Montecarlo-Gate: conferma ufficiale, lettera autentica

il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha confermato in una conferenza stampa l’autenticità della famosa lettera:

“Sì, il documento è mio, l’ho compilata io. Questo tipo di documenti viene emesso quando il nome del nostro Stato viene citato in caso di inchieste o notizie giornalistiche. Raramente questi documenti arrivano all’attenzione della stampa, ma in questo caso era giusto farlo”. [cit. DAW]

La notizia della conferma ufficiale è già stata ripresa da tutti i media italiani:

Corriere.it – Santa Lucia: lettera autentica

Repubblica.it – Santa Lucia: la lettera è autentica

LaStampa.it – Da St. Lucia: “Lettera autentica”

IlGiornale.it – Da Santa Lucia: “Autentica la lettera”

Libero-News.it – Montecarlo, il Ministro di Saint Lucia conferma: “La lettera è autentica”

IlFoglio.it – Il Guardasigilli di Santa Lucia: “La lettera è autentica”

Sembra dunque avere una risposta la domanda posta nel precedente articolo. A meno che Fini ora non intenda accusare un Governo straniero di essere stato assoldato da Berlusconi, ora dovrebbe dimettersi per coerenza con quanto espresso da lui stesso e dai suoi fedelissimi deputati in relazione, ad esempio, alla vicenda della casa di Scajola.

Berlusconi, da questo punto di vista, è pronto a tirare un sospiro di sollievo. “Quota-316” è ora sicuramente più vicina.

Per il resto vi rimando al post precedente.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Se questa è la premessa..

Il 29 Settembre (compleanno di Berlusconi, ndr) il Premier si presenterà alla Camera per fare un discorso programmatico e vedere se l’Aula, quell’Aula, è disposta a garantirgli la maggioranza per portare a termine tale programma nei prossimi 3 anni. Detto così non c’è nulla di male: un Governo crede di aver perso la maggioranza “elettorale” e modifica il suo programma per tentare di garantirsi la fiducia di altri gruppi o anche di singoli parlamentari.

Se non fosse per tutto ciò che sta accadendo in queste ore.

Da una parte il PDL, quello che ne rimane, che tenta incessantemente e anche un po’ goffamente di raggiungere “quota 316”, ovvero di “convincere” un manipolo di Deputati ad abbandonare il loro attuale gruppo parlamentare per confluire in quello guidato da Cicchitto. L’intento Berlusconiano è chiaro: ottenere la maggioranza assoluta (col la Lega) senza aver bisogno del voto dei Finiani e dell’MPA (che ha appena annunciato il quarto governo di Lombardo in Sicilia in due anni, con il PD e senza il PDL). In cambio è disposto, smentite a parte, ad accontentare singole personalità offrendo loro incarichi parlamentari o posti in lizza nelle future elezioni. Già di per sé questo “mercato” è avvilente, ma può essere accettato se lo si fa passare come l’unica alternativa alle urne (considerazione vera).

Dall’altra parte c’è invece l’epilogo (?) del “Montecarlo-Gate”: in pratica il Ministro della Giustizia di Santa Lucia, tale Lorenzo Rudolph Francis, ha (avrebbe) scritto una lettera al suo capo di governo informandolo del fatto che le due società Printemps Ltd e Timara Ltd, con sede legale nello stesso paradiso fiscale, sono riconducibili a Giancarlo Tulliani. In pratica, se diamo per buona questa notizia, Fini (in qualità di leader di AN) avrebbe venduto un immobile a prezzo stracciato a società off-shore di proprietà del cognato che poi avrebbe trovato come inquilino affittuario lo stesso Tulliani. I finiani, Bocchino su tutti in diretta TV, si sono affrettati a smentire tutto e ad accusare (neanche a ipotizzare..) l’uso privato di servizi segreti italiani e GDF da parte Valter Lavitola (direttore dell’Avanti! e uomo del Premier in sudamerica). Dal canto suo il già citato Ministro della Giustizia ha però confermato la veridicità del documento al “Fatto”.

Capito? Abbiamo due possibilità: o il Presidente del Consiglio italiano è un orditore di trame oscure e internazionali volte a destabilizzare l’ordine democratico mettendo praticamente in stato d’accusa la terza carica del suo stesso Stato (e in tal caso dovrebbe dimettersi in un battito di ciglia) e nel frattempo Fini si rivelerebbe solo come un po’ “distratto”, non essendosi accorto che tra sei miliardi di possibili affittuari quella casa era finita proprio al cognato, oppure la tanto decantata (proprio dai finiani) “questione morale” dovrebbe costringere Fini alle dimissioni (e all’oblio politico) per consegnare la maggioranza e il centrodestra (di nuovo) nelle mani di Berlusconi.

In entrambi i casi non ci vedo nulla di buono per le sorti del centrodestra e dell’Italia.

Ma tant’è, i due hanno deciso di sfidarsi “all’ultimo sangue”, della serie “ne rimarrà uno solo”.

Le mie osservazioni sono comunque semplici e credo assolutamente condivisibili. La prima è che, dopo averlo accusato pubblicamente e in diretta sulla TV di Stato di essere “un pericolo per la Democrazia”, Bocchino e i suoi dovrebbero immediatamente presentare una mozione di sfiducia verso il Presidente Berlusconi da far votare alle camere, e la seconda è che se Berlusconi dovesse riuscire a trovare 316 Deputati disposti a sostenerlo in questa Camera il prossimo 29 settembre Fini dovrebbe dimettersi dalla presidenza di Montecitorio per dedicarsi al suo gruppo (o a quello che ne rimarrebbe) e al nascente partito.

Credo proprio che farò un bel Live-Blogging per l’occasione 😉

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Fini, Berlusconi, il PDL e il futuro

Non so.. c’è ancora più di una cosa che non mi torna.. parlo ovviamente di quanto accaduto ieri a Mirabello (e di tutte le reazioni generate in seguito).

Per carità, Fini ha fatto un bel discorso, scritto molto bene e recitato con la giusta dose di emozione e caparbietà. Ma sui contenuti, molti dei quali condivisibili, c’è da fare qualche appunto.

Fini come prima cosa dice di voler dare “un contributo di chiarezza su quel che è accaduto e su quel che accadrà”. Ma in realtà, denunce di metodi stalinisti a parte, “dimentica” qualcosa quando parla della vicenda che l’ha portato alla quasi-espulsione dal partito che ha contribuito a fondare. C’è da dire, infatti, che è verissimo che all’interno di un partito, soprattutto se liberale, deve essere garantita la facoltà di critica e dissenso, ma la colpa di Fini, secondo Berlusconi, è stata quella di un continuo attacco al governo mezzo-stampa, giorno dopo giorno, per di più da uno scranno istituzionale come quello di Palazzo Madama. Insomma, secondo Berlusconi, di “panni sporchi” bisognava prima parlarne in famiglia. E su questo punto non si può non essere d’accordo con il Cavaliere. La “chiarezza” su quel che è accaduto è quindi stata fatta “a metà”, proponendo un solo punto di vista. E “su quel che accadrà” il discorso è identico: Fini, in pratica, ha annunciato la nascita del suo nuovo partito. Ma senza mai dirlo apertamente. Il partito insomma esiste ma “se non lo dico non si può farmelo dire”. Vedi sopra.. interpretazioni, interpretazioni e ancora interpretazioni..

Ma andiamo avanti..

Il discorso di Fini inizia parlando del PDL al passato (e questo deve avere un valore), e continua entrando nel campo di quello che è stato definito come una rivisitazione del “ma anche” pensiero di Veltroni: il Presidente della Camera dice che il Governo ha contrastato bene la crisi finanziaria MA ANCHE ha sbagliato ad operare “tagli lineari”, dice che il federalismo è necessario MA ANCHE che bisogna fare particolare attenzione al Mezzogiono, e via dicendo..

Fini passa poi al capitolo della giustizia. E qui non si può che condividere le sue parole: la Magistratura va rispettata anche se in essa vivono delle costole ultra-politicizzate; bene uno scudo giudiziario per le alte cariche dello stato ma no a provvedimenti retroattivi; viva il garantismo ma guai a cadere nel desiderio di impunità. Fini ha in pratica offerto a Berlusconi la sua disponibilità a votare il Lodo Alfano costituzionale a condizione che non vengano proposte leggi retroattive potenzialmente in grado di interrompere i processi in atto. Come ho detto sopra, sono d’accordo.

Passiamo poi al capitolo “Governare non vuol dire comandare”, “viva la meritocrazia”, “non esistono eresie” e via dicendo.. belle parole, se non fosse che Fini ci ha abituato, quando era a capo di AN, a frequenti “azzeramenti” del partito in seguito a ribellioni (o presunte tali) dei suoi colonnelli. Insomma, critica Berlusconi per la sua gestione aziendale del partito ma anche lui in quanto a “lettere di licenziamento” non scherza..

Fini, per costruirsi un futuro, deve necessariamente guardare al passato. Per questo motivo ringrazia pubblicamente e “senza ironia” Berlusconi per quello che ha fatto per l’Italia (e per Fini stesso, ndr) nel 1994 quando decise di scendere in campo in prima persona per combattere la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto. Naturalmente Gianfranco si affretta a precisare che gratitudine non vuol dire sudditanza e che quindi è più che lecito esprimere opinioni diverse da quelle del “padrone”. Discorso già affrontato nelle prime righe di questo articolo.

Inizia ora la parte più controversa del discorso di Fini: dice che “il PDL come l’avevamo pensato non esiste più”, che si tratta solo di una “riedizione allargata di Forza Italia” e che quindi Futuro e Libertà non può “rientrare in qualcosa che non esiste più”. Qui c’è un grave errore (o, più probabilmente, l’ennesima “dimenticanza”): il PDL, giova ricordarlo, è nato nel novembre del 2007 dal “Discorso del Predelino”. Berlusconi aveva profetizzato più volte la caduta del Governo Prodi sulla finanziaria. Fini e Casini, allora alleati del Premier all’opposizione, videro in quella “profezia mancata” l’atto finale della guida berlusconiana. Il momento di entrare in scena da protagonisti. Sbagliavano. In poche ore Berlusconi organizzò grandi manifestazioni di piazza e, dopo la raccolta di qualche milione di firme, annunciò la nascita di un nuovo partito all’interno del quale confluiva Forza Italia. Ecco come è nato il PDL: un altro partito Berlusconi-centrico capace di attrarre nella sua orbita tutte le forze di centrodestra (Fini compreso, appena aperta la crisi del Governo Prodi). Caro Gianfranco, il PDL è nato così. Trasformarlo in un grande partito liberale di centrodestra era, col tempo, compito dei suoi membri. Era compito anche e soprattutto tuo, indicato senza ombra di dubbio come il successore di Berlusconi alla guida del PDL stesso. Un partito non nasce “pronto”, va costruito. Berlusconi l’ha creato in pochissimo tempo come solo lui sa fare, usando la sua personalità. Era compito di un politico lungimirante (quale sei tu) guidare insieme al Cavaliere il processo di trasformazione. E questo non si fa con le “sparate” in TV, ma “rompendo i maroni” dall’interno per smuovere le acque dopo l’inizale assestamento degli organi di partito in seguito alla vittoria elettorale. Insomma, tirando le fila, il PDL sarà pure il partito che hai contribuito a fondare, ma anche quello che hai contribuito a distruggere. Se davvero di partito morto si tratta..

Piccolissima parentesi sul caso di Montecarlo. Fini critica pesantemente le campagne di stampa ordite contro di lui dai media controllati dal PDL e capeggiati da “Feltri l’infame”. Ma questo suo atteggiamento in cosa dovrebbe renderlo diverso da quel Berlusconi che critica i giudici “comunisti”? Feltri ha provato a ricordarglielo ieri sera da Mentana, ma senza ricevere risposta. Pensato solo a cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse definito “infame” il direttore di un giornale a lui avverso solo perché lo attaccava con la storia della Noemi Letizia di turno.

Fini si dimostra poi convinto del fatto che non si possa andare ad elezioni anticipate e usa questa sua condizione per “sfottere” chi lo minaccia in questo senso, dicendo di non avere paura e che, d’ora in avanti, il tavolo delle trattative (si riferisce alle cene con Bossi) avrà un inquilino in più. Roba da vecchia politica. Dice di voler contribuire attivamente a portare a termine la legislatura ma fa capire che da oggi in poi si farà come vorrà lui.

Inizia quindi un accenno di discorso programmatico (federalismo, riforme costituzionali, riforma elettorale, quoziente famigliare ecc), in larga parte condivisibile, quando sul più bello si accorge di aver parlato anche troppo e saluta il pubblico con la promessa che “l’azione di Futuro e Libertà andrà avanti”.

Per quanto mi riguarda, l’ho già detto più volte, la prossima volta che si andrà a votare non avrò alcun problema a scegliere Fini se il suo sarà davvero un programma liberale. Ma se mi metto per un attimo nei panni di Berlusconi, con tre anni di fuoco incrociato davanti, non mi fiderei mica di “quello là”.

Per questo motivo, in conclusione, credo che molte delle osservazioni fatte da Fini siano corrette e che il suo (presunto) programma di Governo liberale sia davvero in larga parte condivisibile. Ma chiedo vera chiarezza: per prima cosa non si può guidare un partito (o presunto tale) quando di lavoro fai il Presidente della Camera, quindi prima cosa servirebbero le dimissioni da quel ruolo istituzionale. Quanto al resto, ora che hai scoperto le carte, non cercare di nasconderti dietro l’operato di questo Governo di Berlusconi (che tu appoggeresti). Consideri il PDL finito e la leadership di Berlusconi sbagliata. Abbi il coraggio di dichiarare chiusa anche l’esperienza di questa legislatura e presentati agli elettori con il tuo nuovo progetto. Sono sicuro che il risultato stupirebbe un po’ tutti.

Nota a margine: mai, mai e ripeto MAI per quanto mi riguarda tollererò alleanze con l’UDC o l’API di turno. Il futuro sta nel Bipolarismo: il tuo movimento è “condannato” a formare federazioni con le altre forze di centrodestra contro le forze di centrosinistra. Il centro, il Terzo Polo non è francamente tra le cose che servono al Paese.

Vabbè, ne è uscita praticamente una lettera aperta..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Riflessioni sull’ufficio di presidenza del PDL

L’altro ieri si è svolto a Palazzo Grazioli l’atteso ufficio di presidenza del PDL durante il quale è stato redatto il documento di 10 pagine in cui si elencano i 5 punti programmatici da realizzare nei prossimi tre anni di legislatura.

Viso il clima intorno a questa riunione (che avrebbe dovuto decidere le sorti della legislatura) mi aspettavo tutt’altro che un Berlusconi (apparentemente) calmo e rilassato. Come interpretare dunque questo segnale?

Le possibilità, a mio parere, sono due:

1) Berlusconi è riuscito, imbarazzanti smentite a parte, a (ri)portare dalla sua parte una decina di “profughi” finiani, parlando di elezioni anticipate e di “scomparsa” di Fini stesso dallo scacchiere Nazionale.

2) Berlusconi, come ha detto Fini, si è reso conto che in caso di elezioni la Lega otterrebbe risultati straordinari al Nord, mentre al Sud “basterebbe una variazione di un paio di punti percentuali” per far “ballare” il Senato. A questo punto, è il ragionamento che in realtà fanno in molti, la Lega potrebbe spingere per un Governo Tremonti.

A voler essere obiettivi sembra che la seconda possibilità sia quella più probabile: la Lega ha appena annunciato che alle prossime politiche (verso le quali sta spingendo davvero tanto) si presenterà in tutte le regioni, anche al sud, con Maroni capolista. Oltre a questo i bene informati assicurano che tra le alte personalità del PDL lo stesso Tremonti sia quello che più spinge verso le urne.

Cosa ci aspetta dunque? In entrambi i casi, probabilmente, la fine politica del centrodestra. E forse anche dell’era Berlusconiana. Questa volta per davvero.

Va detto però che ogni volta che il Cavaliere è stato dato per “spacciato” (politicamente, s’intende) è sempre “rinato” più forte di prima. Bisogna solo aspettare..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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La Maggioranza non c’è più

Ciò che è successo poco fa alla Camera ha reso formale una situazione ampiamente preanunciata: il Governo non gode più della maggioranza parlamentare a Montecitorio. Servivano 316 voti, la “maggioranza” ne ha espressi 299. Ergo, come si diceva ai tempi di Prodi, “la maggioranza non c’è più”. E non, sia chiaro, per le assenze di questo o quel Ministro impegnato in una missione diplomatica quanto per la precisa ed esplicita volontà di un gruppo di deputati eletti con la maggioranza che ora dimostrano di avere le mani libere e di potersi consultare con parte delle opposizioni con l’unico scopo di mettere in difficoltà il Governo.

Io non la farei troppo lunga, non starei qui a chiedermi o no se fidarsi di Fini e delle sue rassicurazioni circa la lealtà e la fedeltà. Quando un Governo non riesce più ad esprimere una maggioranza parlamentare (soprattutto se solo in una camera) non resta altro da fare che salire al Colle ed informare il Presidente della Repubblica il quale, verificata l’impossibilità di formare un nuovo “governo d’inciucio” (i numeri al Senato non lo consentono) dovrà dichiarare conclusa questa legislatura.

Era abbastanza probabile che ciò non sarebbe avvenuto oggi, in prossimità della pausa estiva. Ma i numeri comparsi oggi alle spalle di Fini portano dritti dritti verso il Quirinale. A settembre, alla prima occasione utile e dopo un’estate “in trincea”.

A questo punto ogni altra strada sarebbe solo una perdita di tempo.

PS: sia chiaro.. non ho scritto questo articolo in quanto Berlusconiano, ma da semplice spettatore.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Elezioni, e poi?

Portare il Paese ad elezioni anticipate, che siano queste in autunno o in primavera, è una idea sciagurata: in piena fase di ripresa da una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi la stabilità (soprattutto economica) dell’Italia, faticosamente riabilitata a suon di duri provvedimenti come la finanziaria appena varata, sarebbe di nuovo compromessa.

Ciò detto, Berlusconi non ha tutti i torti quando spera nelle urne: sa di non voler ripetere in prima persona l’esperienza di Prodi, ogni volta a fare i conti in Aula ma sa anche di non potersi permettere soluzioni “alternative” o “tecniche” come quella proposta oggi da Bersani. Il perché è semplice: nel dicembre del 1994 il suo Governo, eletto dal Popolo, venne sfiduciato dalla Lega. Si trovò una soluzione, il Governo Dini, che doveva appunto essere “tecnica” per poi dare di nuovo la parola ai cittadini. Sappiamo tutti come andò a finire.

Il ragionamento del Cavaliere è dunque lineare: ho ricevuto un forte mandato elettorale e cercherò di portarlo a termine con tutta la buona volontà.

Ma l’iniziativa finiana, più numerosa di quanto pronosticato, ha fatto saltare il banco. Berlusconi potrebbe trovarsi a dover mediare ogni volta con Fini, Casini, Rutelli e Lombardo. Senza contare, ovviamente, la Lega. Nella mente del Cav. si fa largo l’idea che non era questo il volere degli elettori. Se non potrà portare a termine la legislatura con gli equilibri parlamentari che ne hanno caratterizzato l’inizio allora l’unica via è ripresentarsi al Paese, a dispetto della Crisi e di quanto detto all’inizio. Meglio la chiarezza che i tentennamenti. Senza contare che se non si vota subito Fini riuscirà ad organizzarsi, mentre lo scopo di Berlusconi è proprio impedire che un politico di professione come il Presidente della Camera riesca a tessere la sua tela. Guardate cosa è riuscito a fare in pochi giorni!

Ammettiamo dunque che in una qualsiasi delle votazioni tra Settembre e Dicembre il Governo venga messo in minoranza dai finiani, specie se con la richiesta della Fiducia. Berlusconi, sperando nella lealtà della Lega (che d’altro canto non ha ancora ottenuto il Federalismo) andrà da Napolitano per ribadire di non voler accettare un nuovo incarico. Il Capo dello Stato allora si troverà di fronte ad un bivio: sciogliere le Camere o affidare un incarico ad un Governo sostenuto da PD, UDC, FLI e forse IDV. In pratica agli sconfitti delle ultime elezioni. In ogni caso, è il ragionamento di Berlusconi, si creerebbero le condizioni per “cavalcare” l’indignazione popolare.

L’ipotesi del voto è dunque molto più percorribile di quanto si possa credere ascoltando i discorsi dei nostri politici. Pare infatti che il Cav. dedicherà l’intera estate alla pianificazione della “sua” campagna elettorale.

Ma cosa (o meglio, chi) potrei mai votare ad Aprile 2011? Di certo, per incolmabili distanze culturali, nulla che stia a sinistra del PD. Nessuna chance nemmeno per l’IDV a causa soprattutto del comportamento del suo Leader e dei più alti vertici del partito. Discorso simile per il Movimento di Grillo, che ha dichiarato di volersi presentare alle prossime politiche. Non c’è niente da fare, di Grillo non mi fido. Il Partito Democratico di per sé non è votabile perché non sembra offrire proposte concrete per guidare il Paese. E, stando ai dati delle ultime tornate elettorali, non sono l’unico a pensarla così. Casini e il suo “Partito di centro”, eventualmente alleato con Rutelli e Lombardo, sono i fieri discendenti di quella casta politica che ha cannibalizzato il potere in Italia fino al 1994 e questo, unitamente al dimostrato e dimostrabile trasformismo dei suoi protagonisti, mi sembra una motivazione più che valida per cercare altrove. La Lega, di per sé, non è affatto distante da molte delle mie idee ma c’è qualcosa che non torna, qualcosa che mi impedisce di affidare a loro il mio voto: sarà forse l’abissale vuoto tra il Partito e il suo Simbolo, quel Bossi ormai consumato dal tempo e dalla malattia. Il mio voto, insomma, andrebbe ad un apparato politico (rappresentato dalla corrente di Maroni) o ad un centro di “aizzamento popolare” contro Roma Ladrona? Come avrete notato ne restano due. E qui iniziano i dubbi: potranno, vorranno quelli di FLI presentarsi da soli? In caso positivo, e se il loro programma sarà concepito dal “fulcro liberale” composto da quelli di Libertiamo, allora ci sono buone possibilità di orientarsi in quella direzione. Certo però che votare Fini in cerca di Liberalismo suona davvero strano.. Ma se così non fosse, se il neonato gruppo finiano valesse davvero meno del 5% (An valeva poco più del 9% due anni fa), con che faccia andrebbero a chiedere un patto elettorale a Berlusconi? E cosa vedrebbe un elettore, confuso dall’affossamento del Governo per poi corrergli appresso? Mah.. In teoria, comunque, il mio voto sarebbe “prenotato” dal PDL (o da ciò che ne resta). Ma qui Berlusconi deve avere chiara una cosa: eliminato Casini, eliminato Fini, i prossimi eventuali errori sarebbero esclusivamente affar suo. Sarebbe inconcepibile andare a votare PDL con la paura che venga riproposta certa gente ai vertici del neo partito Berlusconiano. Prima di conquistarsi il mio voto servirà dunque una profonda riorganizzazione del partito, un programma davvero coraggioso e liberista, più posti nel Governo per quelli come Antonio Martino e meno potere, molto meno potere ai signori del Socialismo. Dopo la finanziaria appena varata, è tempo di dare al Paese una spinta per ripartire. E’ l’ultima occasione, davvero l’ultima occasione per mettere in atto quella promessa di “nuovo miracolo italiano” che gli elettori della prim’ora attendono impazienti dal 1994.

Appunto, e se Berlusconi, spinto dalla situazione sfuggitagli di mano, decidesse di dare una virata all’esecutivo in senso fortemente liberista senza passare per il voto? Come si comporterebbe la maggioranza dei finiani di fronte a proposte addirittura migliori di quelle contenute nel famoso “programma di Governo”? Sarebbe La soluzione (con la “L” maiuscola) per incenerire le manovre di Palazzo che vogliono, metaforicamente, la sua testa.

Ma, lo sappiamo tutti, sto sognando ad occhi aperti. Iniziamo dunque a cercare la mia tessera elettorale, ben conscio del fatto che il voto nullo resta sempre una scelta percorribile.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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PDL: il giorno del divorzio (forzato)

Gianfranco Fini, politico di professione che in futuro potrei anche votare senza problemi per vari motivi.

Ma oggi non è il futuro. Oggi è il giorno in cui tutto finirà. Fini, Presidente della Camera e co-fondatore del PDL è da un anno e mezzo che di professione sembra fare il bastian contrario nei confronti del suo partito, della maggioranza e del suo Presidente del Consiglio.

Per l’amor di dio, scelte più che legittime, a patto di essere pronti a subirne le conseguenze.

Chissà, forse credeva che Berlusconi non avesse il coraggio di andare fino in fondo. Invece sembra proprio che nella direzione di Partito, convocata questa sera alle 19, il Cavaliere chiederà (e farà votare all’unanimità) l’espulsione dal partito di Fini e dei suoi più stretti collaboratori.

Spiace, perché in alcuni casi le ragioni dei finiani potevano perfino essere condivisibili, ma le modalità con cui sono state sostenute e la precisa volontà di logorare il Governo e il suo Premier erano sotto gli occhi di tutti da troppo tempo. Non intervenire sarebbe un segnale di timore che una personalità come Berlusconi non può più permettersi.

Le cose, secondo i bene informati, andranno in questo modo: per prima cosa il provvedimento di espulsione verrà firmato da Verdini, Bondi e Larussa (con controfirma di Berlusconi), poi l’ufficio di presidenza confermerà la decisione all’unanimità.

E se non volete crederci, sappiate che in Aula (a Montecitorio) si mormora di un Bocchino infuriato che tenta di formare un gruppo autonomo e chiama gli “amici” invitandoli ad uscire dall’Aula per mandare sotto il Governo.

Pare ovvio che qualcosa sta per succedere davvero, questa volta.

Le scelte che verranno prese questa sera segneranno per parecchio tempo il centrodestra italiano. Da quindici anni si tenta di raggiungere l’unità completa tra tutti i moderati. Se Fini verrà espulso questo diventerà di colpo un obiettivo impossibile da raggiungere nel breve periodo.

In più c’è un problema legale, legato all’utilizzo del simbolo attuale del PDL: sembra infatti che per utilizzarlo serva il consenso congiunto si Berlusconi e Fini. In caso di espulsione servirà dunque un nuovo simbolo.

In tanti, Ghedini in testa, stanno sconsigliando a Berlusconi di intraprendere la via dell’espulsione. Troppo pericolosa e dalle conseguenze imprevedibili. E’ facile arrivare alla crisi di Governo. Se però questa volta il Cavaliere ha deciso di intervenire con azioni di questa portata (per lui convocare una direzione di Partito non è roba da tutti i giorni) vuol dire che forse, passatemi il termine, ne ha veramente le palle piene.

Potrebbe dunque cadere nel tranello dei finiani (perché di questo si tratta). Se i “dissidenti” fossero più di trenta, il Governo sarebbe spacciato.

E se fosse proprio questo l’obiettivo finale? Ammettiamolo, Berlusconi ha una grandissima autostima. E’ convinto di riuscire ad ottenere la maggioranza dei voti anche in caso di elezioni anticipate. Anche senza le macerie di Alleanza Nazionale (macerie perché molti ex-aennini sono oggi fedelissimi di Berlusconi).

I numeri sono in realtà risicati ma forse i suoi amati sondaggi dicono che una “nuova AN” consentirebbe comunque di raggiungere una maggioranza relativa. Non dimentichiamo che il PD non se la passa bene, è decisamente sotto il 30%. Se consideriamo che la Lega è al 10% (e che sosterrà un nuovo Governo Berlusconi perché vuole il federalismo), al PDL basterebbe un 25%. Risultato più che abbordabile, anche senza Fini. Soprattutto se il Governo dovesse cadere per mano dei finiani e Berlusconi riuscisse a far passare il messaggio che sono stati loro a tradire gli italiani, a dare instabilità all’intero Paese in un periodo difficile come questo.

Difficile però credere che gente che fa politica di professione non comprenda queste cose. Per questo le decisioni di questa sera e ciò che ne seguirà direttamente sono ancora avvolte nella nebbia.

Stay tuned.. aggiornamenti (molto probabilmente) in serata

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Il gatto che si morde la coda

Tantissimi anni fa gli antichi popoli credevano che il tempo non fosse una linea retta, che va dal passato e finisce inesorabilmente nel futuro, ma una specie di “cerchio”: tutto ciò che succede a noi è già accaduto in passato, e un giorno accadrà di nuovo. Forse qualcuno storcerà il naso, eppure sembra che ci fosse davvero un pizzico di verità in queste vecchie credenze: guardate a quello che sta accadendo nei Palazzi del Potere.. Era il 2001 e Berlusconi (stra)vinceva le elezioni politiche. Nel 2004 Fini e Casini, ansiosi di prendere il suo posto, iniziano un lento lavoro di logoramento nei confronti del Cavaliere. Aprile 2005: il Governo Berlusconi II è costretto a rimettere il mandato a favore di un “rimpasto”. Poi, nel 2007, Casini se ne va sbattendo la porta, mentre Fini, zitto zitto, rinnega tutto e il contrario di tutto (ve lo ricordate il “Predelino”?) e diventa co-fondatore del PdL. Aprile 2008: Berlusconi torna trionfalmente al Governo. Fini va a scaldare la Poltrona del Presidente della Camera, lo stesso scranno da cui, quattro anni prima, iniziarono i “Casini” (con Casini, guarda un po’..). Poco meno di un anno dopo, ecco il copione ripetersi pari pari: Fini inizia a contestare ogni decisione del “suo” Governo, si fa sfuggire spiacevoli fuori-onda in momenti non proprio perfetti per il Governo, poi inizia a contestare il Capo, fino ad arrivare al faccia-faccia del congresso nel 2009. Da lì parte l’idea di un gruppo autonomo in Parlamento, ma si accorge di non avere i numeri e la sua diventa una “fondazione”. Il resto è roba di questi giorni: Bocchino, speaker dello stesso Fini, dice che i “fedelissimi” possono far cadere il Governo. E in tutto questo casino Berlusconi che fa? In apparenza sarebbe disposto a riaprire il portone proprio a quel Casini, quello del 2004. Non so cosa ne pensate, ma a me hanno insegnato che “lo scorpione che doveva attraversare il fiume, dopo aver chiesto aiuto alla rana, la punse ed entrambi affogarono nel fiume che insieme stavano cercando attraversare”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Ore 13:40, è la fine del PDL (o forse no..)

Va in onda, praticamente in diretta Nazionale, lo strappo finale, clamoroso tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Durante la direzione del PDL il livello di tensione tra i due è stato tale che si sono superate persino le parole, arrivando addirittura a gesti di minaccia e sfida. Uno spettacolo indecoroso, non c’è dubbio.

Fini contestava a Berlusconi la gestione monarchica del partito e la poca attenzione alle riforme vere, l’altro faceva notare che certo non giova un bastiancontrario che in pubblico contesta ogni decisione del Presidente del Consiglio e capo del proprio partito.

La fine si consuma quando Berlusconi accusa Bocchino e soci (e, indirettamente, Fini stesso) di “esporre il partito al pubblico ludibrio”. Il Presidente della Camera si alza dalla platea e si dirige sotto al palco, puntando l’indice contro il capo del Governo. Poco dopo il Premier invita a Fini a lasciare lo scranno più alto di Montecitorio se intende tornare subito alla politica attiva. Questi gli risponde ironicamente (ma neanche troppo); “Sennò che fai, mi cacci?”.

E’ chiaro, questo è un punto di non ritorno. Ma non aspettiamoci, almeno nel breve periodo, un addio da parte di Fini. Infatti, se è vero che Berlusconi ha ragione quando parla di osservazioni politiche che non si addicono ad un Presidente della Camera, tantomeno se fatte in pubblico, bisogna dare atto a Gianfranco che le questioni che pone sono serie e vanno affrontate.

Non dimentichiamoci poi di guardare anche l’altro lato della medaglia: per Fini il PDL è una grandissima risorsa capace di generare il 40% dei voti e con l’atteggiamento tenuto oggi, al contrario di quanto pensano in molti, si è candidato dritto dritto alla sua guida in un futuro prossimo, quando il PDL non sarà più il partito di Berlusconi e dovrà per forza imparare a fare a meno di lui. Quel giorno, quando sfiderà Tremonti, potrà affermare senza ombra di dubbio di non essere “l’erede” del Cavaliere ma di brillare di luce propria. Potrà aspirare, insomma, a quel vasto bacino elettorale moderato che però ce l’ha su a morte con l’attuale Premier.

La questione semmai è se e quando questo scenario si realizzerà. Non posso escludere che Berlusconi, piazzata qualche riforma molto gradita al Paese, decida di chiamare tutti alle urne. A quel punto il peso politico di Fini verrebbe azzerato totalmente, insieme a quello dei suoi fedelissimi. Se invece il Governo dovesse portare a termine la legislatura, allora la strada verso la guida del partito non sarebbe poi così tanto in salita per Gianfranco. E’ impensabile, almeno allo stato attuale, una nuova candidatura di Berlusconi a Palazzo Chigi nel 2013.

Vediamo ora cosa accadrà nei prossimi giorni, quali saranno le reazioni del mondo politico e dell’elettorato a questo scossone senza precedenti se guardiamo alla storia politica del centrodestra negli ultimi 15 anni. Perlomeno possiamo finalmente dire che Fini si è assunto la responsabilità delle proprie azioni e della propria azione politica.

Oggi, ha ragione Fini, si chiude l’era dell’unanimismo, caratteristica costante e purtroppo negativa dell’era Berlusconiana. Per la prima volta Berlusconi dovrà confrontarsi con una opposizione interna e organizzata.

Ma alla fine, per il PDL, potrebbe essere solo un bene.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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E’ tutto FINIto?

L’immagine qui sopra, che giganteggia anche nell’home page del Corriere, segna un punto di non ritorno nella storia politica del centrodestra italiano: le strade di Fini e Berlusconi si sono definitivamente separate.

Aveva resistito allo tsunami della fine della CDL e, un po’ a malincuore, aveva deciso di far confluire la “sua” AN nel PDL. Poi ha conquistato la poltrona della Camera e ha perso di vista i resti del suo partito, “fagocitati” dall’area forzista e da Berlusconi in persona.

Ora, dopo la  vittoria “osteggiata” alle regionali (solo l’ultima di una serie innumerevoli battaglie della “guerra fredda”), è arrivato il faccia a faccia con il Premier, un giorno dopo l’incontro tra lo stesso Berlusconi e Bossi. E’ chiaro che qui si stanno pianificando non solo le grandi riforme, ma anche la geografia politica del centrodestra dopo il 2013 (avete per caso sentito le sparate sul premier leghista?). E Fini forse ha capito che il suo potere d’acquisto è notevolmente diminuito di recente.

Il presidente della Camera avrebbe minacciato, secondo quanto viene riferito da fonti della maggioranza, l’ipotesi di creare in Parlamento gruppi autonomi dal Pdl.

Berlusconi, dal canto suo, avrebbe risposto: «Rifletti bene su questa decisione di dar vita a gruppi autonomi perché se lo farai l’inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza della Camera»

Nulla da eccepire: se Fini ha deciso di percorrere questa strada è liberissimo di farlo, ma prima deve rinunciare al ruolo che il PDL, tutto il PDL, gli ha permesso di ricoprire.

In realtà c’è anche una seconda possibilità: se Fini decidesse di dar vita ad un gruppo parlamentare e se i suoi “fedelissimi” avessero i numeri per decidere le sorti del Governo, allora dovrà essere Berlusconi stesso a dimettersi.

In ogni caso una cosa è certa: l’idillio (vero o presunto) tra Berlusconi e Fini è finito. E quasi sicuramente lo è anche il PDL come speranza di un partito di destra moderno e non Berlusconi-centrico.

Male per l’Italia. Bene per Berlusconi che accresce ancora di più il suo potere politico.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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