La Maggioranza non c’è più

Ciò che è successo poco fa alla Camera ha reso formale una situazione ampiamente preanunciata: il Governo non gode più della maggioranza parlamentare a Montecitorio. Servivano 316 voti, la “maggioranza” ne ha espressi 299. Ergo, come si diceva ai tempi di Prodi, “la maggioranza non c’è più”. E non, sia chiaro, per le assenze di questo o quel Ministro impegnato in una missione diplomatica quanto per la precisa ed esplicita volontà di un gruppo di deputati eletti con la maggioranza che ora dimostrano di avere le mani libere e di potersi consultare con parte delle opposizioni con l’unico scopo di mettere in difficoltà il Governo.

Io non la farei troppo lunga, non starei qui a chiedermi o no se fidarsi di Fini e delle sue rassicurazioni circa la lealtà e la fedeltà. Quando un Governo non riesce più ad esprimere una maggioranza parlamentare (soprattutto se solo in una camera) non resta altro da fare che salire al Colle ed informare il Presidente della Repubblica il quale, verificata l’impossibilità di formare un nuovo “governo d’inciucio” (i numeri al Senato non lo consentono) dovrà dichiarare conclusa questa legislatura.

Era abbastanza probabile che ciò non sarebbe avvenuto oggi, in prossimità della pausa estiva. Ma i numeri comparsi oggi alle spalle di Fini portano dritti dritti verso il Quirinale. A settembre, alla prima occasione utile e dopo un’estate “in trincea”.

A questo punto ogni altra strada sarebbe solo una perdita di tempo.

PS: sia chiaro.. non ho scritto questo articolo in quanto Berlusconiano, ma da semplice spettatore.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Elezioni, e poi?

Portare il Paese ad elezioni anticipate, che siano queste in autunno o in primavera, è una idea sciagurata: in piena fase di ripresa da una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi la stabilità (soprattutto economica) dell’Italia, faticosamente riabilitata a suon di duri provvedimenti come la finanziaria appena varata, sarebbe di nuovo compromessa.

Ciò detto, Berlusconi non ha tutti i torti quando spera nelle urne: sa di non voler ripetere in prima persona l’esperienza di Prodi, ogni volta a fare i conti in Aula ma sa anche di non potersi permettere soluzioni “alternative” o “tecniche” come quella proposta oggi da Bersani. Il perché è semplice: nel dicembre del 1994 il suo Governo, eletto dal Popolo, venne sfiduciato dalla Lega. Si trovò una soluzione, il Governo Dini, che doveva appunto essere “tecnica” per poi dare di nuovo la parola ai cittadini. Sappiamo tutti come andò a finire.

Il ragionamento del Cavaliere è dunque lineare: ho ricevuto un forte mandato elettorale e cercherò di portarlo a termine con tutta la buona volontà.

Ma l’iniziativa finiana, più numerosa di quanto pronosticato, ha fatto saltare il banco. Berlusconi potrebbe trovarsi a dover mediare ogni volta con Fini, Casini, Rutelli e Lombardo. Senza contare, ovviamente, la Lega. Nella mente del Cav. si fa largo l’idea che non era questo il volere degli elettori. Se non potrà portare a termine la legislatura con gli equilibri parlamentari che ne hanno caratterizzato l’inizio allora l’unica via è ripresentarsi al Paese, a dispetto della Crisi e di quanto detto all’inizio. Meglio la chiarezza che i tentennamenti. Senza contare che se non si vota subito Fini riuscirà ad organizzarsi, mentre lo scopo di Berlusconi è proprio impedire che un politico di professione come il Presidente della Camera riesca a tessere la sua tela. Guardate cosa è riuscito a fare in pochi giorni!

Ammettiamo dunque che in una qualsiasi delle votazioni tra Settembre e Dicembre il Governo venga messo in minoranza dai finiani, specie se con la richiesta della Fiducia. Berlusconi, sperando nella lealtà della Lega (che d’altro canto non ha ancora ottenuto il Federalismo) andrà da Napolitano per ribadire di non voler accettare un nuovo incarico. Il Capo dello Stato allora si troverà di fronte ad un bivio: sciogliere le Camere o affidare un incarico ad un Governo sostenuto da PD, UDC, FLI e forse IDV. In pratica agli sconfitti delle ultime elezioni. In ogni caso, è il ragionamento di Berlusconi, si creerebbero le condizioni per “cavalcare” l’indignazione popolare.

L’ipotesi del voto è dunque molto più percorribile di quanto si possa credere ascoltando i discorsi dei nostri politici. Pare infatti che il Cav. dedicherà l’intera estate alla pianificazione della “sua” campagna elettorale.

Ma cosa (o meglio, chi) potrei mai votare ad Aprile 2011? Di certo, per incolmabili distanze culturali, nulla che stia a sinistra del PD. Nessuna chance nemmeno per l’IDV a causa soprattutto del comportamento del suo Leader e dei più alti vertici del partito. Discorso simile per il Movimento di Grillo, che ha dichiarato di volersi presentare alle prossime politiche. Non c’è niente da fare, di Grillo non mi fido. Il Partito Democratico di per sé non è votabile perché non sembra offrire proposte concrete per guidare il Paese. E, stando ai dati delle ultime tornate elettorali, non sono l’unico a pensarla così. Casini e il suo “Partito di centro”, eventualmente alleato con Rutelli e Lombardo, sono i fieri discendenti di quella casta politica che ha cannibalizzato il potere in Italia fino al 1994 e questo, unitamente al dimostrato e dimostrabile trasformismo dei suoi protagonisti, mi sembra una motivazione più che valida per cercare altrove. La Lega, di per sé, non è affatto distante da molte delle mie idee ma c’è qualcosa che non torna, qualcosa che mi impedisce di affidare a loro il mio voto: sarà forse l’abissale vuoto tra il Partito e il suo Simbolo, quel Bossi ormai consumato dal tempo e dalla malattia. Il mio voto, insomma, andrebbe ad un apparato politico (rappresentato dalla corrente di Maroni) o ad un centro di “aizzamento popolare” contro Roma Ladrona? Come avrete notato ne restano due. E qui iniziano i dubbi: potranno, vorranno quelli di FLI presentarsi da soli? In caso positivo, e se il loro programma sarà concepito dal “fulcro liberale” composto da quelli di Libertiamo, allora ci sono buone possibilità di orientarsi in quella direzione. Certo però che votare Fini in cerca di Liberalismo suona davvero strano.. Ma se così non fosse, se il neonato gruppo finiano valesse davvero meno del 5% (An valeva poco più del 9% due anni fa), con che faccia andrebbero a chiedere un patto elettorale a Berlusconi? E cosa vedrebbe un elettore, confuso dall’affossamento del Governo per poi corrergli appresso? Mah.. In teoria, comunque, il mio voto sarebbe “prenotato” dal PDL (o da ciò che ne resta). Ma qui Berlusconi deve avere chiara una cosa: eliminato Casini, eliminato Fini, i prossimi eventuali errori sarebbero esclusivamente affar suo. Sarebbe inconcepibile andare a votare PDL con la paura che venga riproposta certa gente ai vertici del neo partito Berlusconiano. Prima di conquistarsi il mio voto servirà dunque una profonda riorganizzazione del partito, un programma davvero coraggioso e liberista, più posti nel Governo per quelli come Antonio Martino e meno potere, molto meno potere ai signori del Socialismo. Dopo la finanziaria appena varata, è tempo di dare al Paese una spinta per ripartire. E’ l’ultima occasione, davvero l’ultima occasione per mettere in atto quella promessa di “nuovo miracolo italiano” che gli elettori della prim’ora attendono impazienti dal 1994.

Appunto, e se Berlusconi, spinto dalla situazione sfuggitagli di mano, decidesse di dare una virata all’esecutivo in senso fortemente liberista senza passare per il voto? Come si comporterebbe la maggioranza dei finiani di fronte a proposte addirittura migliori di quelle contenute nel famoso “programma di Governo”? Sarebbe La soluzione (con la “L” maiuscola) per incenerire le manovre di Palazzo che vogliono, metaforicamente, la sua testa.

Ma, lo sappiamo tutti, sto sognando ad occhi aperti. Iniziamo dunque a cercare la mia tessera elettorale, ben conscio del fatto che il voto nullo resta sempre una scelta percorribile.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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PDL: il giorno del divorzio (forzato)

Gianfranco Fini, politico di professione che in futuro potrei anche votare senza problemi per vari motivi.

Ma oggi non è il futuro. Oggi è il giorno in cui tutto finirà. Fini, Presidente della Camera e co-fondatore del PDL è da un anno e mezzo che di professione sembra fare il bastian contrario nei confronti del suo partito, della maggioranza e del suo Presidente del Consiglio.

Per l’amor di dio, scelte più che legittime, a patto di essere pronti a subirne le conseguenze.

Chissà, forse credeva che Berlusconi non avesse il coraggio di andare fino in fondo. Invece sembra proprio che nella direzione di Partito, convocata questa sera alle 19, il Cavaliere chiederà (e farà votare all’unanimità) l’espulsione dal partito di Fini e dei suoi più stretti collaboratori.

Spiace, perché in alcuni casi le ragioni dei finiani potevano perfino essere condivisibili, ma le modalità con cui sono state sostenute e la precisa volontà di logorare il Governo e il suo Premier erano sotto gli occhi di tutti da troppo tempo. Non intervenire sarebbe un segnale di timore che una personalità come Berlusconi non può più permettersi.

Le cose, secondo i bene informati, andranno in questo modo: per prima cosa il provvedimento di espulsione verrà firmato da Verdini, Bondi e Larussa (con controfirma di Berlusconi), poi l’ufficio di presidenza confermerà la decisione all’unanimità.

E se non volete crederci, sappiate che in Aula (a Montecitorio) si mormora di un Bocchino infuriato che tenta di formare un gruppo autonomo e chiama gli “amici” invitandoli ad uscire dall’Aula per mandare sotto il Governo.

Pare ovvio che qualcosa sta per succedere davvero, questa volta.

Le scelte che verranno prese questa sera segneranno per parecchio tempo il centrodestra italiano. Da quindici anni si tenta di raggiungere l’unità completa tra tutti i moderati. Se Fini verrà espulso questo diventerà di colpo un obiettivo impossibile da raggiungere nel breve periodo.

In più c’è un problema legale, legato all’utilizzo del simbolo attuale del PDL: sembra infatti che per utilizzarlo serva il consenso congiunto si Berlusconi e Fini. In caso di espulsione servirà dunque un nuovo simbolo.

In tanti, Ghedini in testa, stanno sconsigliando a Berlusconi di intraprendere la via dell’espulsione. Troppo pericolosa e dalle conseguenze imprevedibili. E’ facile arrivare alla crisi di Governo. Se però questa volta il Cavaliere ha deciso di intervenire con azioni di questa portata (per lui convocare una direzione di Partito non è roba da tutti i giorni) vuol dire che forse, passatemi il termine, ne ha veramente le palle piene.

Potrebbe dunque cadere nel tranello dei finiani (perché di questo si tratta). Se i “dissidenti” fossero più di trenta, il Governo sarebbe spacciato.

E se fosse proprio questo l’obiettivo finale? Ammettiamolo, Berlusconi ha una grandissima autostima. E’ convinto di riuscire ad ottenere la maggioranza dei voti anche in caso di elezioni anticipate. Anche senza le macerie di Alleanza Nazionale (macerie perché molti ex-aennini sono oggi fedelissimi di Berlusconi).

I numeri sono in realtà risicati ma forse i suoi amati sondaggi dicono che una “nuova AN” consentirebbe comunque di raggiungere una maggioranza relativa. Non dimentichiamo che il PD non se la passa bene, è decisamente sotto il 30%. Se consideriamo che la Lega è al 10% (e che sosterrà un nuovo Governo Berlusconi perché vuole il federalismo), al PDL basterebbe un 25%. Risultato più che abbordabile, anche senza Fini. Soprattutto se il Governo dovesse cadere per mano dei finiani e Berlusconi riuscisse a far passare il messaggio che sono stati loro a tradire gli italiani, a dare instabilità all’intero Paese in un periodo difficile come questo.

Difficile però credere che gente che fa politica di professione non comprenda queste cose. Per questo le decisioni di questa sera e ciò che ne seguirà direttamente sono ancora avvolte nella nebbia.

Stay tuned.. aggiornamenti (molto probabilmente) in serata

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Il gatto che si morde la coda

Tantissimi anni fa gli antichi popoli credevano che il tempo non fosse una linea retta, che va dal passato e finisce inesorabilmente nel futuro, ma una specie di “cerchio”: tutto ciò che succede a noi è già accaduto in passato, e un giorno accadrà di nuovo. Forse qualcuno storcerà il naso, eppure sembra che ci fosse davvero un pizzico di verità in queste vecchie credenze: guardate a quello che sta accadendo nei Palazzi del Potere.. Era il 2001 e Berlusconi (stra)vinceva le elezioni politiche. Nel 2004 Fini e Casini, ansiosi di prendere il suo posto, iniziano un lento lavoro di logoramento nei confronti del Cavaliere. Aprile 2005: il Governo Berlusconi II è costretto a rimettere il mandato a favore di un “rimpasto”. Poi, nel 2007, Casini se ne va sbattendo la porta, mentre Fini, zitto zitto, rinnega tutto e il contrario di tutto (ve lo ricordate il “Predelino”?) e diventa co-fondatore del PdL. Aprile 2008: Berlusconi torna trionfalmente al Governo. Fini va a scaldare la Poltrona del Presidente della Camera, lo stesso scranno da cui, quattro anni prima, iniziarono i “Casini” (con Casini, guarda un po’..). Poco meno di un anno dopo, ecco il copione ripetersi pari pari: Fini inizia a contestare ogni decisione del “suo” Governo, si fa sfuggire spiacevoli fuori-onda in momenti non proprio perfetti per il Governo, poi inizia a contestare il Capo, fino ad arrivare al faccia-faccia del congresso nel 2009. Da lì parte l’idea di un gruppo autonomo in Parlamento, ma si accorge di non avere i numeri e la sua diventa una “fondazione”. Il resto è roba di questi giorni: Bocchino, speaker dello stesso Fini, dice che i “fedelissimi” possono far cadere il Governo. E in tutto questo casino Berlusconi che fa? In apparenza sarebbe disposto a riaprire il portone proprio a quel Casini, quello del 2004. Non so cosa ne pensate, ma a me hanno insegnato che “lo scorpione che doveva attraversare il fiume, dopo aver chiesto aiuto alla rana, la punse ed entrambi affogarono nel fiume che insieme stavano cercando attraversare”.

[Omnia / Luca Zaccaro]

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Ore 13:40, è la fine del PDL (o forse no..)

Va in onda, praticamente in diretta Nazionale, lo strappo finale, clamoroso tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Durante la direzione del PDL il livello di tensione tra i due è stato tale che si sono superate persino le parole, arrivando addirittura a gesti di minaccia e sfida. Uno spettacolo indecoroso, non c’è dubbio.

Fini contestava a Berlusconi la gestione monarchica del partito e la poca attenzione alle riforme vere, l’altro faceva notare che certo non giova un bastiancontrario che in pubblico contesta ogni decisione del Presidente del Consiglio e capo del proprio partito.

La fine si consuma quando Berlusconi accusa Bocchino e soci (e, indirettamente, Fini stesso) di “esporre il partito al pubblico ludibrio”. Il Presidente della Camera si alza dalla platea e si dirige sotto al palco, puntando l’indice contro il capo del Governo. Poco dopo il Premier invita a Fini a lasciare lo scranno più alto di Montecitorio se intende tornare subito alla politica attiva. Questi gli risponde ironicamente (ma neanche troppo); “Sennò che fai, mi cacci?”.

E’ chiaro, questo è un punto di non ritorno. Ma non aspettiamoci, almeno nel breve periodo, un addio da parte di Fini. Infatti, se è vero che Berlusconi ha ragione quando parla di osservazioni politiche che non si addicono ad un Presidente della Camera, tantomeno se fatte in pubblico, bisogna dare atto a Gianfranco che le questioni che pone sono serie e vanno affrontate.

Non dimentichiamoci poi di guardare anche l’altro lato della medaglia: per Fini il PDL è una grandissima risorsa capace di generare il 40% dei voti e con l’atteggiamento tenuto oggi, al contrario di quanto pensano in molti, si è candidato dritto dritto alla sua guida in un futuro prossimo, quando il PDL non sarà più il partito di Berlusconi e dovrà per forza imparare a fare a meno di lui. Quel giorno, quando sfiderà Tremonti, potrà affermare senza ombra di dubbio di non essere “l’erede” del Cavaliere ma di brillare di luce propria. Potrà aspirare, insomma, a quel vasto bacino elettorale moderato che però ce l’ha su a morte con l’attuale Premier.

La questione semmai è se e quando questo scenario si realizzerà. Non posso escludere che Berlusconi, piazzata qualche riforma molto gradita al Paese, decida di chiamare tutti alle urne. A quel punto il peso politico di Fini verrebbe azzerato totalmente, insieme a quello dei suoi fedelissimi. Se invece il Governo dovesse portare a termine la legislatura, allora la strada verso la guida del partito non sarebbe poi così tanto in salita per Gianfranco. E’ impensabile, almeno allo stato attuale, una nuova candidatura di Berlusconi a Palazzo Chigi nel 2013.

Vediamo ora cosa accadrà nei prossimi giorni, quali saranno le reazioni del mondo politico e dell’elettorato a questo scossone senza precedenti se guardiamo alla storia politica del centrodestra negli ultimi 15 anni. Perlomeno possiamo finalmente dire che Fini si è assunto la responsabilità delle proprie azioni e della propria azione politica.

Oggi, ha ragione Fini, si chiude l’era dell’unanimismo, caratteristica costante e purtroppo negativa dell’era Berlusconiana. Per la prima volta Berlusconi dovrà confrontarsi con una opposizione interna e organizzata.

Ma alla fine, per il PDL, potrebbe essere solo un bene.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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E’ tutto FINIto?

L’immagine qui sopra, che giganteggia anche nell’home page del Corriere, segna un punto di non ritorno nella storia politica del centrodestra italiano: le strade di Fini e Berlusconi si sono definitivamente separate.

Aveva resistito allo tsunami della fine della CDL e, un po’ a malincuore, aveva deciso di far confluire la “sua” AN nel PDL. Poi ha conquistato la poltrona della Camera e ha perso di vista i resti del suo partito, “fagocitati” dall’area forzista e da Berlusconi in persona.

Ora, dopo la  vittoria “osteggiata” alle regionali (solo l’ultima di una serie innumerevoli battaglie della “guerra fredda”), è arrivato il faccia a faccia con il Premier, un giorno dopo l’incontro tra lo stesso Berlusconi e Bossi. E’ chiaro che qui si stanno pianificando non solo le grandi riforme, ma anche la geografia politica del centrodestra dopo il 2013 (avete per caso sentito le sparate sul premier leghista?). E Fini forse ha capito che il suo potere d’acquisto è notevolmente diminuito di recente.

Il presidente della Camera avrebbe minacciato, secondo quanto viene riferito da fonti della maggioranza, l’ipotesi di creare in Parlamento gruppi autonomi dal Pdl.

Berlusconi, dal canto suo, avrebbe risposto: «Rifletti bene su questa decisione di dar vita a gruppi autonomi perché se lo farai l’inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza della Camera»

Nulla da eccepire: se Fini ha deciso di percorrere questa strada è liberissimo di farlo, ma prima deve rinunciare al ruolo che il PDL, tutto il PDL, gli ha permesso di ricoprire.

In realtà c’è anche una seconda possibilità: se Fini decidesse di dar vita ad un gruppo parlamentare e se i suoi “fedelissimi” avessero i numeri per decidere le sorti del Governo, allora dovrà essere Berlusconi stesso a dimettersi.

In ogni caso una cosa è certa: l’idillio (vero o presunto) tra Berlusconi e Fini è finito. E quasi sicuramente lo è anche il PDL come speranza di un partito di destra moderno e non Berlusconi-centrico.

Male per l’Italia. Bene per Berlusconi che accresce ancora di più il suo potere politico.

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Elezioni Regionali: Che Fare?

Tra due settimane saremo chiamati alle urne per le Elezioni Regionali. Come ogni tornata che si rispetti (almeno negli ultimi 15 anni) è arrivato puntuale il solito avviso di garanzia a Silvio Berlusconi. Questo ormai non fa più notizia, ma per essere chiari voglio specificare da che punto di vista: è alquanto ridicolo (e statisticamente improbabile) che il susseguirsi di indagini su Berlusconi portino sempre all’avviso di garanzia a pochi giorni dal voto. Non è più credibile.

Ma non è questa la questione di cui voglio parlare. Quando c’è da votare per le politiche, da barrare il simbolo con scritto “Berlusconi Presidente” sapete che non ho mai avuto dubbi, ma qui è tutto diverso. Qui mi si chiede di votare semi-sconosciuti (se escludiamo Formigoni) con la promessa che “faranno il bene della Regione”. Come se un comune cittadino abbia la possibilità (e il tempo) di andare a controllare ogni settimana cosa viene effettivamente fatto in consiglio. Se poi a tutto questo aggiungiamo il plateale casino abilmente messo in scena dal mio (?) partito con la presentazione delle liste il dubbio si fa serio: andare a votare? E, in caso affermativo, per chi?

Capite che vedere al TG che un partito che aspira a raggiungere percentuali bulgare non abbia uomini e organizzazione capaci di presentare con i dovuti tempi e modi una lista di persone non è per nulla confortante, soprattutto se si pensa che questo è più o meno ciò che dobbiamo aspettarci dopo Berlusconi.. Nessuna strategia, nessun appeal mediatico, niente di niente. Se il capo non scende dall’Olimpo sembriamo una lista civica qualunque. E’ davvero questo il mio partito? Lo dico e lo ripeto, forse, per l’ultima volta. Probabilmente andrò a votare e alla fine voterò PDL, non tanto per l’idea del partito in sè ma più per mancanza di alternative (dando per scontato che la Lombardia debba restare in mano al centrodestra..). Ma se dopo questa ennesima tornata elettorale tutto nel PDL dovesse rimanere com’è c’è il serio rischio che il mio voto sia perso per sempre.

E’ tempo che chi ha intenzione di succedere a Berlusconi giochi le sue carte per spiegare come intende gestire questo grande, grandissimo partito.

In fondo Maggio è vicino..

[Omnia/Luca Zaccaro]

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2010 – MMX

Anno nuovo, nuovo decennio.. cosa ci aspetta, o cosa vorremmo ci aspettasse in questo 2010 appena iniziato?

Partiamo dall’alto, dalla situazione mondiale. Il 2010 potrebbe essere l’anno in cui, se riuscirà a lasciarsi alle spalle la crisi mondiale, l’America di Barack Obama tornerà ad essere grande, una guida sociale, economica, tecnologica. Certo, il Mondo non è più quello degli anni novanta, oggi c’è la Cina, c’è una Europa (almeno sulla carta) più forte ma l’assenza americana degli ultimi anni si è fatta sentire non poco. In questi 12 mesi seguiremo da vicino l’evoluzione della vicenda iraniana, sia dal punto di vista civile che militare (con la corsa all’atomica), il rapporto tra le due Coree sempre appeso a un filo e, perché no, un nuovo spunto di tensione tra USA e Russia sulla base di una nuova corsa allo spazio (Luna, Marte, Scudo Spaziale..).

Scendiamo un po’ più nel dettaglio: dopo la ripartenza del trattato di Lisbona, il 2010 potrebbe essere l’anno dell’Europa. Anche se ci credo poco, il nuovo assetto del Governo Europeo dovrebbe garantire più stabilità e più compattezza nelle decisioni. Ma diciamocelo, ci crediamo ancora a questa Europa?

Scavalchiamo le Alpi e mettiamo piede in Patria. Silvio Berlusconi potrà anche essere un criminale (come pensa qualcuno), ma ha ricevuto decine di milioni di voti dagli elettori sovrani e dovrebbe avere il diritto (come pensano decine di stati Occidentali e Democratici) di governare, rinviando alla fine della legislatura il confronto con i processi che lo riguardano. Durante questo anno abbiamo visto quanto sia inefficace la tecnica dell’attacco personale nei confronti del Presidente del Consiglio. i “proiettili” lanciati addosso al Cavaliere hanno solo danneggiato il nostro Paese perché non hanno contribuito a spodestarlo e gli hanno impedito di dedicarsi in toto all’adempimento del suo mandato. Le sedi competenti continuino il loro lavoro e, nel 2013, presenteranno i risultati a cui saranno giunti. Intanto Bersani e il PD dovrebbero isolare Di Pietro e iniziare a lavorare davvero insieme al PdL per le riforme istituzionali. Dopo le regionali di Marzo il terreno potrebbe essere fertile. E passiamo proprio al PdL. Sperare, si sa, non costa nulla. Speriamo dunque che nel 2010 il partito riesca a prendere più le forme di ciò di cui porta il nome, un partito politico. Chi pensa ad una fuga di Fini sbaglia clamorosamente. Fini è uno dei pochi che possono aspirare alla “Cadrega” di Berlusconi. Non piace alla Lega ma è molto apprezzato dagli elettori e da parte della sinistra benpensante. Dunque iniziamo a pensare al futuro. Non credo che Berlusconi, dopo la fatica che ha fatto per mettere insieme i pezzi, voglia davvero consegnare ai posteri (politici) un partito senza futuro. PdL >> Governo, il passo è breve. Dato per certo (l’abbiamo detto poche righe sopra) che sognare non costa nulla, vorremmo che durante questo anno venissero presi provvedimenti in grado di sfruttare davvero i timidi segnali di ripresa economica. Come fatto notare da gente più preparata di me, questo significherebbe assegnare a qualcun altro, non socialista, il Ministero dell’Economia. In realtà è molto difficile che accada questo. Pensiamo dunque a istituire una figura all’interno del Governo che possa lavorare e mediare con Tremonti per dare uno spruzzo (mica tanto) di liberismo all’azione dell’Esecutivo. Solo sogni, non trovate? Potrei continuare, parlando di Giustizia, Riforma Costituzionale, Riforma Elettorale, Par Condicio.. ma non possiamo certo aspettarci così tanto da soli 12 mesi 😉

Passiamo ora alle aspettative “tecnologiche e geek” che animano il 2010: sarà, nel bene o nel male, l’anno del Digitale Terrestre. Lo Switch-Off sarà completato in tutta Italia e finalmente potremo giudicare davvero i pro e i contro di questa tecnologia. Saremo poi invasi da piccoli dispositivi, faremo fatica a dire se si tratta di cellulari, smartphone o PC ultraportatili. Vedremo la diffusione degli e-book reader, del WiMax, del Cloud-Computing, del Web 3.0 (anche se non sappiamo bene di cosa si tratterà..). Se Windows 7 continuerà a vendere così bene, difficilmente vedremo una prima milestone di Windows 8 (dovremo attendere, a mio parere, gli inizi del 2011). Conosceremo Office 2010, Windows Mobile 7 e chissà cosa da Apple e Google (Chrome OS su tutti). Andando avanti in ordine sparso vedremo poi la nascita della TV-3D da salotto, l’arrivo di WordPress 3, le nuove versioni di Firefox (forse), la diffusione a prezzi umani dei dischi SSD e tante, tante altre cose.

Degni di nota saranno anche i giochi olimpici invernali di Vancouver, i mondiali di calcio in Sudafrica e forse (previsione molto azzardata anche secondo il sottoscritto) la mia laurea 😉

Avete altre aspettative? Commentate, commentate, commentate!

[Omnia/Luca Zaccaro]

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Silvio, Lascia o Raddoppia!

Quello che è successo è chiaro a tutti: Gianfranco Fini, Presidente della Camera, si è fatto beccare mentre scambiava opinioni personali sul Premier con Nicola Trifuoggi (già odiato dal Cav. per un suo tentativo di spegnere le sue TV private nel 1984).

Riporto per completezza i passaggi più importanti del Fini-pensiero: “confonde la leadership con la monarchia assoluta”, “confonde il consenso con l’immunità”, “il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza … è una bomba atomica”.

Fini si difende: avrebbe semplicemente detto in tono colloquiale ciò che ha sempre detto in pubblico. Ha ragione.

Qui infatti non si tratta della persona-Fini, e neanche del Presidente-Fini. Se Fini oggi si presentasse alle elezioni con alcune delle sue recenti esternazioni scritte su una specie di programma, molto probabilmente non avrei difficoltà a votarlo (e nessuno, berlusconiano, dovrebbe averne, date le molte similitudini con il clima del ’94).

Qui il problema è che il vice capo del partito spara a zero sul suo capo, senza mediazioni e senza che questo sia presente. Se poi aggiungiamo che è merito di Berlusconi se ora Fini è arrivato alla attuale poltrona e se chiudiamo il discorso sull’ormai non troppo velato disegno di accerchiamento nei confronti del Cav. la situazione si fa pesante.

Cerco di ripetermi perchè so di non essermi spiegato: negli ultimi mesi Berlusconi è stato vittima di una massiccia campagna mediatica portata avanti dal gruppo Repubblica/Espresso e alcuni media internazionali. Fini non ha mai preso in modo chiaro le difese del suo capo-partito. Questo ci sta. Poi la Magistratura è tornata a confrontarsi con il Cavaliere: prima il Lodo Alfano, poi le decisioni sul caso Mills e infine il gioco di cifre sul processo breve.Neanche in questo caso dal Presidente della Camera sono arrivati messaggi di piena solidarietà. Anche questo ci sta, ma intanto le voci di un piano anti-Berlusconi iniziano a circolare. Ecco poi tutta la faccenda dei presunti rapporti tra Silvio e la mafia. In un clima del genere Berlusconi si aspettava dichiarazioni di vicinanza da parte di Fini. E invece ecco il fuori-onda.

Il problema non è cosa Fini pensi di Berlusconi, ma il modo e la tempistica con cui lo ha infelicemente e casualmente (?) fatto sapere agli italiani.

Al diavolo la dialettica interna al partito, e pure la libertà di espressione. Ci sono situazioni (soprattutto se non si è in clima elettorale) in cui PUBBLICAMENTE non bisogna lasciarsi scappare certe cose. Berlusconi ora è ufficialmente sfiduciato dal co-fondatore del suo partito.

Non che questo sia un problema per il Governo (Fini, nell’attuale scacchiere politico, non conta molto) ma è un danno di immagine incredibile per la maggioranza e un grande boccone amaro da digerire per il Cavaliere che difficilmente rivedremo al fianco dell’attuale Presidente della Camera, comunque vadano le cose.

Torniamo al titolo. Fini continua a rimanere il più papabile successore di Berlusconi alla guida del PDL. Ma oggi a mio parere ha perso la possibilità (molto importante) di una investitura diretta. Ma non è per forza così che andranno le cose. Il fatto che ora i dissidi tra i due siano divenuti di pubblico dominio scombina tutti i piani fin qui possibili. Forse, in casi estremi, si potrebbe addirittura arrivare allo scioglimento del PDL così come lo conosciamo oggi. Ok, è un’ipotesi abbastanza remota ma non da scartare completamente. Berlusconi, colpito nella sua umanità, è capace di colpi di testa difficilmente prevedibili (il predelino, ricordate?).

A mio parere così non si può andare avanti. Un Presidente del Consiglio con un mirino puntato addosso non può continuare a svolgere il suo lavoro senza rimetterci la sanità mentale. Urgono decisioni per uscire dall’empasse che dura più o meno da maggio. O dal 2005, se vogliamo essere cattivi.

Conferenza stampa a reti unificate? Dimissioni e fuga ai Caraibi? Espulsione di Fini? Elezioni anticipate? Nuova ricandidatura del Cav?

Non lo so, ma aspettare inerti che qualcuno prema (metaforicamente, nda) il grilletto mi sembra davvero poco saggio.

Silvio, lascia o raddoppia!

[Omnia/Luca Zaccaro]

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