungere percentuali bulgare non abbia uomini e organizzazione capaci di presentare con i dovuti tempi e modi una lista di persone non è per nulla confortante, soprattutto se si pensa che questo è più o meno ciò che dobbiamo aspettarci dopo Berlusconi.. Nessuna strategia, nessun appeal mediatico, niente di niente. Se il capo non scende dall’Olimpo sembriamo una lista civica qualunque. E’ davvero questo il mio partito? Lo dico e lo ripeto, forse, per l’ultima volta. Probabilmente andrò a votare e alla fine voterò PDL, non tanto per l’idea del partito in sè ma più per mancanza di alternative (dando per scontato che la Lombardia debba restare in mano al centrodestra..). Ma se dopo questa ennesima tornata elettorale tutto nel PDL dovesse rimanere com’è c’è il serio rischio che il mio voto sia perso per sempre.

E’ tempo che chi ha intenzione di succedere a Berlusconi giochi le sue carte per spiegare come intende gestire questo grande, grandissimo partito.

In fondo Maggio è vicino..

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Caos-Liste: Decreto inutile

Come sapete benissimo il CDM ha approvato un Decreto interpretativo in materia di liste elettorali che il Presidente della Repubblica ha firmato. Apriti cielo! Popolo viola in piazza, Di Pietro chiama il (suo) popolo alle armi e avanza l’ipotesi di Impeachment per Napolitano e il PD che neanche in questa occasione riesce a vincere la propria incapacità di decidere.

Alla fine della giornata scopriamo che, in fondo in fondo, di quel Decreto (a cui resto contrario di principio) non c’era poi così tanto bisogno dato che il TAR ha riammesso la lista di Roberto Formigoni in Lombardia ma vabbè, qualcosa si doveva fare perché – parole di Napolitano“Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la corte d’appello di Milano”.

Tant’è: andremo a votare. Ma il PDL rischia davvero di perdere molti punti per questo casino sulle liste.

Quando si dice essere autolesionisti..

PS: una nota per i santerellini: andate a leggervi DAW per vedere l’ipocrisia di chi ha più volte usufruito di “aiutini” in materia di liste..

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Libertà di voto (e di vergogna)

Caspita, lottano tutti i giorni (anche e soprattutto all’interno del suo stesso partito, senza mezzi fini) per eliminarlo, per guadagnare poteri. Ma quando c’è da metterci la faccia per risolvere i clamorosi errori compiuti da chissachì, guarda caso, a scendere in campo è sempre lui. Aveva detto “Delego, agite voi..” riferendosi alla presentazione delle liste per le regionali e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma come pensano quelli del PdL di sopravvivere a Berlusconi? Continuando così? Comunque, lasciamo per un attimo da parte il caso della lista romana “mai presentata” e spostiamoci nella molto più importante Lombardia per parlare dell’esclusione del listino di Formigoni. Qui si parla di mandare al voto una intera regione senza possibilità di votare per chi, in quel caso, raggiunge di norma i 2/3 delle preferenze: capite anche voi che relegare il tutto ad un semplice “le regole vanno rispettate” non basta. La democrazia ne risulterebbe davvero indebolita. Serve dunque una soluzione politica per ridare ai cittadini la loro libertà di voto, da esercitare valutando liberamente se il PdL questi voti se li merita davvero.

Anche dall’altra parte sembra che questo l’abbiano capito e il solito Silvio è subito salito al Colle per un colloquio con Napolitano che però non sembra aver ancora risolto la questione. Nei prossimi giorni seguiremo l’evolversi della questione, ma le vie percorribili sono a grandi linee 3: o si va a votare in Lombardia senza Formigoni (molto improbabile), o si fa ricorso ad una legge o un ddl (soluzione da evitare ad ogni costo) o ci si siede attorno ad un tavolo e, offrendo le dovute contropartite, si rinvia il voto di qualche settimana.

Resta il fatto che, in alcuni casi, il partito di Governo ha fatto davvero una pessima figura. Ma gli sta bene a quelli del PdL: si ricordino che il futuro del partito non può prescindere da Berlusconi, a meno che non sia lui stesso a dettare i passi e le condizioni del suo progressivo (e normale) passaggio di testimone.

PS: la lista della Polverini in Lazio è stata riammessa.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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