I have some difficulties..

Berlusconi durante la riunione del G20 confida al collega Vietnamita di avere “qualche difficoltà al momento” parlando, ovviamente, della situazione politica italiana.

Gli aggiornamenti in breve sono questi: Berlusconi in pratica ha offerto a Fini la possibilità di entrare direttamente nel Governo (con un rimpasto senza crisi formalizzata) ma questi ha declinato l’invito ripetendo che vuole le dimissioni del Premier.

Le due strade possibili a questo punto sono due: dimissioni spontanee e preventive del Cavaliere o sfiducia in Aula da parte di Fli dopo l’approvazione della Finanziaria e dopo aver ritirato i suoi esponenti dal Governo (lunedì). In entrambi i casi, visto il clima, si tratterebbe di “crisi al buio” ovvero senza la certezza da parte dell’attuale Presidente del Consiglio di ricevere dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare un nuovo Governo (come è accaduto, per esempio, a Prodi nel Febbraio 2007).

Lo stesso Berlusconi infatti “respira” nell’aria, nonostante tutto, la voglia di più parti di liberarsi di lui. E per questo non sembra intenzionato a farsi da parte per primo. Vuole sfruttare anche la minima occasione per addossare tutta la colpa della crisi su Fini (che poi è il suo obiettivo da settimane). Del resto per aprire una crisi è necessario che qualcuno lo sfiduci in Aula e chi potrebbe essere se non Fini stesso?

A quel punto, incassata la Sfiducia, Berlusconi potrebbe salire al Colle “più tranquillo”. Potrebbe chiedere il reincarico o puntare dritto verso le elezioni. Nel primo caso costringerebbe Fini a tornare tra le fila della maggioranza, nel secondo si preparerebbe alla campagna elettorale più “cattiva” della sua avventura politica.

Per quanto mi riguarda, arrivati a questo punto, la sfiducia parlamentare è l’unica strada percorribile. Si possono dire davvero tante cose sul conto di Berlusconi ma bisogna ammettere che non ha tutti i torti quando dice di non potersi più fidare né di Tizio né di Caio.

Ancora una volta conteranno i fatti più che le parole e i proclami. E la cosa divertente (se così si può dire) è che questa volta il Cavaliere rischia di essere l’unico a spingere verso una soluzione politicamente e istituzionalmente corretta.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Fini ripiomba nel 2005

Ho trovato il discorso di Fini molto istituzionale, pieno di buoni propositi e belle idee. Un po’ come era accaduto a Mirabello. Ma le buone notizie, ahime, si chiudono qui.

Per quanto mi riguarda sono infatti decisamente deluso. Non per quanto in futuro Fini potrà fare con il suo partito, ma per quello che è intenzionato a fare oggi: la conclusione, quella che tutti attendevano, è stata presa. Fini ha scelto la strada (impervia) del rimpasto di Governo.

Le possibilità erano 3: accettare la mano tesa di Berlusconi, chiedere un rimpasto o sfiduciare il Premier. La prima e l’ultima erano in qualche modo scelte di responsabilità, mentre quella intrapresa ha un sapore squisitamente politico.

Fini infatti ricade nella tentazione di criticare Berlusconi e il PDL e lo fa con toni decisamente più pesanti di quelli utilizzati a Mirabello. Per carità, ha una maledetta ragione quando si lancia contro la politica economica di Tremonti, contro l’eccessiva personalizzazione del partito di Berlusconi, contro l’arretratezza in materia di diritti civili e soprattutto contro la golden share della Lega (cita come esempio l’utilizzo dei fondi FAS per accontentare gli allevatori), ma commette di nuovo il gravissimo errore di dimenticare che il PDL (il partito finito, quello che va superato) è stata la sua casa fino a qualche mese fa. Nonostante abbia ricordato solo questa mattina ad un giornale tedesco come sia stato uno sbaglio fondare il PDL insieme a Berlusconi (a proposito, ma dove sarebbe oggi senza il PDL stesso?), Fini aveva il diritto ed il dovere di denunciare ufficialmente tutto questo senza aspettare l’inevitabile deferimento (che in verità è andato a cercarsi).

Che senso ha chiedere oggi, in questa situazione, un passo indietro a Berlusconi per ritrovarsi poi intorno ad un tavolo per ripartire sulla base di “4-5 missioni indispensabili” quando lo stesso Presidente della Camera ha passato gli scorsi due anni e mezzo a criticare senza mai proporre davvero qualcosa di concreto nelle sedi appropriate?

Fini poi si lascia andare e, forse a causa dell’ambiente a lui molto favorevole, abbassa la guardia e commette degli errori: il primo lo fa parlando della Lega. Muove delle giuste critiche al partito di Bossi ma la sensazione è quella di un complesso di inferiorità in quanto il suo partito non viene riconosciuto come interlocutore privilegiato del PDL come accade invece con gli uomini del “Senatur”. Il secondo errore è riferito al Bipolarismo e alla necessità che l’avversario non torni poi ad essere un nemico dopo le elezioni. Qui forse Fini si scorda di come era iniziata la legislatura e di come sia stato il PD a tornare a scagliarsi contro il solito Berlusconi (già dopo pochi mesi di Governo). Il terzo grave errore (ripreso, come vedremo, da Berlusconi) lo commette parlando proprio di rimpasto. Prima si lamenta del fatto che il Parlamento sia stato spesso esautorato per colpa del Governo e poi chiede l’apertura di una crisi passando direttamente la palla al Presidente del Consiglio. Ma senza dubbio la cosa sconvolgente, già segnalata da alcuni analisti, è che il Presidente della Camera (terza carica dello Stato), Presidente di un partito che minaccia di passare all’opposizione, chieda direttamente le dimissioni del Presidente del Consiglio (quarta carica dello Stato). Insomma, la “cadrega” di Montecitorio non sarà certo nelle disponibilità del Presidente del Consiglio, ma non vale nemmeno il contrario!

Ma a parte tutto, se è vero tutto quello che Fini ha detto, che senso ha chiedere un rimpasto? Che senso avrebbe un nuovo Governo con Berlusconi? Che senso ha ritirare Ministri e Sottosegretari da un Governo che si può far cadere in ogni momento? Nessuno crede davvero che la strada indicata da Fini sia percorribile. E tutti sanno bene che non sarebbe nemmeno (del tutto) colpa di Berlusconi se la situazione a questo punto precipitasse. Fini voleva rispedire il “cerino” nelle mani del Cavaliere ma a me pare solo che abbia evidenziato una sua NON-assunzione di coraggio e responsabilità. Forse il Paese non può permettersi elezioni, ma nemmeno un nuovo Governo di questo tipo!

Quanto a Berlusconi e al PDL non c’è ancora una risposta ufficiale ma da ciò che filtra dai soliti “ambienti vicini” Berlusconi avrebbe detto di non aver alcuna intenzione di dimettersi. Il Cavaliere avrebbe detto (come è nella sua natura) che se Fini vuole “andargli oltre” deve venire in Aula e avere il coraggio di sfiduciarlo, di fronte al Parlamento e al Paese intero. Il cerino quindi rimane nelle mani di Fini perché il Governo è intenzionato a continuare a lavorare e l’unico modo per mutare lo “status quo” è un voto di sfiducia.

Sembra avverarsi almeno in parte quello che avevo “predetto” qualche giorno fa. Fini vuole rivivere il 2005 e il Berlusconi-bis ma si ricordi che anche quella volta il Cavaliere era dato per spacciato..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Eccoci qui, Fini chiede la testa di Berlusconi

Eccoci qui, forse, all’atto finale. Prendendo “spunto” dal caso della giovane Marocchina Ruby (sul quale non ho speso e non ho intenzione di spendere nemmeno una parola) Fini ha deciso di chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. Qualche settimana fa fui io stesso ad invitare il capo di Futuro e Libertà ad un atto di responsabilità riguardo la necessità o meno di continuare a tenere in vita questo Governo, ma oggi ho qualcosa da dire in merito..

Prima cosa: in questi casi più che in altri le parole sono davvero nulla se non vengono poi certificate da un atto “fisico”, tangibile come un “NO” alla Camera. Fini di fatto ha sfiduciato il Premier. Ora, anche dal PDL, chiedono a Fini una risposta chiara e senza possibilità di fraintendimenti. Fini ha deciso? Ci voti contro. Oppure stia zitto.

Seconda cosa: dall’enturage del Cavaliere è emerso che il Premier sembra rilassato, come se si fosse liberato da un macigno. Evidentemente si vuol far passare l’idea che Berlusconi stesse solo aspettando il momento in cui tutta questa vicenda sarebbe diventata di dominio pubblico (con tutte le conseguenze del caso). Probabilmente è davvero così, ma le possibili letture sono almeno due. La prima è quella più semplice, che vuole un Berlusconi ormai alle strette, costretto a rassegnare volontariamente le dimissioni per evitare un voto contrario del Parlamento e la rottura dei rapporti tra il PDL e la Chiesa. La seconda è un po’ più “fantasiosa” ma non per questo meno possibile. A me tutta questa vicenda sembra sempre più strana, sia per come è venuta fuori sia per come si sta evolvendo. Berlusconi in pratica non si sta difendendo (se non con i soliti anatemi). E se questo non fosse un sintomo di estrema debolezza? Se fosse invece la prima mossa di una precisa strategia per arrivare allo “Scacco Matto”? Diamo per certe, in questa ricostruzione fantasiosa, le elezioni a Marzo 2011. Nel 2008 si verificò la crisi di Prodi a metà gennaio e si andò alle urne tre mesi dopo. Seguendo questa ipotetica linea temporale allora diciamo che Berlusconi lascerà “scorrere” gli eventi che porteranno alla fine del suo quarto Governo senza tentare di resistere ma senza nemmeno dimettersi per decisione personale. Diciamo che Berlusconi punta a farsi sfiduciare (da Fini, ovviamente) entro la fine di Novembre o al massimo entro i primi giorni di Dicembre. Dopo una settimana di consultazioni il Presidente della Repubblica, riscontrata l’impossibilità di un Governo Tecnico, indirà nuove elezioni prima di Natale. A quel punto, con le famiglie rilassate e riunite davanti alle televisioni nel periodo natalizio, Berlusconi se ne uscirà con uno dei suoi “colpi da maestro” (magari proprio sul caso di Ruby) volto in primo luogo ad “irridere pubblicamente” chi ha sfiduciato un Governo su basi quantomeno dubbie. Da lì a Marzo inizierà una campagna elettorale così violenta che verrà ricordata per molto tempo. C’è da ricostruire l’immagine di un Leader e di un non-partito. Il PD non riuscirà a tenere il passo di un Berlusconi che in queste cose è un maestro assoluto. Risultato? Vittoria per Berlusconi e per la Lega. Senza Fini. E poi? Non ne ho idea. Quello che è certo è che Silvio non resterà ancora per molto a farsi cuocere a fuoco lento come sta accadendo ora. Ha le caratteristiche (e le possibilità) per giocarsi il tutto per tutto pur di non darla vinta a quello che ormai è diventato il suo nemico giurato.

C’è solo un punto oscuro. Come molti hanno osservato, anche al Senato ci sarebbero i numeri per un Governo tecnico. Questo accadrebbe perché molti senatori PDL non accetterebbero lo scioglimento delle Camere vedendo la possibilità di essere rieletti minacciata dalla forza della Lega. Ma questo in realtà è un non-problema. Appurato che l’importante è lo stipendio a quattro zeri a fine mese, si tratterebbe di trovare un alternativa al ruolo di Parlamentare.

Se anche solo una riga di quello che ho scritto dovesse verificarsi tutto dovrebbe avvenire nelle prossime due settimane.

PS: state pensando che io appoggerei (in toto) una azione del genere se si tramutasse in realtà? Beh, allora non avete capito niente.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Un “Compleanno di Merda”

Diciamolo subito, forte e chiaro, in modo che non siano possibili altre interpretazioni.

Chi si aspettava una giornata “risolutiva” è rimasto deluso su ogni possibile fronte.

Partiamo dal peggio del peggio visto nella diretta televisiva di ieri: Antonio di Pietro. Il Leader di IdV non ha fatto altro che riversare fango (per non dire altro) sulla quarta carica dello Stato, il Presidente del Consiglio. Lo ha accusato, nell’ordine di essere un “pregiudicato illusionista”, un “successore di Nerone”, per finire con la ciliegina sulla torta: Berlusconi è uno “stupratore della democrazia”. Di Pietro andrebbe formalmente richiamato per il pessimo spettacolo offerto ieri all’Italia, e il Presidente della Camera non ha fatto molto per impedire questo scempio. Solo un paio di richiami formali, oltretutto sotto richiamo di Berlusconi.

Tralasciando gli interventi “inutili”, tipo quello di Casini e dei vari “terzopolisti” passiamo a quello di Bersani. Dopo aver “suggerito” a Berlusconi di candidarsi al Nobel per la pace ha detto che “la nuova stagione inizia oggi (ieri, ndr) e saremo noi ad aprirla”. Insomma, per l’ennesima volta “zeru proposte concrete” da quello che dovrebbe essere il principale partito di opposizione.

Ma veniamo alle questioni importanti. Berlusconi è arrivato alla Camera senza sapere cosa lo aspettava, questo era evidente (e basterebbe a smontare molte delle accuse di “mercantaggio”). Alla fine ha scelto di dar retta alle “Colombe”, capitanate dal solito Letta, e ha pronunciato un discorso in perfetto stile riappacificante, come se nulla fosse successo in questi ultimi due mesi. Discorso che tralaltro non perderò tempo ad analizzare dato che penso lo abbiano già fatto in molti due anni fa. Insomma, il Cavaliere si è calato in un personaggio che gli stava stretto, strettissimo, e lo ha fatto (con poche speranze) per tentare di allargare il più possibile il suo “bacino di maggioranza”. Dopo essere rimasto (sempre sotto consiglio di Letta) tutto il giorno a Montecitorio, più che altro a farsi offendere gratuitamente, ha replicato un po’ più piccato. Ma alla fine il risultato non è valso l’attesa: 342 voti a favore, ben più della maggioranza richiesta (e molti di più rispetto alla maggioranza del 2008), ma non abbastanza per andare avanti senza Fini e l’MPA. A Berlusconi sono mancati i voti di LD, di qualche PRI e di qualche assente/astenuto.

Si possono spendere ore ad analizzare la giornata di ieri, ma la verità è una sola: Berlusconi deve mettersi a trattare con Fini se vuole andare avanti. Esito più che prevedibile.

E il Cavaliere ha deluso chi voleva un colpo di mano: nessun attacco a Fini, nessuna dimissione, nessuna maggioranza allargata.

Ma anche Fini e i suoi hanno deluso: chi credeva davvero un un sincero patto per concludere legislatura dovrà ammettere che l’annuncio (scontato ormai) del nuovo partito dato in una giornata come questa non è certo un buon segno.

E poi, come ho già detto, come ha fatto Bocchino a votare la fiducia a un “pericolo per la democrazia”?

Ma lasciamo perdere. Sono tutti discorsi inutili. Berlusconi ha due sole possibilità: andare avanti facendosi inevitabilmente logorare da Fini o andare alle urne a Marzo (ipotesi suggerita dalla Lega).

Nel primo caso si prospettano due anni e mezzo forse addirittura più vuoti e inutili di quelli appena trascorsi, senza la minima traccia di vere riforme liberali. E no, non ditemi che Berlusconi le ha promesse. Con questi numeri non si andrà da nessuna parte. Nel secondo caso, a meno che le cose cambino in pochi mesi, Berlusconi non riuscirà a tornare a Palazzo Chigi. E addio Lodo Alfano.

Quale delle due strade pensate che sceglierà Berlusconi? Non lo, ma entrambe non promettono nulla di buono.

Non c’è che dire. E’ stato proprio un compleanno di merda.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Compleanno di Fuoco – Liveblogging

Berlusconi ha appena terminato il suo discorso alla Camera

giudizio sul discorso in corso di elaborazione..

Live Blogging delle intenzioni di voto e del risultato finale

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Auguri Silvio

Auguri Silvio, 74 anni sono tanti e portarli così bene non è da tutti.

Spiace però notare come le cose, rispetto all’anno passato, siano di poco mutate. E i cambiamenti sono stati decisamente negativi.

Un anno fa parlavo della negatività dei continui contrasti con Fini, e sappiamo bene come è andata a finire.

Un anno fa parlavo della democrazia interna al PDL, e in questi 12 mesi il partito non solo non è migliorato sotto questo punto di vista ma sta rapidamente tornando ad essere quello che era Forza Italia fino a tre anni fa.

Un anno fa parlavo di un PDL che faceva il pieno di consensi, oggi siamo sotto al 30%.

Un anno fa parlavo dei troppi “vecchi” che c’erano in politica e oggi siamo qui a fare la conta, “acquistando tutto l’acquistabile” pur di arrivare a quota 316.

Un anno fa parlavo delle mancate riforme liberali, che sono oggi ancor più una chimera.

E’ passato un anno, e come al solito guardandoti in faccia non sembrerebbe così. Ma il Paese in questi 12 mesi ha vissuto, e non se l’è certo passata bene. E’ necessario un rilancio della vera azione di Governo, quella promessa nel 2008. Ed è necessario prima di tutto capire cosa fare un Fini e con il suo (futuro) partito. Sono decisioni che non possono più essere rinviate. A costo di andare a votare in primavera.

Forse per te il tempo scorre più lentamente, ma l’Italia ha urgentissimo bisogno di essere riformata “in toto”, rivoltata come un calzino. E questa azione va necessariamente iniziata prima del tuo settantacinquesimo compleanno. Perché se 12 mesi come quelli passati possono non farsi sentire su una persona vitale come la Tua, di certo sul resto della Nazione lascerebbero un segno incancellabile.

Auguri, Presidente!

PS: non perdetevi il live-blogging dell’intervento di Berlusconi alla Camera alle 11 (più o meno)!

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Riflessioni sull’ufficio di presidenza del PDL

L’altro ieri si è svolto a Palazzo Grazioli l’atteso ufficio di presidenza del PDL durante il quale è stato redatto il documento di 10 pagine in cui si elencano i 5 punti programmatici da realizzare nei prossimi tre anni di legislatura.

Viso il clima intorno a questa riunione (che avrebbe dovuto decidere le sorti della legislatura) mi aspettavo tutt’altro che un Berlusconi (apparentemente) calmo e rilassato. Come interpretare dunque questo segnale?

Le possibilità, a mio parere, sono due:

1) Berlusconi è riuscito, imbarazzanti smentite a parte, a (ri)portare dalla sua parte una decina di “profughi” finiani, parlando di elezioni anticipate e di “scomparsa” di Fini stesso dallo scacchiere Nazionale.

2) Berlusconi, come ha detto Fini, si è reso conto che in caso di elezioni la Lega otterrebbe risultati straordinari al Nord, mentre al Sud “basterebbe una variazione di un paio di punti percentuali” per far “ballare” il Senato. A questo punto, è il ragionamento che in realtà fanno in molti, la Lega potrebbe spingere per un Governo Tremonti.

A voler essere obiettivi sembra che la seconda possibilità sia quella più probabile: la Lega ha appena annunciato che alle prossime politiche (verso le quali sta spingendo davvero tanto) si presenterà in tutte le regioni, anche al sud, con Maroni capolista. Oltre a questo i bene informati assicurano che tra le alte personalità del PDL lo stesso Tremonti sia quello che più spinge verso le urne.

Cosa ci aspetta dunque? In entrambi i casi, probabilmente, la fine politica del centrodestra. E forse anche dell’era Berlusconiana. Questa volta per davvero.

Va detto però che ogni volta che il Cavaliere è stato dato per “spacciato” (politicamente, s’intende) è sempre “rinato” più forte di prima. Bisogna solo aspettare..

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Elezioni, e poi?

Portare il Paese ad elezioni anticipate, che siano queste in autunno o in primavera, è una idea sciagurata: in piena fase di ripresa da una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi la stabilità (soprattutto economica) dell’Italia, faticosamente riabilitata a suon di duri provvedimenti come la finanziaria appena varata, sarebbe di nuovo compromessa.

Ciò detto, Berlusconi non ha tutti i torti quando spera nelle urne: sa di non voler ripetere in prima persona l’esperienza di Prodi, ogni volta a fare i conti in Aula ma sa anche di non potersi permettere soluzioni “alternative” o “tecniche” come quella proposta oggi da Bersani. Il perché è semplice: nel dicembre del 1994 il suo Governo, eletto dal Popolo, venne sfiduciato dalla Lega. Si trovò una soluzione, il Governo Dini, che doveva appunto essere “tecnica” per poi dare di nuovo la parola ai cittadini. Sappiamo tutti come andò a finire.

Il ragionamento del Cavaliere è dunque lineare: ho ricevuto un forte mandato elettorale e cercherò di portarlo a termine con tutta la buona volontà.

Ma l’iniziativa finiana, più numerosa di quanto pronosticato, ha fatto saltare il banco. Berlusconi potrebbe trovarsi a dover mediare ogni volta con Fini, Casini, Rutelli e Lombardo. Senza contare, ovviamente, la Lega. Nella mente del Cav. si fa largo l’idea che non era questo il volere degli elettori. Se non potrà portare a termine la legislatura con gli equilibri parlamentari che ne hanno caratterizzato l’inizio allora l’unica via è ripresentarsi al Paese, a dispetto della Crisi e di quanto detto all’inizio. Meglio la chiarezza che i tentennamenti. Senza contare che se non si vota subito Fini riuscirà ad organizzarsi, mentre lo scopo di Berlusconi è proprio impedire che un politico di professione come il Presidente della Camera riesca a tessere la sua tela. Guardate cosa è riuscito a fare in pochi giorni!

Ammettiamo dunque che in una qualsiasi delle votazioni tra Settembre e Dicembre il Governo venga messo in minoranza dai finiani, specie se con la richiesta della Fiducia. Berlusconi, sperando nella lealtà della Lega (che d’altro canto non ha ancora ottenuto il Federalismo) andrà da Napolitano per ribadire di non voler accettare un nuovo incarico. Il Capo dello Stato allora si troverà di fronte ad un bivio: sciogliere le Camere o affidare un incarico ad un Governo sostenuto da PD, UDC, FLI e forse IDV. In pratica agli sconfitti delle ultime elezioni. In ogni caso, è il ragionamento di Berlusconi, si creerebbero le condizioni per “cavalcare” l’indignazione popolare.

L’ipotesi del voto è dunque molto più percorribile di quanto si possa credere ascoltando i discorsi dei nostri politici. Pare infatti che il Cav. dedicherà l’intera estate alla pianificazione della “sua” campagna elettorale.

Ma cosa (o meglio, chi) potrei mai votare ad Aprile 2011? Di certo, per incolmabili distanze culturali, nulla che stia a sinistra del PD. Nessuna chance nemmeno per l’IDV a causa soprattutto del comportamento del suo Leader e dei più alti vertici del partito. Discorso simile per il Movimento di Grillo, che ha dichiarato di volersi presentare alle prossime politiche. Non c’è niente da fare, di Grillo non mi fido. Il Partito Democratico di per sé non è votabile perché non sembra offrire proposte concrete per guidare il Paese. E, stando ai dati delle ultime tornate elettorali, non sono l’unico a pensarla così. Casini e il suo “Partito di centro”, eventualmente alleato con Rutelli e Lombardo, sono i fieri discendenti di quella casta politica che ha cannibalizzato il potere in Italia fino al 1994 e questo, unitamente al dimostrato e dimostrabile trasformismo dei suoi protagonisti, mi sembra una motivazione più che valida per cercare altrove. La Lega, di per sé, non è affatto distante da molte delle mie idee ma c’è qualcosa che non torna, qualcosa che mi impedisce di affidare a loro il mio voto: sarà forse l’abissale vuoto tra il Partito e il suo Simbolo, quel Bossi ormai consumato dal tempo e dalla malattia. Il mio voto, insomma, andrebbe ad un apparato politico (rappresentato dalla corrente di Maroni) o ad un centro di “aizzamento popolare” contro Roma Ladrona? Come avrete notato ne restano due. E qui iniziano i dubbi: potranno, vorranno quelli di FLI presentarsi da soli? In caso positivo, e se il loro programma sarà concepito dal “fulcro liberale” composto da quelli di Libertiamo, allora ci sono buone possibilità di orientarsi in quella direzione. Certo però che votare Fini in cerca di Liberalismo suona davvero strano.. Ma se così non fosse, se il neonato gruppo finiano valesse davvero meno del 5% (An valeva poco più del 9% due anni fa), con che faccia andrebbero a chiedere un patto elettorale a Berlusconi? E cosa vedrebbe un elettore, confuso dall’affossamento del Governo per poi corrergli appresso? Mah.. In teoria, comunque, il mio voto sarebbe “prenotato” dal PDL (o da ciò che ne resta). Ma qui Berlusconi deve avere chiara una cosa: eliminato Casini, eliminato Fini, i prossimi eventuali errori sarebbero esclusivamente affar suo. Sarebbe inconcepibile andare a votare PDL con la paura che venga riproposta certa gente ai vertici del neo partito Berlusconiano. Prima di conquistarsi il mio voto servirà dunque una profonda riorganizzazione del partito, un programma davvero coraggioso e liberista, più posti nel Governo per quelli come Antonio Martino e meno potere, molto meno potere ai signori del Socialismo. Dopo la finanziaria appena varata, è tempo di dare al Paese una spinta per ripartire. E’ l’ultima occasione, davvero l’ultima occasione per mettere in atto quella promessa di “nuovo miracolo italiano” che gli elettori della prim’ora attendono impazienti dal 1994.

Appunto, e se Berlusconi, spinto dalla situazione sfuggitagli di mano, decidesse di dare una virata all’esecutivo in senso fortemente liberista senza passare per il voto? Come si comporterebbe la maggioranza dei finiani di fronte a proposte addirittura migliori di quelle contenute nel famoso “programma di Governo”? Sarebbe La soluzione (con la “L” maiuscola) per incenerire le manovre di Palazzo che vogliono, metaforicamente, la sua testa.

Ma, lo sappiamo tutti, sto sognando ad occhi aperti. Iniziamo dunque a cercare la mia tessera elettorale, ben conscio del fatto che il voto nullo resta sempre una scelta percorribile.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Il gatto che si morde la coda

Tantissimi anni fa gli antichi popoli credevano che il tempo non fosse una linea retta, che va dal passato e finisce inesorabilmente nel futuro, ma una specie di “cerchio”: tutto ciò che succede a noi è già accaduto in passato, e un giorno accadrà di nuovo. Forse qualcuno storcerà il naso, eppure sembra che ci fosse davvero un pizzico di verità in queste vecchie credenze: guardate a quello che sta accadendo nei Palazzi del Potere.. Era il 2001 e Berlusconi (stra)vinceva le elezioni politiche. Nel 2004 Fini e Casini, ansiosi di prendere il suo posto, iniziano un lento lavoro di logoramento nei confronti del Cavaliere. Aprile 2005: il Governo Berlusconi II è costretto a rimettere il mandato a favore di un “rimpasto”. Poi, nel 2007, Casini se ne va sbattendo la porta, mentre Fini, zitto zitto, rinnega tutto e il contrario di tutto (ve lo ricordate il “Predelino”?) e diventa co-fondatore del PdL. Aprile 2008: Berlusconi torna trionfalmente al Governo. Fini va a scaldare la Poltrona del Presidente della Camera, lo stesso scranno da cui, quattro anni prima, iniziarono i “Casini” (con Casini, guarda un po’..). Poco meno di un anno dopo, ecco il copione ripetersi pari pari: Fini inizia a contestare ogni decisione del “suo” Governo, si fa sfuggire spiacevoli fuori-onda in momenti non proprio perfetti per il Governo, poi inizia a contestare il Capo, fino ad arrivare al faccia-faccia del congresso nel 2009. Da lì parte l’idea di un gruppo autonomo in Parlamento, ma si accorge di non avere i numeri e la sua diventa una “fondazione”. Il resto è roba di questi giorni: Bocchino, speaker dello stesso Fini, dice che i “fedelissimi” possono far cadere il Governo. E in tutto questo casino Berlusconi che fa? In apparenza sarebbe disposto a riaprire il portone proprio a quel Casini, quello del 2004. Non so cosa ne pensate, ma a me hanno insegnato che “lo scorpione che doveva attraversare il fiume, dopo aver chiesto aiuto alla rana, la punse ed entrambi affogarono nel fiume che insieme stavano cercando attraversare”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Ore 13:40, è la fine del PDL (o forse no..)

Va in onda, praticamente in diretta Nazionale, lo strappo finale, clamoroso tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Durante la direzione del PDL il livello di tensione tra i due è stato tale che si sono superate persino le parole, arrivando addirittura a gesti di minaccia e sfida. Uno spettacolo indecoroso, non c’è dubbio.

Fini contestava a Berlusconi la gestione monarchica del partito e la poca attenzione alle riforme vere, l’altro faceva notare che certo non giova un bastiancontrario che in pubblico contesta ogni decisione del Presidente del Consiglio e capo del proprio partito.

La fine si consuma quando Berlusconi accusa Bocchino e soci (e, indirettamente, Fini stesso) di “esporre il partito al pubblico ludibrio”. Il Presidente della Camera si alza dalla platea e si dirige sotto al palco, puntando l’indice contro il capo del Governo. Poco dopo il Premier invita a Fini a lasciare lo scranno più alto di Montecitorio se intende tornare subito alla politica attiva. Questi gli risponde ironicamente (ma neanche troppo); “Sennò che fai, mi cacci?”.

E’ chiaro, questo è un punto di non ritorno. Ma non aspettiamoci, almeno nel breve periodo, un addio da parte di Fini. Infatti, se è vero che Berlusconi ha ragione quando parla di osservazioni politiche che non si addicono ad un Presidente della Camera, tantomeno se fatte in pubblico, bisogna dare atto a Gianfranco che le questioni che pone sono serie e vanno affrontate.

Non dimentichiamoci poi di guardare anche l’altro lato della medaglia: per Fini il PDL è una grandissima risorsa capace di generare il 40% dei voti e con l’atteggiamento tenuto oggi, al contrario di quanto pensano in molti, si è candidato dritto dritto alla sua guida in un futuro prossimo, quando il PDL non sarà più il partito di Berlusconi e dovrà per forza imparare a fare a meno di lui. Quel giorno, quando sfiderà Tremonti, potrà affermare senza ombra di dubbio di non essere “l’erede” del Cavaliere ma di brillare di luce propria. Potrà aspirare, insomma, a quel vasto bacino elettorale moderato che però ce l’ha su a morte con l’attuale Premier.

La questione semmai è se e quando questo scenario si realizzerà. Non posso escludere che Berlusconi, piazzata qualche riforma molto gradita al Paese, decida di chiamare tutti alle urne. A quel punto il peso politico di Fini verrebbe azzerato totalmente, insieme a quello dei suoi fedelissimi. Se invece il Governo dovesse portare a termine la legislatura, allora la strada verso la guida del partito non sarebbe poi così tanto in salita per Gianfranco. E’ impensabile, almeno allo stato attuale, una nuova candidatura di Berlusconi a Palazzo Chigi nel 2013.

Vediamo ora cosa accadrà nei prossimi giorni, quali saranno le reazioni del mondo politico e dell’elettorato a questo scossone senza precedenti se guardiamo alla storia politica del centrodestra negli ultimi 15 anni. Perlomeno possiamo finalmente dire che Fini si è assunto la responsabilità delle proprie azioni e della propria azione politica.

Oggi, ha ragione Fini, si chiude l’era dell’unanimismo, caratteristica costante e purtroppo negativa dell’era Berlusconiana. Per la prima volta Berlusconi dovrà confrontarsi con una opposizione interna e organizzata.

Ma alla fine, per il PDL, potrebbe essere solo un bene.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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